Zeta, pseudonimo di Alessandro Lo Duca, è il nuovo artista emergente della scena hip-hop italiana. Palermitano, classe 2001, la musica è l’assoluta protagonista della sua vita sin dalla tenera età. Entra in contatto con il rap grazie alla sorella, avvicinandosi a nomi come i OneMic, Fedez e Nesli. Da quel momento, le barre diventeranno il modo di Zeta per esprimere ciò che ha dentro.
A ottobre 2020 si impone nella scena musicale con la pubblicazione del suo primo singolo, Milano 5am, che subito entra nella Viral 50 di Spotify. Pochi mesi dopo, a fine gennaio, dà alla luce Cicatrici con il featuring di Tenth Sky.
Un Motivo, il suo ultimo singolo uscito il 13 aprile per Collater.al Label, nasce a marzo dell’anno scorso, in pieno lockdown. Caratterizzato da sonorità indie rap, il pezzo si sviluppa sul campionamento di Youth dei Daughter ed esprime tutta la malinconia e lo smarrimento di quei giorni. Il risultato è una canzone estremamente sincera.
In occasione della sua ultima pubblicazione, abbiamo avuto modo di conoscerlo meglio e di confrontarci sulla scena hip hop attuale, che secondo lui avrebbe bisogno di più figure femminili. Come dargli torto!
Qui sotto, la sua intervista.
Ciao Zeta, raccontaci un po ’il tuo percorso. Quando ti sei avvicinato alla musica?
Non saprei dire di preciso quando mi sono avvicinato alla musica, ma posso dire con certezza quando ho scoperto il rap. Ho sempre ascoltato tutto fin da quando ero piccolo, ho ricordi di me a sette anni mentre canto De Gregori in un villaggio turistico oppure in macchina con mia madre ad ascoltare alcuni dei suoi dischi preferiti. Era un rapporto passivo, frutto di quello che ascoltavano gli altri ma tutto sommato mi faceva stare bene. Poi è arrivato il rap, una sera quando avevo appena undici anni mia sorella mi fece ascoltare Il Mare se ne Frega degli OneMic e Si Scrive Schiavitù Si Legge Libertà di Fedez, ricordo che rimasi folgorato già al primo ascolto. Non sapevo come funzionasse il mondo ma sapevo che quella sarebbe stata la mia strada e che nella vita volevo fare questo. La sera stessa scrissi le mie prime barre nell’intro di un brano di Nesli.
Musicalmente parlando c’è un artista a cui ti rifai in modo particolare? Se sì, chi?
Non ho un artista a cui mi rifaccio in modo particolare, come non penso nemmeno di avere un genere. Assimilo tutto quello che mi passa davanti, lo metabolizzo e lo trasformo in qualcosa che mi da la possibilità di esprimermi e farmi capire.
Parlaci del tuo ultimo singolo Un Motivo. Come nasce il pezzo?
Un Motivo nasce a marzo dell’anno scorso in pieno lockdown e di questo il testo ne risente molto, le strofe sono brevissime e la canzone è composta quasi tutta dal ritornello. È triste e malinconica, un po’ come le vibes di quei primi giorni. Guardare per strada e non sentire nulla mi metteva angoscia mentre sottovoce ripetevo le frasi che poi ho scritto nella canzone.
Un Motivo nasce sul campionamento di Youth dei Daughter, un gruppo che potremmo definire indie rock. Ti senti vicino al loro modo di fare musica?
Come ho detto prima, tendo a prendere ispirazione un po’ da tutto e in questo caso l’intro di Youth riusciva a descrive a pieno quelle che erano le mie sensazioni in quel periodo. Era solo musica, non pensavo al testo o al contenuto. Sovrapporre le due voci creava un’alchimia che mi faceva stare bene. Mi bastava solo quello.
Quando hai pubblicato Milano 5am, il tuo primo singolo su Spotify, ti aspettavi il successo che ha ottenuto?
Milano 5am ad ottobre non doveva neanche uscire. Quando decisi di pubblicarla non mi aspettavo tutto quello che poi sarebbe successo. Venivo da un periodo in cui mi sentivo solo ma soprattutto non mi sentivo capito. Il testo è uno dei più sinceri che io abbia mai scritto e forse il segreto sta proprio in questo. Grazie a Milano 5am ho capito che la sincerità ripaga sempre e che le cose belle arrivano solo nel momento in cui smetti di pensarci.
Toglici una curiosità. Sei nato a Palermo ma il primo singolo prende il nome da Milano. Cosa rappresenta per te questa città?
Quando nasci in una città che alla fine è solo poco più grande di una provincia è difficile farsi notare. Il nome nasce dalla prima strofa del testo, dove raccontando un’immagine cito Milano, che per me metaforicamente, e non solo, è una possibilità di farcela. Dimostrare che non sono come gli altri, che quando non hai i mezzi te li crei, e le possibilità te le prendi.
Hai pubblicato, a distanza di pochi mesi, tre canzoni dal mood malinconico. Sono nate da un periodo difficile?
Non sono triste, scrivo solo canzoni malinconiche dove alla fine qualcuno si fa male. Non voglio e non riesco a fare qualcos’altro, forse perché non mi interessa. Preferisco raccontare una storia bella o brutta, piuttosto che dire al mondo quanto sono felice.
Rispetto a un anno fa, pandemia a parte, com’è cambiata la tua vita?
Rispetto ad un anno fa non è cambiato molto nella mia vita, se non musicalmente, ho solo più impegni e qualche streaming su Spotify, ma siamo ancora all’inizio. Forse passo solo più tempo a casa.
Immagina di avere l’opportunità di fare un featuring con un big. Chi sceglieresti?
Se dovessi fare un feat ora come ora sceglierei Roshelle. Mi piacerebbe lavorare con lei, ha un modo così personale di vivere e fare musica capace di far emozionare chi la ascolta. Magari in futuro riusciremo a fare qualcosa. Il rap italiano ha bisogno di più donne.
Visto la tua recente attività ci immaginiamo presto un album. È già in cantiere?
Ho un team fortissimo che crede in me tanto quanto io credo in loro, stiamo lavorando per il futuro per fare delle belle cose. Magari un album, magari un Ep. Chi vivrà vedrà.
Chiara Prato
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