*Oggi siamo qui con Ciro Buccolieri, colonna portante di Thaurus Music, una delle più grandi realtà musicali italiane. Ti ringraziamo per la disponibilità e iniziamo subito con le prime domande! Cosa rappresenta oggi Thaurus nella discografia Italiana?*
“Con Thaurus, di cui sono co-fondatore insieme ai miei soci Pablo (Shablo) e Mario D’Angelantonio, cerchiamo di essere un punto di riferimento per gli artisti della scena hip-hop e urban, seguendo il percorso artistico di ciascuno in maniera completa, dal booking al management, dalla discografia alle edizioni. Nel tempo la nostra realtà, nata e rimasta indipendente, si è consolidata stringendo rapporti con le major e con tutti i principali player di questo gioco, cosa che ci permette oggi di avere uno spazio di rilievo nel panorama discografico nazionale.”
*Spesso i vari manager diventano i protagonisti apparendo in prima persona, ti abbiamo quasi catalogato tra i leader silenziosi del backstage hip-hop Italiano, ci abbiamo azzeccato?*
“ Sul palco salgono gli artisti, noi dobbiamo preoccuparci di farli guadagnare, facendo del nostro meglio per supportarli e tutelarli. Suge Knight diceva: “To all you artists out there, who don’t wanna be on a record label where the executive producer’s all up in the videos, all on the records, dancin’, then come to Death Row..” e io vi dico venite da Thaurus.”
*Come hai capito che la strada dello scouting musicale era quella che più ti si addiceva?*
“ Lo scouting è solo una parte di quello che faccio e di quello che facciamo. Ma c’è sicuramente che se una cosa ti interessa e la fai 24h ore al giorno, anche prima che questo sia il tuo lavoro, significa che è quello che sai fare meglio, ed è giusto che tu faccia. Ascoltare musica, un certo tipo di musica, per me è un privilegio. E se lo devo fare per lavoro, tanto meglio.”
*Quali sono le doti che deve avere il CEO di un’etichetta discografica?*
“ Di sicuro avere una visione a 360° del business e dell’ambito entro cui opera a livello di macrocategoria, e poi della propria azienda nello specifico. Avvalersi della collaborazione delle persone giuste, conoscere tutti gli aspetti di quello che fai in prima persona e di quello che chiedi agli altri di fare per te, con una forbice che si apre con lo scouting e finisce con i conti economici.”
*Qual è stato il tuo percorso prima di arrivare in alto? Che consiglio daresti a chi sogna di aprire un’etichetta?*
“ Può sembrare scontato, ma quello che ripeto sempre è che la condizione essenziale è di conoscere e rispettare il gioco di cui si fa, o si vuole, fare parte. Tanta gente si avvicina a questo mondo per via del boom che ha registrato nell’ultimo decennio, senza un briciolo di know-how del genere e della cultura su cui si fonda, è questo a fare la differenza tra un turista e un vero player. A chiunque voglia fare questo lavoro deve essere chiaro che il nostro unico compito è quello accompagnare gli artisti senza imporre mai una visione, ma supportando e implementando la loro, indicando la strada che può essere più funzionale percorrere insieme per raggiungere un obiettivo, sulla base dell’esperienza accumulata negli anni e grazie alle esperienze pregresse.”
*Da anni Thaurus segue coloro che sono destinati ad esplodere, chi ritieni come maggiore scommessa vinta?*
“Impossibile rispondere, ogni progetto di successo è una vittoria. Il solo fatto di riuscire a portare un artista da un punto A a un punto B,che sia migliore di quello di partenza, senza snaturarlo a prescindere da dove questo sia collocato in una scala di numeri, è una scommessa vinta. “
*Tra i tanti album che sono usciti con Thaurus, c’è “Famoso” di Sfera, forse il primo album Internazionale di musica trap Italiana. Pensi che la musica urban italiana sia destinata ad internazionalizzarsi finalmente e chi dopo Sfera potrà riuscirci?*
“Certamente lo spero, anche perché a livello di sound abbiamo delle caratteristiche che se siamo in grado di coltivare possiamo esportare, senza alcuna forzatura, all’estero. A livello europeo per quanto mi riguarda il sound italiano è già uno dei migliori, rispetto agli anni passati la musica italiana è competitiva e più variegata di tante altre scene più grosse ma indiscutibilmente più piatte. Da noi esistono tantissime sfaccettature e tipologie di artisti che fanno cose diverse, se ci pensate abbiamo un’offerta molto più ampia e varia di quella della scena tedesca, che è sicuramente molto forte, ma anche più omogenea e uniformata. La scena francese era più avanti di noi anni luce fino alla prima decade del 2000, eppure ad oggi non la vedo così superiore alla nostra, se ci sleghiamo per un attimo da una logica dei numeri. Non abbiamo niente da invidiare alla scena europea a livello di suono. Chi potrà riuscire ad affermarsi all’estero dopo Sfera? Beh, chiunque abbia un’identità forte abbastanza, un’immagine e un sound che faccia prevalere la sua estetica e la sua visione al discorso “lyrics”, che è poi l’unico step da superare per internazionalizzarsi davvero.”
*Qual è il disco uscito che senti più “tuo”?*
“ In Thaurus siamo più persone a dedicarci ai diversi progetti, per forza di cose a certi dischi ti leghi di più che ad altri, nel momento in cui li lavori. Perciò citarne solo uno non corrisponderebbe alla verità. Come nelle grandi famiglie, certi giorni ti senti più vicino a un figlio, certi giorni a un altro, ma alla fine li ami tutti in quanto figli tuoi allo stesso modo.”
*Respiriamo aria Sanremese. Anche artisti del mondo Urban finalmente si avvicinano al palco dell’Ariston, il Festival è ancora vecchio così come ormai ci ha abituato oppure stiamo vivendo una rigenerazione?*
“ Sicuramente ci sono stati segnali estremamente positivi negli ultimi anni, che lasciano ben sperare, ma il format resta giustamente rivolto, perchè pensato, per un pubblico generalista. È difficile quindi parlare di vero e proprio svecchiamento. Ci sono state delle piacevoli eccezioni, è pur sempre un contenitore che come tutti gli altri si sta contaminando.”
*Indicaci un nome di un artista curato da Thaurus che secondo te avrebbe potuto vincere il Festival, e perchè?*
“ Non dimentichiamo che tra i ragazzi che lavorano con noi, Charlie Charles ha già vinto il Festival di Sanremo! Quest’anno non ci è andato nessuno dei nostri perché semplicemente nessuno aveva in cantiere il pezzo giusto per quella kermesse. Non so chi potrebbe vincerlo, sicuramente quando l’artista giusto avrà la canzone giusta per essere veicolata attraverso quella vetrina, parteciperemo e faremo bene.”
*Ringrazia e saluta chi ritieni opportuno!*
“ Saluto e ringrazio pubblicamente tutti i ragazzi e le ragazze che lavorano con noi, e che ci aiutano a rendere possibile quello che facciamo ogni giorno. E grazie a voi per l’intervista.”
Intervista a cura di Lorenzo Muto!