Qualche giorno fa è uscito il tuo primo EP, intitolato “99”, che è anche il tuo anno di nascita, e in effetti è un progetto molto autobiografico anche nei testi; come mai questa scelta di mettersi a nudo?
Io credo che la musica sia mettersi a nudo. Ho sempre pensato che fare musica volesse anche dire avere davanti a sé uno specchio in ogni momento. Per questo nei miei brani c’è molto di autobiografico, perché raccontarmi è una necessità che determina il mio rapporto con la musica.
Se c’è una persona che si ricorderà positivamente di questo 2020, sei proprio tu. Sei arrivata all’EP, ma tutto parte dallo scorso aprile, quando è uscito “Le feste di Pablo”, col featuring di Fedez, grandissimo successo recentemente certificato disco di platino. Un anno fa ti saresti mai aspettata tutto ciò?
Onestamente no. È vero ho vissuto un periodo incredibile con la collaborazione con Fedez. “Le feste di Pablo” ha spiccato un volo inaspettato che mi ha sorpresa giorno per giorno. In realtà non c’è stato un momento in cui sia riuscita a prevedere questo tipo di successo legato al brano e penso che la componente di “inaspettato” abbia reso l’impatto di quello che stavo vivendo ancora più intenso.
A proposito del successo ottenuto quest’anno, non hai timore che per il futuro il pubblico possa avere grandi aspettative su di te?
In realtà in questo momento cerco di concentrarmi su quello che sto vivendo e sul fare musica, anche se sono consapevole che “Le feste di Pablo” si porti dietro una scia importante. Penso però che il modo migliore per andare avanti nel mio percorso sia concentrarmi più che posso sulla mia musica senza farmi prendere troppo dall’aspettativa che c’è fuori.
Tornando all’EP, si può notare che non parli in modo banale di ciò che hai vissuto; come si impara ad avere una scrittura del genere? Hai mai pensato di scrivere per altri artisti?
Per me la scrittura è legata al mio personale bisogno di esprimermi e penso che un primo approccio derivi sempre da questo e che sia del tutto naturale e istintivo. Credo poi che siano l’esperienza e lo scrivere tanto che aiutino a crescere nel tempo. Penso che scrivere per altri possa essere sicuramente stimolante, ma al momento sono concentrata sulla mia musica e il mio percorso.
Hai collaborato con due artisti provenienti dalla scena rap, Fedez e Samuel Heron. Ti senti molto vicina a questo genere?
Io ho sempre ascoltato tanta musica diversa, non sono cresciuta ascoltando rap, ma sono ascolti che ho sviluppato nel tempo e a cui mi sono legata tanto negli ultimi anni. Ci sono legata perché è un genere che mi fa crescere molto e che mi stimola a livello creativo. È un tipo di linguaggio da cui attingo e che mi affascina.
In “Scemo” parli di una persona che non ti sta più accanto, innanzitutto chi è? E poi, quante volte nella tua vita hai pensato “guarda che scemo”?
“Scemo” è a tutti gli effetti una dedica. Sicuramente ho uno “scemo” in testa, ma mi piace che questa dedica resti sospesa e universale. Vorrei che “scemo” fosse tutti e nessuno. È quella persona che ci fa realizzare che “amen se non mi porti a guardare le stelle con te, vado da sola”, tutti ne incontriamo una e in realtà molte di più, a me capita spesso di pensare “guarda che scemo”.
Una domanda personale: quant’è cambiata la tua vita privata quest’anno? A cosa porta il successo?
La mia fortuna è che ho accanto delle persone su cui posso contare e che sono delle figure importanti per me. Sicuramente quello che ho vissuto mi ha portato ad avere momenti più solitari, che già tendo ad avere per carattere, in cui ho avuto particolarmente bisogno di prendermi il mio tempo per rimanere concentrata su quello che stavo facendo. Questa è la cosa che forse a volte mi ha estraniata e mi ha fatto rendere conto in alcuni momenti di dover ritornare coi piedi per terra. Tendo a viaggiare molto con la mente per conto mio, ancora di più quando vivo momenti intensi come questo.
Infine, per chiudere la nostra chiacchierata, vorrei chiederti di mandare un abbraccio ad una persona che non vedi da tanto tempo.
Grazie per la chiacchierata! Vorrei abbracciare la mia migliore amica, ci sentiamo sempre ma con questo lockdown non ci vediamo da un po’.
Intervista a cura di Gabriele Di Marco!