Dal ‘94 ad oggi, hai regalato a Roma canzoni che hanno fatto la storia dell’hip hop romano. Qual è il testo che senti, in assoluto, più importante e significativo per te?
Di solito è sempre l’ultimo, o quasi sempre. In questo caso è esattamente così, motivo per il quale ti rispondo che è “È ora di andare”. Lo è per l’emotività, l’interpretazione e lo spessore. Se vogliamo trovarne uno addietro mio, diciamo legata alla old school italiana, ti direi che gli fa da contraltare “Ciclico”.
Se dovessi scegliere un brano che riscriveresti totalmente, quale sarebbe? Perché?
Più che riscrivere diciamo che ci sono brani che forse non inserirei nella scaletta definitiva di un album, più che altro perché avrei fatto piccole migliorie che oggi si farebbero in un giorno, ma che allora avrebbero voluto dire produrre il pezzo daccapo, con tutti i problemi di budget del caso. Penso per esempio ad Antidoto, sul secondo album.
Nel 2001 hai partecipato al film “Il segreto del giaguaro”, di Antonello Fassari. Com’è stato collaborare con Kurtis Blow? Hai qualche aneddoto divertente da raccontarci?
Kurtis è stato fantastico, umanamente e professionalmente. È praticamente sceso dall’aereo e ha recitato, poi con calma ci siamo conosciuti meglio e abbiamo stretto amicizia nei giorni a seguire e durante i vari ciak, cercando di assorbire da lui più storie possibili legate all’hip hop delle origini, tra una carbonara e un freestyle. L’ultima volta ci siamo rivisti all’ultima festa di Hip Hop TV al Forum di Assago, è stato emozionante.
Come ti sei sentito quando ti hanno detto che “Supercafone” sarebbe stata la sigla del campionato di calcio in Giappone del 2004?
Pensavo fosse uno scherzo organizzato tra la mia label e Canale 5, per il programma Scherzi a Parte. Invece era tutto vero, così come andare fino a Tokyo per suonarla alcuni mesi dopo. Una figata pazzesca essere l’ambasciatore dell’Hip-Hop italiano in estremo Oriente.
Hai collaborato con tantissimi artisti di grande importanza. Qual è un featuring che sogni da sempre ma che non sei mai riuscito a realizzare?
Lucio Dalla, ma non potrò mai più farlo. Colpa mia che non colsi l’attimo quando mi fece un sacco di complimenti tanti anni fa. E i complimenti di un Maestro sono sacri. Ma non ebbi il coraggio di propormi, musicalmente ero troppo acerbo ai tempi rispetto a lui. Non me la sentii.
Nel 2015, dalla collaborazione con la band ”Il Muro del Canto”, nasce il singolo “7 Vizi Capitale” che, non solo vince il “Premio Cultura contro le Mafie”. Il brano diventerà parte della colonna sonora della serie Netflix “Suburra”. Come ti sei sentito? Ti aspettavi una cosa simile?
In realtà il brano nasce prima, in una versione più elettronica e rap fin qui mai uscita. Volevo un arrangiamento più emotivo e più originale, e pensai di mescolare rap e folk moderno, così chiamai gli amici de Il Muro del Canto e ne è nata questa versione così unica e particolare, con tutto ciò che poi inaspettatamente ne è conseguito.
Sei partito da “Taverna VIII Colle” e sei arrivato a comporre la colonna sonora di “Suburra”. Come ci si prepara ad affrontare un lavoro del genere?
Con lo studio. Io studio tutti i giorni. Ascolto musica di ogni tipo, studio canto, scrivo, leggo libri, vedo film, vado alle mostre (quando si poteva), studio legge e contratti, nulla è casuale. Non c’è vittoria senza preparazione. il successo è fatica e sudore, non l’ennesimo selfie con un vip.
Qual è il personaggio che è riuscito a sviscerare di più la tua anima artistica?
Spadino. I suoi dubbi, i suoi miti interiori, i suoi fallimenti. Il criminale umanamente più ricco da scavare. All’opposto il vincitore, se poi così possiamo definirlo, il politico Cinaglia, e la sua trasformazione da vittima a carnefice assoluto. Ma anche Samurai, Aureliano, Manfredi e le due figure femminili non sono certo da meno, ognuno a suo modo e nel suo percorso.
In un’epoca in cui generi come la Trap e la Drill stanno prendendo il posto dell’hip hop e dei suoi ideali, pensi che la tua colonna sonora associata ad una storia verosimile di Roma, possa essere di grande impatto?
Non stanno prendendo il posto, sono proprio un’altra cosa. Nulla può prendere il posto dell’Hip Hop, perché è una cultura a tutto tondo, che fu rivoluzionaria. Dopo 40 anni lo spirito rivoluzionario è scemato, forse anche morto, ma nulla può sostituirne l’impatto storico. Trap, Drill, sono sotto generi minori o altri generi ancora, possono vendere milioni di copie in più, ma un quadro di Ikea non assurgerà mai al valore di una tela unica di Caravaggio. Quindi sì, spero che la mia colonna sonora a tratti caravaggesca, sia di grande impatto, o almeno così parrebbe, stando alle tante critiche e recensioni positive fin qui ricevute.
Quali sono gli artisti che hanno maggiormente ispirato e influenzato la tua arte?
In ordine alfabetico, e così al volo, direi: Afrika Bambaataa, James Brown, Califano, Clash, George Clinton, Cypress Hill, Dalla e De Gregori, Everlast, Ivano Fossati, Rino Gaetano, Herbie Hancock, Jovanotti, Public Enemy e Run DMC.
Articolo a cura di Arianna Mohamed!