Benvenuto Dj Fede, ringraziandoti fin da ora per il tempo che ci dedicherai per rispondere vogliamo aprire questa nostra chiacchierata chiedendoti, dato che da poco è uscito “Still from the ‘90s”, in relazione a quando hai iniziato, cosa ti manca e cosa invece sei contento che sia cambiato?
Ciao, grazie a voi. Il mondo è cambiato e il mondo della musica è cambiato 100 volte, io ho fatto delle scelte musicali. La mia idea di produzione non è cambiata, si sono evolute macchine con cui lavoro ma per il resto, intendo lo spirito, è rimasto intatto, identico. Amo l’hip hop perché mi dà la possibilità, campionando, di ridare vita a un pezzo che mi piace, tutto parte e partiva da questo. I punti di partenza sono sempre gli stessi: funk, soul, jazz e, a volte, qualcosa di rock. Mi manca il fatto che il suono che mi piaceva era “dominante”, ora non lo è più, detto questo, è sempre vivo e in buona salute ed è il punto di partenza per chiunque voglia fare questa musica. Non si chiama golden age a caso.
Con questo disco sei ormai arrivato al 14° album della tua carriera, con la pandemia di mezzo è stato più complicato arrivare al termine di questo progetto?
No, non lo è stato, la mia attività principale, quella di DJ si è inevitabilmente bloccata, quindi ho potuto concentrarmi sulle produzioni. La lavorazione è durata quasi un anno, si è fatto quasi tutto a distanza, per evidenti motivi. Il progetto comprende 18 brani, quindi un disco molto lungo, tanti rapper italiani, rapper americani e DJ: mettere insieme tutti non è stato facile. Ho lavorato con calma e con più tempo a disposizione, questo credo si senta, e il risultato finale mi soddisfa molto. Sicuramente fare tutto a distanza ha tolto qualcosa a livello di rapporti umani e forse di piccoli dettagli che, lavorando in studio con i rapper, possono emergere, ma va bene così.
Come in altri tuoi progetti troviamo un tributo a Primo, cosa ti ha spinto a includere la sua voce proprio in questo album?
Ho voluto rendergli omaggio ancora una volta con una “reloaded version”. Ho affiancato a lui, uno dei rapper migliori della storia del nostro Paese, dei pesi massimi come Maury B, Don Diegoh, Tormento e Inoki. Sono stati tutti veramente felici di partecipare, questo gli rende onore, e credo che il risultato sarebbe piaciuto anche a lui. Il pubblico non deve dimenticare il suo nome, la sua musica e, per le nuove generazioni, che potrebbero non conoscerlo, spero sia una occasione per scoprire un grande artista.
Nelle bonus track del cd troviamo voci statunitensi a chiudere la creazione musicale, credi che l’Italia, ad oggi, abbia ancora tanto da imparare dalla musica “stelle a strisce” o piano piano stiamo arrivando allo stesso livello di attitude e credibilità?
Credo che in quella che viene chiamata “economia dell’album” lavorare con degli americani sia totalmente inutile. Al pubblico italiano frega pochissimo dei rapper americani… se dovessi fare una scommessa sono certo al 99% che quei 4 brani saranno i meno ascoltati sulle varie piattaforme digitali. Sono cose che si fanno perché sì ama questa musica, perché si rispettano certi artisti, per collaborare con MC importanti e con un pezzo di storia del rap. Se avessi dato quei 4 beat a rapper italiani, anche non troppo famosi, sicuramente avrei ottenuto risultati, in termini di ascolti, decisamente migliori, ma sono scelte artistiche, personali, sicuramente non economiche.
Prendendo spunto dal titolo della traccia numero 3 “Candeline” ti chiediamo, se ne avessi la possibilità, di tornare al te stesso che spegne 3 candeline sulla sua torta e dargli qualche consiglio che potrebbe aiutare il futuro dj fede a vivere meglio la sua vita.
Sono totalmente soddisfatto delle scelte di vita e artistiche che ho fatto. Va tutto bene esattamente così com’è. Il consiglio sarebbe quello di ripercorrere la stessa strada nello stesso identico modo. Quel lavoro mi ha fatto rinunciare a molte cose, non ho un weekend libero da 30 anni, ma vivere facendo musica e suonando musica (nei club) non ha prezzo.
Nell’intero progetto o quasi, c’è la presenza di scratch. Ti chiediamo quindi di completare la frase come ritieni più giusto :”una canzone senza scratch è come ….
Tutti i brani possono venire bene senza scratch, ma il mio gusto mi porta a metterli perché sono parte integrante di questa musica e perché credo che migliorino i brani. Ho realizzato dei brani senza scratch che, dal mio punto di vista, sono molto belli, come “Le ultime occasioni” di Primo Brown e “Nasco e muoio qua” con Guè Pequeno, quindi non è una regola assoluta averli, ma il rap li pretende! Per esempio nel pezzo con Danno, la seconda strofa e il ritornello sono state realizzate con gli scratch di DJ Tsura, e c’è tanto rap quanti scratch; in maniera diversa anche il pezzo con Jack The Smoker, Blo/B e TY1 gli scratch sono fondamentali: il pezzo inizia e finisce con quest’arte, questa è l’importanza che gli attribuisco.
Quasi tutti gli artisti attraversano periodi di vuoto creativo, a te è mai successo ? Se si, come lo hai superato?
Credo capiti più a chi scrive, per un produttore è diverso, basta ascoltare tanta musica, qualcosa di buono si trova sempre e quando si individua il sample giusto si produce. Ho avuto periodi in cui ho ascoltato un po’ meno musica e sono stato meno produttivo, ma si riparte sempre, senza difficoltà: l’amore per la musica e la curiosità di scovarne nuova non passa.
Domanda extra musicale: convinci un alieno a non invadere la terra facendogli vedere un solo film famoso!
Direi che “Queì bravi ragazzi” di Martin Scorsese terrebbe lontano chiunque.
Per concludere questa nostra chiacchierata, salutandoti e ringraziandoti nuovamente per la tua disponibilità, ti chiediamo a tua volta di salutare e ringraziare chi vuoi!
Voglio salutare e ringraziare tutti coloro che hanno partecipato, attraverso la propria arte, alla realizzazione e alla riuscita di questo disco, senza di loro non sarebbe stato possibile tutto questo.
Articolo a cura di Jean Denis Marchiori!