Ciao Keyra, grazie in anticipo per il tempo che dedicherai per rispondere alle nostre domande. Come prima domanda volevamo semplicemente chiederti come e stai e quali sono i programmi, covid permettendo, che hai in mente per i live questa estate.
Grazie anche a voi per questa opportunità. Per il momento tutto bene, anche se, con questo periodo che stiamo vivendo, ormai non c’è mai un po’ di tranquillità! Infatti, per il momento, io e il mio team stiamo cercando di capire come muoverci per eventuali live – Covid permettendo. Appena ci sarà qualcosa di certo, sarete i primi ad essere avvisati!
Da poco è uscita “Ansia”, tua nuova canzone disponibile su tutte le piattaforme digitali e distribuita da Believe. Come è stato scelto il titolo?
Il titolo è venuto in un secondo momento! Quando ho buttato giù le linee melodiche del brano stavo vivendo un periodo di sofferenza, dove ho manifestato disturbi e attacchi d’ansia, quindi nella scrittura (anche insieme agli autori) abbiamo voluto raccontare questo mio periodo.
Un giorno, mentre stavo facendo una sessione con Andrea, uno dei due autori, lui mi fa una battuta su una nota fermata metro di Milano, incrociata mentre arrivava: “LANZA fermata LANZA”. Subito ha storpiato il nome in “L’ANSIA fermata L’ ANSIA”, e così guardandolo gli ho detto che era stato geniale! Ecco come possiamo spiegare questo sentimento che provo, come se fosse un viaggio in metro.
Il titolo della brano, come potete notare, appare solo a fine canzone, proprio a simboleggiare questo percorso dove però alla fine devi uscirne fuori, perché quando si è in metro ti isoli, ti perdi nei pensieri, nei ricordi, un po’ come se ti isolassi dalla realtà, che riprende quando devi uscire alla tua fermata.
Nel testo del brano ci sono richiami a un viaggio in metro che rappresentano il percorso che una storia d’amore con un inizio e una fine, ma poi nel video non troviamo traccia, visivamente, della metro. Come mai?
Purtroppo, per colpa del periodo storico che stiamo vivendo, non è stato possibile poter rappresentare visivamente la metro o girare proprio il video lì, però con la regista Beatrice Chima e con la direttrice artistica Arianna Puccio siamo riuscite a trovare un modo diverso di rappresentare questa mia sofferenza. Una delle scene del video a cui sono particolarmente legata è quella della colonna, dove i ballerini rappresentano le mie paure e le mie sofferenze, quasi come se mi soffocassero e io fossi impossibilitata a muovermi e a reagire.
All’interno del brano, sia nelle strofe che nel ritornello, troviamo passaggi lirici in lingua francese, quale è il tuo legame con questa lingua?
Nel periodo in cui ho scritto il brano ascoltavo molta musica francese, un mondo che mi aveva fatto scoprire il mio ex, e quando ho creato queste melodie mi erano venute fuori in “finto francese”, così ho deciso di tenerle e scriverle poi davvero in francese. Un po’ come se fosse un messaggio privato tra me e lui, un qualcosa che ci collegasse.
Nel brano dici testualmente “il traffico in centro del mio cervello va”. Quali i tuoi rimedi per far sì che questo traffico sparisca?
In un primo momento ero caduta nei cosiddetti “fiori del male”, per citare uno dei miei poeti preferiti, ma la vera via d’uscita è affrontare questi problemi, farsi aiutare da chi è competente e dalle persone a noi vicine senza allontanarle. Io ho deciso di raccontarlo, perché avevo un’esigenza e l’ho fatto attraverso la cosa che più mi rappresenta: la musica. Con questa canzone ho voluto far capire a chi vive o ha vissuto come me queste problematiche che non sono soli e non bisogna vergognarsi di queste cose, ma affrontarle e non farsi oscurare dalla propria sofferenza, ma risplendere dalle proprie ceneri.
Ipotizziamo per assurdo la tua vita senza la musica: come sarebbe?
Sono sincera, non riesco ad immaginare la mia vita senza la musica, sin da piccola ho sognato di fare la cantante, da quando ho scoperto MTV e Britney Spears a cinque anni. Nei compitini di scuola scrivevo sempre che avrei fatto la popstar americana. Ci sono stati dei periodi abbastanza lunghi in cui stavo intraprendendo percorsi diversi e accantonando la musica, perché non la vedevo più come una libertà, ma quasi come se dovessi dimostrare un qualcosa agli altri, e questa cosa non mi piaceva. Però, quando stavo male era il mio unico rifugio e tornava sempre in prima linea quasi in modo prepotente. Dopo un episodio molto delicato per me, ho capito che la mia vita è una e si deve fare ciò che si ama e che ti rende vivo, anche se sarà difficile. Quindi, in questa vita io non riesco ad immaginarmi senza la musica, forse in un’altra vita…
Ad oggi un artista deve fare attenzione a ciò che dice e scrive sui social e ponderare ciò che pubblica, o la spontaneità è ancora un qualcosa che il pubblico apprezza?
Questo è un argomento molto delicato e penso che i social siano ad oggi un’arma a doppio taglio. Io sono sempre per la spontaneità e non per l’essere costruiti, anche perché è l’essenza dell’arte. Mi rendo conto, però, che quando si è un personaggio in vista o comunque si ha un minimo di seguito è giusto far attenzione a cosa si dice, perché si può essere fraintesi in un attimo e mandare messaggi sbagliati. Ad esempio, io nel mio progetto affronto un discorso molto delicato che è quello della body positivity, e so benissimo che tutto ciò che dico ha un peso, però sono stata spontanea nell’aprirmi con gli altri mantenendo comunque una certa attenzione nel parlarne. Come tutte le cose delicate, bisogna maneggiarle con cura.
Sappiamo che presto uscirà un tuo ep, ce ne vuoi parlare?
Per il momento è ancora una cosa in fase di creazione, niente di certo, ma comunque è in programma! Appena ci sarà qualcosa di più ufficiale ve ne parlerò…
Domanda Extramusicale: parlare di “quota rosa” nei vari ambiti socio-economici non è di per sé una uscita maschilista? (sentiti libera di non rispondere in caso tu non voglia)
Al giorno d’oggi dobbiamo fare molta attenzione al linguaggio che adoperiamo, quindi sì, potrebbe essere un’uscita maschilista. Per me, negli ambiti lavorativi e non, è importante guadagnarsi il proprio posto per quello che si è e per quanto si vale, a prescindere se si è uomo, donna, gay, trans o di altre nazionalità e culture, l’importante è essere.
Per concludere questa nostra chiacchierata insieme, oltre a ringraziarti nuovamente per il tempo dedicatoci, ti invitiamo a tua volta a salutare e ringraziare chi vuoi. Grazie ancora, alla prossima!
Intanto ci tengo anche io a ringraziare voi! Il mio saluto e ringraziamento principale va a tutto il mio team in particolare ad Edoardo Del Chiaro che fa parte del mio management, che oltre ad accompagnarmi giorno per giorno in questo mio percorso mi è stato vicino anche come amico e supportato psicologicamente, e so che non è stato semplice starmi dietro. Un ringraziamento va anche a Francesco Gentile, produttore che ho conosciuto quando ero ancora una ragazzina al CET, una delle mie più grandi esperienze formative, che ha visto subito in me qualcosa di speciale ed è stato con lui che ho iniziato a dare vita a questa mia canzone, insieme ad Andrea Piscina, passando pomeriggi interi nel mio monolocale tra risate, pianti e spaghetti cinesi.
Un ringraziamento va anche ad Alessandro Di Menza, anche lui nel team di management che mi ha fatto conoscere Alessandro Gemelli, anche lui produttore di questo brano che con il suo tocco ha saputo dargli ancora più essenza. Un ringraziamento va anche a Valeria Palmitessa, un’altra autrice con cui ho collaborato nella stesura del pezzo che ad oggi per me è diventata anche un’amica oltre che collaboratrice, perché quando si condividono storie e sentimenti è inevitabile non creare bei legami e la musica crea anche queste cose.
Un ringraziamento anche ad Adel Al Kassem che il giorno in cui ho registrato le voci di Ansia mi ha assecondato nella pazzia di non prendere neanche un attimo di pausa e con i suoi consigli mi ha aiutato a donare un valore aggiunto al brano. Il mio vocal coach Marco Volpato che mi ha assistito anche durante la registrazione del brano presso il Massive Arts Studios, luogo stupendo che mi ha fatto conoscere lui.
Un ringraziamento va anche ad Arianna Puccio e a Studio Cemento che mi accompagnano nel processo creativo del mio progetto facendo uscire al meglio la mia essenza artistica. E non posso non ringraziare Beatrice Chima, non solo grande amica, ma è stata la prima ad accompagnarmi in questo percorso e averle dato in mano la regia del mio video musicale per me è stato un onore. Infine, voglio ringraziare tutte le persone che hanno lavorato al video e i miei amici che mi hanno supportato e sopportato da sempre, in particolare Gerlando Montana che ha fatto da stylist per tutti i look del mio video.
Intervista a cura di Jean Denis Marchiori!