Tratto da Romanzo Calcistico:
“Non ci voleva molto a capire che Francesco sarebbe diventato un fuoriclasse. Il giovedì ero solito organizzare un’allenamento per provare gli schemi in vista della partita.
A seconda dei vuoti da colmare o delle esigenze tattiche dicevo a Menichini, che era il mio vice: “me servono un trequartista e un centrocampista esterno”. E lui andava da Luciano Spinosi, l’allenatore della primavera.
Una volta riunito il gruppo, provavo gli schemi e poi finito di provare formavo due squadre e via con la partitella in allegria: “Regà mo fate la partita, chi perde domani porta i bignè cò a crema…” Andai in panchina e guardai la partita e già mi immaginavo i bignè, perché la metà me li magnavo io…
A un certo punto mi cadde l’occhio su un ragazzino che non avevo mai chiamato (in realtà aveva esordito l’anno prima con Boskov, ma poi riaggregato con la Primavera n.d.r.)… Mamma! Era impressionante.
Aveva velocità di gambe e di pensiero, grande tecnica e dribbling, potenza di tiro, insomma tutto. Rimasi come folgorato perché quel ragazzino era già superiore alla media dei miei giocatori, era fuori dalla normalità.
Mi ricordo che chiamai Menechini e gli dissi: “Senti ‘na cosa, hai visto quel ragazzino? Come si chiama?”
Non sapevo neanche che nome avesse. Allora gli dissi: “Vojo sapè tutto de lui, nome, cognome, età e se va sul motorino…” Lo vojo in prima squadra fino a sabato, ma non da solo, chiamane altri tre, così camuffiamo, perché poi i giornalisti iniziano a scrivere: “Mazzone lancia tizio…e nun va bene”.
Chiamamelo un po’ che ci parlo.
“Come te chiami ragazzì?”
“Mister mi chiamo Francesco…”
“Ciao Francesco, fino a sabato stai con noi. Ma mi hanno detto che vai in motorino, lascialo sta ‘sto motorino che non sia mai te piji la bronchite e me saltano i piani…”
Quel ragazzino era Francesco Totti, ovviamente non lo mollai più e lui mollò il motorino…”
Quel ragazzino oggi ha quasi 41 anni e sembra non voler proprio smettere di giocare e di incantare…