Il rap italiano è davvero rimasto solo in Italia? La risposta è no, ma neanche sì. Mai come in questi tempi, l’urban italiano è stato sotto i riflettori internazionali. Sebbene la nostra lingua sia un ostacolo nella diffusione del rap oltre i confini della penisola, per come stanno le cose oggi, appare come un’ipotesi sempre più realizzabile che questo possa concretamente avvenire.
D’altronde, fin dagli albori, abbiamo avuto collaborazioni d’oltralpe (Co’Sang-Rispettiva ammirazione feat Akhenaton) che hanno creato ciò che al tempo sembrava impensabile.
Sempre in tema, sono ormai numerosi i featuring francesi presenti nei dischi italiani, a partire da “Cartin Cartier” (Sfera Ebbasta feat. SCH), a “Fashion Week Rmx” (Tedua feat Sofiane), fino al featuring di Izi con Dosseh nella nuova versione di “Habitué”. Il legame Francia-Italia sembra essersi ben instaurato.
La sperimentazione attuale e l’affermazione sempre maggiore del rap in tutte le sue nuove sfaccettature, il dominio delle classifiche, ha generato più collaborazione sia “in” che “out”. Il gemellaggio con la Europa e non solo, sta diventando quasi un elemento caratterizzante di questa nuova era del rap.
Alla fine dei conti il made in Italy è sinonimo di qualità agli occhi del mondo, può esserlo anche rispetto al rap? Ció che è certo, è che quello che si sta creando, potrebbe rappresentare l’inizio di un percorso di affermazione in salita. Ed il progetto di Sfera Ebbasta ne è stato indubbiamente la prova definitiva, con collaborazioni e numeri al di sopra dell’auspicabile.
Forse il problema maggiore è che la collabo italiana non viene spinta allo stesso modo anche dall’altra parte, probabilmente per uno scetticismo generico che non riesce a posizionare l’Italia sulla cartina dell’hip-hop Globale.
Quali sono gli ostacoli che bloccano questa definitiva riuscita? E soprattutto, quali aspettative porsi?
Articolo a cura di Sara De Lucia!