Quello che doveva essere un anno pieno di uscite, ritorni e colpi di scena ha sofferto fino ad ora un nemico più grande: ormai tutti hanno capito che il lockdown ha portato gravi danni anche al mercato musicale; e se all’inizio pensavamo ad una crisi circoscritta in campo live, il sostanzioso calo d’utenza delle piattaforme streaming ha bloccato anche le nuove uscite. Ma se ormai i dischi fisici sono privilegio dei soli appassionati, l’industria musicale basata sul digitale perché non è riuscita a reagire? Probabilmente questo non lo sapremo mai. Tralasciando i singoli, la coralità produttiva di progetti più complessi come album e tutto ciò che comportano è stata ostacolata da timori, incertezze. Nel microcosmo del rap italiano questo si è tramutato in una drastica diminuzione di uscite. Passato ormai metà di quello che si preannunciava l’anno dei grandi nomi, i primi 6 mesi ci offrono a livello commerciale risultati lontani da quelli entusiasmanti degli scorsi anni. È chiaro che sia conseguenza di meccanismi discografici che non hanno potuto lavorare a pieno regime, anche se essendo nell’era dello streaming avrebbero potuto, ma solo teoricamente. Insomma, in un paese paralizzato è certamente comprensibile anche questo.
Andato via metà anno, per ipotizzare quella che sarà la piena ripresa delle pubblicazioni va considerato l’aspetto concerti, concerti a cui notizia di pochi giorni fa non assisteremo prima del prossimo anno. Da questo si percepisce quanto quel mondo lì sia di prim’ordine rispetto a tutto il resto. Da questo si arriva anche alla domanda principale: nei prossimi mesi assisteremo ad una sovrapproduzione? È difficile a dirsi ma, essendoci diversi nomi fermi ormai da più di un anno, probabilmente sarà così. Certo, per esserne sicuri bisognerebbe entrare nelle singole casistiche contrattuali. In generale è il modo più intuitivo con cui rimettere in moto un meccanismo che si può dire pienamente completo solo con la chiave live. Dovendo per ipotesi ripartire a suonare da gennaio prossimo in poi, le case discografiche e gli stessi artisti si organizzeranno di conseguenza, essendo quella la loro principale fonte di guadagno. Anche non riducendo tutto ai soldi, altro obbiettivo è lo stesso arrivare al massimo delle possibilità al proprio bacino d’utenza; a questo puntano tutti, dai nomi più underground al rapper primo in classifica: è questo quello che non è stato possibile nei mesi scorsi. Non sappiamo con certezza se gli ascoltatori ritorneranno subito alle vecchie abitudini, sta di fatto che l’industria cercherà di rialzarsi dalle già pesanti ripercussioni.
Entrando nello specifico, quali sono nomi che con certezza vedremo entro fine anno? Le indiscrezioni sono chiare ad esempio per la “vecchia nuova scena” con Sfera, Tedua ed Ernia che dovrebbero essere pronti, così come per la new wave millennials da Madame agli Psicologi. Si aspettano novità dall’altra ondata trap FSK forse con dischi solisti e movimento Lobby annesso, fino ad artisti a secco da anni: Fabri Fibra, Axos, Jack The Smoker ad esempio hanno già parlato di un ritorno. Insomma, ne avremo delle belle.
Aprendo un attimo la parentesi americana, la situazione oltreoceano si è svolta molto diversamente: oltre a fenomeni dalla portata gigantesca come il live di Travis Scott su Fortnite e i record battuti dal ritorno di 6ix9ine, a livello di album stiamo assistendo ad un inizio anno pieno di novità e conferme molto importanti. Il covid sembra non aver fermato affatto quello che sembra essere un momento di forte ricambio generazionale da Lil Tjay, Polo G o Fivio Foreign, ma coinvolgendo anche altri nomi molto più affermati come Lil Uzi, Future, Drake e via dicendo. Squilibri di mercato a parte, non ci resta che aspettare le prossime mosse che per quanto imprevedibili punteranno a risollevare l’industria. Ci aspettano mesi pieni di musica? Non lo sappiamo, ma da lì prima o poi si dovrà ripartire.
Articolo a cura di Luca Gissi.