Direttamente dal sito di Alfredo Pedullà:
“La parola crisi, scritta in cinese, è composta di due caratteri. Uno rappresenta il pericolo e l’altro rappresenta l’opportunità”. Le parole di un amatissimo ex presidente degli Stati Uniti d’America sono quantomai appropriate per descrivere la rivoluzione che si è scatenata nell’ultimo decennio nel grande mondo del calcio italiano.
Partendo dall’ultimo vero grande trionfo italiano, i Mondiali del 2006, la Serie A, considerata fino a quel momento il campionato più importante del mondo, ha iniziato pian piano a perdere colpi, per poi soccombere sotto la potenza di sistemi che hanno saputo interpretare decisamente meglio le sfide che li attendevano nel futuro.
E così il calcio italiano ha visto davanti ai suoi occhi il pericolo di rimanere staccato dal gruppo, troppo dietro, sia dal punto di vista economico che sotto il profilo tecnico, rispetto a movimenti come quello spagnolo, tedesco o inglese.
Ed è qui, però, che si è presentata l’opportunità: senza soffermarsi troppo sulle ricette economiche (stadi di proprietà ,valorizzazione del marchio, merchandising, tutti profili su cui siamo ancora molto dietro), dal punto di vista prettamente tecnico, ad oggi, guardando ciò che la Serie A propone, la strada intrapresa sembra quella giusta.
La classe dei ’90 si sta prendendo prepotentemente la scena: Verratti, Donnarumma, Caldara, Rugani, Barreca, Romagnoli, Locatelli, Gagliardini, Pellegrini Berardi, Bernardeschi, Belotti, Petagna, Chiesa, un manipolo di talenti che si sta affermando ad alti livelli, ragazzi a cui è stata data l’opportunità di misurasi giovanissimi con il calcio dei “grandi”.
E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Una rinascita è in atto, il futuro è già presente e a gongolare più di tutti non può essere che il ct della Nazionale, Giampiero Ventura.
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