“Lacrime” è il titolo del primo album di Gennaro Amatore, in arte Samurai Jay, rapper napoletano di casa Thaurus.
Si apre con la title track che rappresenta un intro di tutto rispetto, infatti “Lacrime” è il racconto della sua vita e la sua storia e di come abbia lottato per arrivare al punto di oggi. “Eroi”, con produzione di Shablo, invece è la traccia che non ti aspetti da Samurai Jay perché si mette a nudo, senza filtri e racconta alcuni episodi della sua vita tra delusioni e speranze. Con “Napoli” Samurai Jay ci fa respirare l’aria della sua città, potrebbe essere un inno 2.0 della realtà che ha dato un importante contributo alla scena rap nostrana, la base di Dat Boi Dee qui ricorda vagamente le vibes del primo Capo Plaza e non dispiace completamente, la città campana viene rappresentata musicalmente parlando anche in “Resta con me” poiché abbiamo la collaborazione con Geolier, il nome più in voga della scena campana attuale, i due rapper hanno un rapporto fraterno e si ritrovano in questo pezzo che parla di una storia d’amore e a descriverla meglio c’è un giro di chitarra molto melodico. Sulla quinta traccia, intitolata “Boss”, troviamo una produzione di Saffeh, producer olandese conosciuto da Samurai Jay ad Amsterdam e questo beat ci trascina senza troppa difficoltà, forse il pezzo da club di tutto l’album; anche alla produzione di “Homies” troviamo un olandese, Jimmy Huru, producer molto conosciuto in Olanda. Questo pezzo, che vede la partecipazione di Gué Pequeno, parla della fedeltà che unisce il rapper napoletano alla sua squad e di quanto lui e i suoi “homies” siano veri.
“Cosa vuoi da me? Cosa vuoi sapere?” si chiede Samurai Jay nel settimo pezzo di “Lacrime”, chissà cosa avrà voluto lui da Junior K, che ha sfornato una produzione molto pop e super cool per una traccia che parla di un amore non corrisposto dal giovane rapper, insomma è un vero pezzo da radio. Dopo troviamo il suo lato “Bastardo”, infatti nell’omonima traccia racconta i suoi limiti e alcuni tratti negativi della sua persona, ha deciso di non nascondersi più.
La svolta sonora di tutto l’album è rappresentata da “Canzoni d’amore” in cui Dat Boi Dee propone una base da disco, con un sound funk e da ballare senza stancarsi mai, la strofa di Rkomi è diretta ed esplosiva e fa diventare questo pezzo la hit dell’album.
“Giubbotto” è un pezzo pieno di “cazzima”, come dicono dalle parti di Napoli, in cui Samurai Jay parla della sua rivalsa nei confronti della vita e di chi li ha chiuso porte mentre ora cercano un aiuto in lui.
Si parla di “Ricordi” nella traccia prodotta da Mace, ricordi legati ad una storia d’amore, e che, nonostante la fine della storia, emozionano ancora l’artista campano, il tocco delicato di Mace dà una sfumatura pop al brano con un ritornello che ti rimane in testa.
Chiami Boro Boro e ti ritrovi con un pezzo reggaeton, ormai è una cosa scontata. Infatti “Maldito Amor” ricorda da vicino le hit che il rapper torinese ha droppato nell’ultimo anno e mezzo, Dat Boi Dee ha saputo riprodurre fedelmente quel tipico suono sudamericano ma il pezzo non è quello che spacca di più.
L’ultima traccia dell’album è prodotta da Kina, producer campagno che ha conquistato l’America ed ha firmato un contratto con la Columbia Records (insomma, l’etichetta che gestisce Beyoncé, Mariah Carey, Lil Peep, Snoop Dogg, Tyler the Creator, e così via). Il sound di “Non mi chiami mai” è abbastanza dark, cupo ma il testo non è da meno, qui il rapper classe ’98 racconta di quanto sia stato difficile resistere alle critiche e non mollare, probabilmente è il pezzo che lo ha liberato di più, a livello di scrittura.
Samurai Jay col suo album d’esordio fa ricredere una parte della critica che lo accusava di essere il solito trapper che pensava solo all’apparenza e non alla sostanza, e ci riesce pienamente poiché fa prova di maturità sia stilistica che tematica.
Articolo a cura di Gabriele De Marco!