Kanye West or Mr President? È questa la suggestione che ha diviso l’intero panorama hip hop, sfociando anche in una discussione più aperta che ha interessato le sorti politiche degli Stati Uniti per le elezioni presidenziali di novembre. Tutto nasce durante il giorno dell’indipendenza americana, il 4 luglio, dove con un annuncio a sorpresa su Twitter, Kanye West esprime la sua candidatura per le presidenziali, scatenando una tempesta sui social media. “Ora dobbiamo realizzare la promessa dell’America fidandoci di Dio, unificando la nostra visione e costruendo il nostro futuro”, scrive West. “Correrò come presidente degli Stati Uniti”. L’annuncio non venne riportato in atti ufficiali, con l’aggravante della scadenza nella maggior parte degli stati del termine ultimo per la consegna dei documenti ufficiali per le schede elettorali.
Dopo Trump nel 2016, Kanye e la possibile first lady Kim Kardashian sarebbero potute diventare una delle coppie più iconiche mai avvicinatesi alla Casa Bianca. Una dimora presidenziale non sconosciuta ai due, intervenuti alla presenza del presidente Trump nel 2018 per parlare di riforme giudiziarie e carcerarie. L’incontro divenne famoso per la totale stima reciproca tra West e Trump, suggellata dalla foto pubblicata su Twitter dal primo con il simbolo della campagna presidenziale del secondo: il “Red Make America Great Again Hat”. Una mossa che indignò allora il mondo della musica d’oltreoceano, totalmente in disaccordo con le affermazioni dell’attuale presidente degli Stati Uniti d’America.
La candidatura di Kanye arriva in uno dei momenti più delicati della sua vita professionale. Il vincitore di 21 Grammy aveva da poco rilasciato uno dei primi singoli del prossimo album, in collaborazione con Travis Scott, ma soprattutto sotto la supervisione di Dr.Dre alle produzioni. ‘Wash Us In The Blood’, con i suoi tamburi martellanti e rumori industriali direttamente da Yeezus, suona molto più oscuro della musica devota che Ye ha fatto di recente. Un gospel gotico, un’altalena che rappresenta l’attuale stato mentale del rapper, in uscita anche (solo negli Stati Uniti per adesso) con lo spettacolo animato “KID SEE GHOSTS”, basato sul suo ultimo lavoro con Kid Cudi e girato dall’autore della copertina dell’album Takashi Murakami.
Nello stesso momento in cui la sua candidatura sembrava aver preso delle pieghe inaspettate, con l’appoggio politico prima di Trump e poi di Elon Musk, sono arrivate due dichiarazioni che hanno reso chiaro lo stato mentale del rapper di Chicago. L’artista ha affermato che avrebbe utilizzato come modus modus operandi alla Casa Bianca il sistema appartenente al pianeta di “Black Panther”, pellicola cinematografica del 2018 che narrava le avventure su Wakanda. A queste affermazioni West ha aggiunto di essere “estremamente cauto” nei confronti di un vaccino contro il coronavirus, affermando una sua sfiducia sui benefici di vaccini in generale: “Vogliono mettere dei chip dentro di noi, vogliono farci fare ogni sorta di cose, per farcela dobbiamo attraversare le porte del paradiso”. In quello che la rivista Forbes ha descritto come “quattro ore sconclusionate di intervista”, Kanye ha anche affermato che la candidatura sarebbe avvenuta sotto lo stendardo di The Birthday Party: “Perché quando vinciamo, è il compleanno di tutti”.
A queste affermazioni si sono aggiunte le preoccupazioni della moglie Kim Kardashian, da un mese diventata miliardaria grazie alla vendita del suo marchio di cosmetici per quasi 230 milioni di dollari, che ha reso pubblico alcuni episodi di bipolarismo del marito. La malattia diagnosticata nel 2017 all’artista di Chicago sembra essere ritornata sul palcoscenico negli ultimi mesi, con le affermazioni della moglie che potrebbero sembrare un’attenuante per le dichiarazioni del marito.
Dopo alcune settimane, è arrivato il resoconto della trovata elettorale. Le stime sul voto hanno predetto un 2% che ha tagliato le gambe al rapper di Chicago, classificandolo nella lunga tradizione di campagne indipendenti o di terze parti che negli anni hanno sfidato la stretta democratica e repubblicana. Nel 1992, Ross Perot, un eccentrico miliardario texano, prese il 19% dei voti. Nel 2000, il partito verde di Ralph Nader prese meno del 3%, ma fu ampiamente accusato di costare la presidenza al democratico Al Gore.
Dio e Kanye, la politica e la musica. Tanti soggetti che West durante la sua carriera musicale e da personaggio pubblico ha portato sopra al palco, ma soprattutto davanti ad un microfono per un’intervista. La presidenza degli Stati Uniti, gli episodi di bipolarismo e le sue affermazioni sconclusionate alla stampa sembrano la deriva personale e musicale di un’artista che sta perdendo le redini della sua persona, si spera non della sua musica. Che sia “God’s Country” o “Jesus is King pt.2”, che la musica salvi Kanye. Che Kanye salvi Kanye.
Articolo a cura di Vincenzo Nasto!