– Diamo il benvenuto a Mosiès, come stai?
Ciao a tutti.
Beh, calcolando lo stress dovuto ai giorni interi in studio e al conservatorio,
per non parlare del grandissimo disagio sanitario che stiamo vivendo…
Sto alla grande direi
– Sei nato e cresciuto a Napoli che ha una storia musicale leggendaria, in chi ti riconosci tra gli artisti più iconici?
Beh guarda, credo di non poter affiancare neanche lontanamente il mio nome agli artisti che hanno fatto la storia della musica a Napoli, quindi non mi sono mai ritrovato a riconoscermi in qualcuno di loro, ma come ogni buon musicista, li amo tutti. Al massimo mi riconosco in qualche canzone, infatti c’è un brano di Pino Daniele, “Furtunato”, che anche se all’impatto non sembra avere nulla in comune con la mia storia, analizzandolo mi sono reso conto di essere molto simile a “Furtunato”… è un gran pezzo, ma d’altronde, Pino era un grande artista.
– Abbiamo ascoltato il tuo singolo “Angelo caduto”, parlacene un pò…
Allora, premetto di essere consapevole del fatto che le mie canzoni siano abbastanza strane, sia come testi, che come suoni. In questo brano ho cercato di prendere quello che è il rap, e fonderlo con delle sonorità Dubstep, perché a mie piace sperimentare con il rap, mischiandolo anche a quei generi che si avvicinano di meno, anche se in questo caso mi sono mantenuto.
Come testo è pesante, denuncia tutto ciò che sembra genuino nel mondo, ma che in realtà non è minimamente coerente al messaggio che si cerca di inculcare alla gente.
Però ho pezzi in cantiere anche molto più leggeri e a mio parere orecchiabili di questo.
– Il sogno di Mosiès è…
Riuscire ad avere successo, ma non come artista, e di conseguenza avere la fama, il mio sogno è quello di riuscire a fare della mia passione, cioè la musica, il mio lavoro… è quello il successo, la fama è solo una scomoda ma appagante conseguenza.
– Se avessi la possibilità di collaborare con 3 produttori, sarebbero…
Dardust, Andry the Hitmaker, poi essendo di Napoli sono un po’ di parte… ma mi piacerebbe rappare sulle note di Yung Snapp
– Cosa significa crescere in un quartiere di Napoli?
-Beh… io sono nato e cresciuto nel quartiere di Miano, e crescendo ho vissuto quasi tutta l’area nord di Napoli.
È vero, non è delle migliori realtà in cui crescere, anch’io ho visto cose che un ragazzino non dovrebbe vedere, ma personalmente non credo sia tanto il quartiere, ma come scegli di viverlo, io non ci stavo a crescere in fretta per stare al passo con la periferia, volevo che la mia vita avesse un evolversi naturale, ad ogni età, le giuste cose, anche se poi la vita ci ha pensato in altri modi a farmi crescere in fretta, quindi per rispondere alla tua domanda… per me vivere in un quartiere di Napoli può essere difficile, ma può anche non aver nulla di diverso dal vivere in altri luoghi.
– L’esperienza più bella che ti ha fatto vivere la musica?
-Me la fa vivere tutti i giorni, facendomi dimenticare tutta la negatività del mondo esterno, ogni volta che accendo il microfono… ogni volta che apro uno spartito.
– Saluta chi vuoi!
-Tutti quelli che mi supportano e mi sopportano da quando ho iniziato a fare musica… a questi 10 anni, ai tanti da passare ancora insieme, sperando in una sorte migliore.
Ciao a tutti voi di Exclusive Magazine, un bacio.