Se c’è un artista rispettato da tutti, un’autorità riconosciuta ed una figura temuta all’interno del rap game, questo è certamente Fabri Fibra. Si è costruito la sua reputazione nel corso di una carriera pluriventennale iniziata nel 1999 con la pubblicazione dell’album “Sindrome di fine millennio” ai tempi degli Uomini di Mare. Ma non tutti sono dello stesso parere: tante persone (fra le quali anche alcuni suoi colleghi) lo reputano oramai incapace di lanciare messaggi significativi e troppo vecchio per rappare, senza contare chi lo critica dal punto di vista tecnico. La domanda sorge spontanea: sta davvero tramontando l’era di Fabri Fibra?
Il giovane rapper di Senigallia, allora ventottenne, inizia a distinguersi con l’album “Mr. Simpatia”. Questo rappresenta il punto di svolta dell’artista, il momento in cui, letteralmente, la musica cambia: i flow calmi e tranquillizzanti fino ad allora utilizzati si trasformano in un ritmo martellante ed aggressivo. Fibra decide di abbandonare il rap “filosofico-romantico” come definito da lui stesso in una recente intervista su Basement Cafè e di intraprendere un cammino totalmente diverso, giocandosi il tutto per tutto. Il termine corretto per riassumere il contenuto del disco è “dissacrante”: ha il coraggio di raccontare al pubblico italiano le tematiche legate alla droga, all’alcol, alla prostituzione criticando la società contemporanea e non risparmiando nemmeno istituzioni come la Chiesa. Al giorno d’oggi tutto questo può risultare scontato, ma occorre ricordare che nel 2004 nessuno, in Italia, poteva permettersi il lusso di esprimersi in quella determinata maniera toccando certi argomenti; se ciò ora è possibile c’è da porgere i ringraziamenti a chi ha iniziato per primo a farlo, in un Paese bigotto ed arretrato rispetto agli altri.
Malgrado il disco avesse suscitato molto scalpore, si trattava pur sempre di un prodotto underground. Ma grazie a questo poté avere la possibilità di espandere il suo verbo, di far giungere a quante più orecchie possibili la sua musica ed i suoi messaggi, pubblicando del 2006 “Tradimento” sotto contratto con la Universal. Questo fu un momento di importanza storica, in quanto fu portatore di numerose innovazioni nel mondo musicale. Prima di tutto, le canzoni italiane di genere rap non venivano passate nelle radio e nelle televisioni fino a quel momento, ma con “Applausi per Fibra” divenne impossibile non farlo. Da allora anche il rap riuscì a trovare posto nel grande pubblico dando la possibilità ad altri artisti di venire conoscuti, ed il precursore di ciò è stato proprio Fabri Fibra, il quale contemporaneamente a ciò continuava a portare avanti la rivoluzione contenutistica ed espressiva iniziata nell’album precedente; si parla dunque di argomentazioni scomode, linguaggio diretto ed esplicito, critica sociale, il tutto accompagnato da un’innovazione tecnica dell’artista. Inoltre non mancano riferimenti a fatti importanti di cronaca dell’epoca, come l’omicidio di Carlo Giuliani, la morte del piccolo Alfredo Rampi e, più avanti, l’assassinio di Tommaso Onofri.
Col passare degli anni, però, Fibra non riesce a mantenere tutte queste peculiarità. Dallo street-album “Chi vuole essere Fabri Fibra?” pubblicato nel 2009, il rapper sembra non utilizzare a pieno le sue capacità tecniche, non avendo più quei flow esplosivi utilizzati una volta, come se la scrittura dei testi fosse poco approfondita e molto sbrigativa. Effettivamente è proprio così: lui stesso ha raccontato nell’intervista sopraccitata che, dato il contratto discografico poco vantaggioso, aspettava solo un rinnovo che si sarebbe verificato solo dopo la pubblicazione di un determinato numero di album, cosa che l’ha spinto ad una stesura dei testi più frettolosa e meno impegnata. “Da Squallor in poi –dice- avevo un nuovo contratto”.
Nonostante ciò, ci sono alcuni elementi permanenti rispetto al passato: Fabri Fibra continua anche oggi un’aspra critica sociale, al mondo della politica e all’economia confermandosi “grillo parlante italiano”. Quello che abbiamo oggi è tuttavia un messaggio chiaro e diretto, che non necessita di interpretazioni. Sono presenti inoltre brani di carattere personale e riflessivo.
Avendo acquisito molta visibilità ed essendo ormai una delle colonne portanti del rap italiano, si occupa anche di aiutare i giovani talenti ad emergere offrendo numerosi featuring nei suoi album. Ha cercato anche di fondare un’etichetta discografica, progetto fallito e svanito nell’oblio dopo pochi anni.
Diamo ora qualche dato recente: l’album “Squallor” del 2015 è riuscito a raggiungere la certificazione di “Disco d’oro”, pur essendo uscito a sorpresa e senza pubblicità. Indovinate, inoltre, chi è stato il rapper italiano più passato dalle radio nel 2017 dopo l’uscita di Fenomeno. Quest’album è un doppio disco di platino, come l’omonimo singolo. “Stavo pensando a te” invece è un triplo platino, mentre “Pamplona” un quadruplo.
Ora si aspetta di conoscere la data di rilascio del prossimo disco, che sicuramente non deluderà i fans. Questo personaggio, molto controverso ed odiato, ma anche ammirato per il suo “essere vero”, è riuscito col tempo ad evolversi e a stare sempre al passo coi tempi, senza mai fossilizzarsi, facendo vedere l’altra faccia della Nazione agli italiani.
Articolo a cura di Francesco Lobina!