Intervista rilasciata in esclusiva da Drimer per Exclusive Magazine!
Drimer è stato un fulmine a ciel sereno nel panorama Hip-Hop e Rap Italiano, siamo lieti di averti come ospite di Exclusive Magazine e in quanto il nostro magazine è letteralmente giovane, ti chiediamo subito le tue ambizioni, dove vuole arrivare Drimer?
Ciao ragazzi, e innanzitutto grazie per avermi voluto per questa intervista. Essere definiti “un fulmine a ciel sereno nel panorama italiano” è sicuramente una cosa molto bella, e posso dirvi che, in un certo senso, se già qualcuno sta pensando ciò allora il mio obbiettivo è stato raggiunto, e mi è possibile passare a quello immediatamente successivo. Vivo l’evolversi della mia carriera come un insieme di traguardi. Ci sono una serie di numerosi altri step attraverso i quali bisogna passare, e per i quali è necessario cercare di farsi sempre trovare pronti. Ovviamente ci sono i sogni nel cassetto, le ambizioni più grandi, che credo accomunino poi molti dei miei altri colleghi: trasformare questa passione in un lavoro, e un lavoro in un successo. Ma prima di tutto questo, l’obbiettivo più importante che mi sono sempre posto: crescere come persona parallelamente alla mia musica, e far sì così che la mia musica possa a sua volta significare qualcosa per chiunque l’ascolti, e creare in lui, così come nelle persone e nell’ambiente che mi circondano un reale cambiamento.
Nel tuo bagaglio artistico personale c’è soprattutto l’abilità nel freestyle, quanto aiuta questa abilità soprattutto nella scrittura e cosa significa per un artista hip-hop avere quest’abilità?
Sicuramente il freestyle non è requisito essenziale per sviluppare grandi abilità di scrittura, ma nel momento in cui si ha la fortuna di sapersi destreggiare in tale arte, se utilizzata sapientemente, sono convinto essa possa aiutare. Molti pensano che il saper fare ottimamente freestyle possa essere un qualche tipo di ostacolo a un altrettanto buona scrittura, ma devo dire di trovarmi in completo disaccordo: io stesso, negli anni, posso dire di aver imparato a rendere sempre più “spontaneo” il mio modo di scrivere, allo scopo di assicurargli una maggiore emotività e visceralità, e spesso intere sezioni dei miei testi sono sviluppate in freestyle, e al massimo riviste solo in un secondo momento. Certo, l’utilizzo del freestyle in questo caso va “indirizzato”, e senza dubbio i freestyler più abituati ad improvvisare solo nel contesto delle battle si troveranno più impreparati, rispetto a quelli in grado di utilizzare l’improvvisazione anche a scopo di puro intrattenimento, senza la necessità di un avversario, o di un argomento.
Rispondendo alla seconda parte della domanda, posso dirti che l’amare il freestyle mi ha portato a crescere notevolmente sotto i più svariati punti di vista, e a conoscere tantissime persone con le quali ho poi sviluppato fortissimi rapporti personali e musicali. Credo che la capacità di rendere un live o una situazione anche quotidiana un vero e proprio show tramite l’improvvisazione, sia in grado di avvicinare come poco altro alla più totale essenza di questa cosa che definiamo Hip Hop. Ora infatti credo che andrò a rivedermi per la centesima volta l’esibizione di Danno al Culture Clash di quest’anno a Milano.
Quando ti dedichi alla scrittura dei tuoi testi, come prendi ispirazione, vai in qualche posto particolare o ti dedichi a qualcosa?
Devo dire di non avere né riti né posti particolari. Diciamo che mi capita di scrivere anche quando sto viaggiando, il più delle volte sui mezzi, ma preferisco magari fissare nella mente le rime o i concetti mentre lo sto facendo, e rimandare la scrittura a quando mi troverò a casa, dove preferisco scrivere, in totale silenzio e solitudine. Sono uno scrittore che cerca di equilibrare spontaneità e metodo: cerco di non darmi mai un argomento preventivo, ma ogni volta decidere cosa scrivere soprattutto sulla base delle emozioni a cui vengo rimandato dal beat. D’altra parte, difficilmente mi capita di lasciare aperta una canzone: finora la maggior parte di esse sono state quasi sempre chiuse in un solo ciclo di scrittura, anche di 12 ore consecutive, ma quasi mai lasciato aperto per essere poi chiuso in un secondo momento.
Per un artista, in generale, è importantissimo evolvere la propria arte, Drimer come vorrebbe evolvere la propria musica durante la sua carriera?
Come detto sopra, mi piace molto l’idea di riuscire a crescere musicalmente e personalmente secondo un percorso parallelo, dove le due realtà arrivino a interagire fortemente tra loro fino a divenire una cosa soltanto. Gli artisti che preferisco e ai quali mi ispiro sono quelli che, infatti, magari non hanno fatto l’album che ha cambiato il gioco, o il singolo che ha registrato i grandi numeri, ma che, canzone dopo canzone, e soprattutto album dopo album, riescono a rappresentare l’evoluzione personale e musicale attraverso le quali sono passate negli anni. Poter capire quel “qualcosa in più” di ciò che un artista stia dicendo nel 2017 sulla base di quanto abbia o non abbia detto nel 2012 piuttosto che nel 2008, è un qualcosa che mi ha sempre intrigato molto.
Anche in Italia, il Rap ha partorito la Trap, che sta spopolando soprattutto tra i più giovani, un giudizio personale su questo genere?
Io mi reputo un ascoltatore dai gusti abbastanza diversificati e quantomeno in grado di ascoltare un po’ di tutto. Tra i miei ascolti puoi trovare E-Green come Sfera Ebbasta, i Colle der Fomento come Vegas Jones. Io sinceramente più che al genere, preferisco guardare alla qualità, dalla personalità e al contenuto della musica. Un contenuto che, differentemente da quanto, sbagliando, si tende sempre a pensare in Italia, tengo a ribadire che non ha affatto bisogno di essere in qualche modo culturalmente elevato, né tanto meno socialmente impegnato. Indubbiamente però, questo contenuto, questa personalità, e di conseguenza anche questa qualità, stanno tendendo a mancare sempre di più tra coloro che si approcciano alla trap, e a mio parere non per via della trap in sé – he ha delle musicalità fighissime, sulle quali tra l’altro ho già scritto e scriverò ancora – ma per via dell’uniformazione alla quale essi tendono. E non ti parlo solo dei giovanissimi, che sono anche comprensibili da questo punto di vista, ma anche e soprattutto di rappers che hanno detto e rappresentato per anni un certo tipo di attitudine, e che ora hanno cambiato totalmente le carte in tavola e sposato in toto ogni cliché e atmosfera ricorrenti di questo genere. Non è mio compito né mia posizione discutere della “realtà” di questa scelta, ma di certo posso dire che, agli occhi di chi sa le cose, chi approccia senza le sufficienti basi o la giusta attitudine un genere lo si riconosce subito. E mi sento di dire pure che, alla lunga (diciamo lunghissima, trovandoci in Italia), anche il pubblico, quello vero, quello duraturo, inizia ad accorgersi “di chi vale e chi no”.
Qual è stato l’artista italiano e statunitense che tecnicamente e stilisticamente ti ha ispirato?
L’artista italiano che ha avuto il maggior influsso nella mia evoluzione artistica è stato senza dubbio Bassi Maestro. Dopo i primi normali ascolti delle canzoni più famose (Applausi per Fibra, Dentro la Scatola) lui è il primo artista maggiormente legato al mondo Hip Hop a cui sia arrivato profondamente. Attraverso le sue canzoni, e la sua storia, mi è stato possibile approcciare per davvero quel mondo e iniziare a conoscerlo sempre di più. Il nome che invece faccio in ambito statunitense è ormai diventato un “must” delle mie interviste, e non può appunto che essere quello di J Cole. Lui l’ho scoperto all’inizio del 2015, arrivando per caso al suo più fortunato album, “2014: Forest Hills Drive”. L’impatto che ha avuto quell’album e in generale questo artista sul mio modo di concepire la musica, ma anche e soprattutto sulla mia intera vita, non ha pari davvero. Ecco, J Cole è l’esempio vivente di quel modo di vedere la musica e la persona come strettamente connesse di cui vi parlavo più su.
Possiamo tranquillamente dire poi che si sono come “divisi” il lavoro, visto che Bassi è arrivato agli inizi del mio percorso, e mi ha accompagnato a lungo; J Cole è arrivato quando quello stesso percorso era già ben avviato, e, diciamo, mi ha preso tra la folla e avviato a quella che sento essere la mia strada particolare.
Cosa è cambiato per Drimer dopo la chiamata di Bosca e Oliver a Real Talk?
Sicuramente la chiamata a Real Talk è stata importantissima per quello che (spero) sarà il mio futuro musicale. In un certo senso, posso dire mi abbia “legittimato” come artista: prima di essa, infatti, tutti avevano sentito parlare di Drimer, ma il Drimer freestyler, valido partecipante di tante battle. Dopo Real Talk, tanti hanno iniziato a raggiungermi e mi stanno ancora raggiungendo sui miei vari canali, potendo finalmente scoprire quello che per me è poi il lato più importante di Drimer, e cioè la musica, gli album, le canzoni.
Un consiglio ai giovani che si avvicinano al Rap?
Quello che mi sento di sottolineare è l’importanza delle esperienze vissute. Io ho preso veramente tanti treni, visto tante città, e conosciuto tantissime persone, e ognuno di questi incontri (e scontri) mi ha dato la possibilità di crescere a livello personale e musicale. Potrebbe sembrare un appannaggio esclusivo dei partecipanti alle battle di freestyle, ma in realtà è esattamente il contrario: uscite di casa e andate alle jam e ai concerti da spettatori, conoscete le persone e discuteteci, siate aperti con tutti quando parlate. Quando io ho iniziato a fare rap nel mio piccolissimo paese mi permettevo di giudicare artisti che, dopo qualche anno passato a imparare un po’ di “regole” e soprattutto di storia, ho completamente rivalutato. A chi poi voglia cimentarvisi come artista, non mi sento che di raccomandare di farlo con tutta la fotta del mondo, ma mai prendendola per una cosa facile, o pensando di dover percorrere un’unica strada, qualunque essa sia. Capire che, prima di uscire con qualcosa, è importante lavorare tanto su se stessi e ascoltare tanta musica e discorsi altrui. Starà poi ad ognuno giudicare quanto in profondità andare, e in quale direzione.
I tuoi progetti futuri musicalmente parlando quali sono?
Questa è la mia domanda preferita! La fine dell’anno sarà veramente molto piena a livello di uscite: a Settembre uscirà il mio nuovo progetto solista, un Mixtape di 24 tracce, che sarà possibile ascoltare e scaricare gratis online. In esso ci sarà come al solito tanto di me, ma anche tanti esperimenti e collaborazioni che, per vari motivi, non rientrerebbero in un prodotto ufficiale mio o degli artisti interessati, e che ho però sempre voluto realizzare. Sarà poi un regalo per tutti coloro che hanno comprato e sostenuto attivamente Inception, il mio ultimo album, e spero anche un incentivo a sostenere in egual modo i prodotti ufficiali a venire.
Più in là ancora, uscirà un altro progetto, del quale però oggi non posso ancora parlarvi compiutamente: posso però dirvi che sarà realizzato interamente con un produttore fortissimo e attivo sulla scena da anni, e secondo un metodo innovativo e molto diverso.
Per finire, ho in ballo un terzo progetto che vedrà la luce alla fine dell’anno, e cioè un nuovo album interamente in collaborazione con Ares Adami, simbolo dell’Hip Hop trentino, e un team di produttori nazionali molto importanti. E’ un progetto, questo, che mi rende particolarmente felice: quando ho iniziato ad avvicinarmi alla scena rap nostrana, Ares era già il simbolo della stessa da diversi anni. Avere la possibilità, dal basso della mia età, di poter lavorare a un disco con lui è un qualcosa che significa davvero molto per me.
Un saluto ai tuoi fan e agli amici di Exclusive Magazine!
Come in ogni altra intervista, approfitto dell’ultima domanda per scusarmi della mia solita scarsa capacità di sintesi! Un grazie sincero a tutte le persone che mi stanno sostenendo in questo periodo, spero che le cose nuove possano piacervi ancora di più. Un abbraccio speciale a tutti i ragazzi di Exclusive Magazine, che ringrazio ancora per avermi voluto, e a tutti i lettori! Ciao!