TA DA!” È IL NUOVO DISCO DI SAMUELE FORTUNATO
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A che età si diventa adulti? Ed è davvero così fondamentale diventarlo? Chi lo può dire? Forse SAMUELE FORTUNATO, un cantautore di 25 anni con una vita abbastanza movimentata e interessante da avere già tantissime storie da raccontare. Qualcuna di esse è finita in TA DA!, il suo secondo ep.
Sei canzoni con un po’ di spleen e una certa ironia, con riferimenti cantautorali “alti” (si può scegliere che cosa suoni più Capossela, più Gaetano, perfino più Bowie o più Reed) e riferimenti poetici altrettanto significativi, il disco affronta l’esistenzialismo de LA NAUSEA, un BAUDELAIRE con un po’ di Ciampi dentro, il viaggio LISBONA-PISA, una costante come IL PASSATO, altre poesie con DEI SOGNI E DEI SILENZI, senza dimenticare la vita personale, quella che si racconta in CHE SEI FIGLIA MIA. A 25 anni, Samuele è padre da 6 di una bimba che si chiama Alice.
L’inusuale avventura di Samuele diventa un disco plastico, ricco di riferimenti, con elementi sonori ben delineati, una visione a volte un po’ ondeggiante e la carica di canzoni intense e sincere.
“Ta Da! è il mio secondo EP, totalmente autoprodotto. Questo disco è la mia redenzione, nasce in un nuovo ciclo vitale che ho intrapreso. Va contestualizzato in un ambito ben preciso: una completa messa in discussione dei vecchi diktat di una vita che non mi apparteneva, e in un luogo ben preciso: una casa bianca, enorme, piena di artisti, che sta in Val Bormida: Teatro Cantiere. Sono canzoni semplici, prive di qualsiasi dietrologia. È un disco molto femminile, ogni traccia racconta di donne diverse che si sono trovate ad intrecciare la loro vita con la mia: mia figlia, mia madre e qualche amore qua e là”.
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“Mi chiamo SAMUELE FORTUNATO, ho 25 anni e da un decennio scrivo quello che mi passa per la testa mettendolo in musica. Ho imbracciato la chitarra seguendo le orme di mio fratello più grande, chitarrista eccelso. Insieme suonavamo nei pub la musica che più ci piaceva: Doors, Bowie, Velvet Underground, cose così insomma. Sono nato a Como, sul lago. L’acqua è sempre stata una costante nei successivi luoghi che mi hanno ospitato: il Danubio in Germania, il fiume Bormida in Liguria e ora il grande fiume Arno che divide in due Pisa, la città in cui mi trovo ora. La musica ha sempre avuto un ruolo da protagonista nella mia vita, una fidata compagna di viaggio, un alibi, una spalla su cui piangere, un’amica con cui ubriacarsi e ridere.
A 19 anni sono diventato padre di una splendida bambina di nome Alice, ottima percussionista devo dire. Ho sempre fatto il cameriere fino a quando, qualche mese fa, ho deciso di lasciare tutto e dedicarmi totalmente alla musica, lasciando quello che, come direbbe mia madre, era un “lavoro vero”, e lanciandomi senza paracadute in un buco incerto, ma folle e pieno di vita. Ora vivo liberamente, suono, vedo gente, faccio cose.
I miei riferimenti musicali sono: in primis David Bowie, mio idolo indiscusso, Rino Gaetano, De André, Tenco, Sergio Caputo, cose così insomma. La mia musica si ispira alle mie letture, ai miei scrittori preferiti: il realismo russo, la passione del linguaggio di Landolfi, il mio maledetto esistenzialismo”.