Moise ha visto cose che un bambino non dovrebbe mai vedere – esordisce Giovanni Kean ai taccuini della Gazzetta dello Sport. Non è stata un’infanzia facile: nostro padre ci ha lasciato e si è fatto un’altra famiglia. Per anni è stato assente, una chiamata ogni quattro mesi, niente affetto quando serviva: non si fa così, ci si può separare, ma i figli restano e non sono giocattoli. Mia madre fa l’infermiera, ha fatto salti mortali per non farci mancare nulla. Nei pomeriggi da solo Moise ha sofferto, ma il calcio l’ha aiutato. Ciccio Grabbi, ex bomber Juve e tecnico delle giovanili, è il suo padrino di battesimo: lo portava in vacanza con la famiglia per farlo evadere un po’».
VITA PRIVATA – Come tanti suoi coetanei, le passioni di Moise sono sempre state principalmente due, la musica e il calcio: «Sin da piccolo metteva delle videocassette e iniziava a ballare. Gli piace l’hip hop e il rap. Quando torna qua ad Asti, va con gli amici in piazza e via con la musica». La passione per il calcio, invece, è nata, come per molti bambini, in un piccolo oratorio di provincia. Già quando giocava con gli amici si intravedevano le sue qualità: «Lo portavo con me all’oratorio. Era un nanetto, si allenava da solo: destro e sinistro contro un muro. A volte cedevo e lo facevo giocare con noi: sembrava una piccola furia, voleva sempre la palla. Ecco il punto, lui vuole la palla. Ne ha un bisogno fisico ancora adesso. Due settimane fa era già conosciuto, è tornato a casa ed è andato da solo nello stesso oratorio: davanti al vecchio muro, destro e sinistro come sempre».
HENRY, TEVEZ, BALOTELLI – Ma a chi assomiglia, calcisticamente parlando, Moise Kean? Forse è difficile dirlo ad oggi, ma il fratello non disdegna paragoni onorevoli: «Un po’ pantera alla Henry. Poi grinta che ricorda Tevez: è proprio la voglia feroce di possedere la palla. Se ce l’ha un altro, lui lo rincorre ovunque per strappargliela. Sotto porta, invece, è freddo come Mario». Proprio Balotelli rappresenta, forse, l’icona di un grande talento che si è buttato via. Un rischio dal quale Giovanni mette in guardia Moise: «La storia è piena di talenti a 16 anni spariti a 18. Ecco perché Moise sa bene che non ha fatto ancora niente. Deve lavorare con la solità intensità, serietà e umiltà. Balotelli è il suo idolo, ma vi assicuro che in campo sono diversi: Moise si sacrifica, è generoso perché gliel’ha insegnato la Juve. L’hanno fatto diventare una bestia e forgiato nella mente: è nel club giusto per esplodere».
RAIOLA E IL FUTURO – A rappresentare gli interessi del giocatore è Mino Raiola. La paura di tutti i sostenitori juventini è che il potente procuratore possa portare via il gioiellino bianconero da Torino. Su questo, però, il fratello rassicura tutti: «Raiola non vuole portarlo via. Anzi, se avesse voluto, l’avrebbe già fatto. Magari all’inizio la Juve non aveva capito quanto fosse forte e lui sì. Poi ha solo preteso un accordo equo. È stato trovato, a breve arriverà la firma sul contratto. Cosa succederà con i recuperi di Dybala e Pjaca? «Moise ha sfruttato la loro assenza, ma non so se rimarrà ancora in prima squadra: dipende dal suo impegno. Magari tornerà in Primavera, ma coi grandi si trova bene». Infine, un futuro a più lunga scadenza: dove potrà essere Moise Kean fra qualche anno? Giovanni non ha dubbi: «Alla Juve: un 9 come Higuain. E anche felice e orgoglioso in maglia azzurra».