Volevamo chiederti innanzitutto di parlarci del tuo rapporto speciale con Ghemon. Come nasce questo singolo “Fino a che non ti odierò” ?
Gianluca ed io ci conosciamo da ere precedenti. Quando ci siamo incontrati mi ha fatto vedere una foto dal cellulare che avrà non meno di 12 anni; era il periodo delle gare di freestyle in cui tutto è iniziato per me.
L’idea di provare a coinvolgere Ghemon in “Fino a che non ti odierò” mi è venuta col mio manager ascoltando il primo provino delle strofe del brano.
Quando io e Gianluca ci siamo visti in studio però è stato come un secondo primo incontro.
Ho una grande stima per lui e per il suo talento, per la sua identità artistica e culturale.
Cosa intendete trasmettere con questa canzone? Ci puoi spiegare in breve il significato del brano?
Credo molto nell’unicità dell’esperienza dell’ascolto e nella bellezza di poter trovare il particolare in un’esperienza universale, quindi non mi sento la persona adatta a dire cosa trasmette questa canzone. Credo sia soggettivo come il rapporto fra analista e paziente. Diciamo che è un brano che racconta di una storia finita prima di iniziare, senza colpe o rimpianti; c’è solo l’emozione di un incontro e le successive emozioni contrastanti quando si sceglie di non iniziare un rapporto, senza negare importanza a quell’incontro o a quella persona. È una ricerca di maturità, forse?
In questo pezzo si sente un Lowlow con uno stile molto diverso rispetto al passato. Ci dovremmo aspettare quindi altre tracce simili a livello di sonorità all’interno del nuovo album?
Il mio nuovo progetto ha molte facce anche dal punto di vista musicale, soffre della stessa malattia del tipo di “Split”. Il filo conduttore siamo io e la mia personalità (o le mie personalità). Per rispondere più pragmaticamente: secondo me non c’è una traccia riconducibile all’altra nel mio nuovo progetto, sono tanti mondi diversi.
Nelle tue canzoni si sente molto l’influenza di Rancore. Quanto è stato importante questo artista nel tuo percorso di crescita? Vi vedremo presto tornare a collaborare?
Abbiamo entrambi la scrittura come punto di forza. Voglio molto bene a Tarek e a lui, come a Gemitaiz, a Madman e a CaneSecco, devo tantissimo.
La canzone più conosciuta della tua carriera è sicuramente Ulisse. Ci puoi svelare qualche retroscena su questa tua vera e propria perla? Ti aspettavi tutto il successo che ha raggiunto?
Di retroscena su quel pezzo ce ne sono tanti, sono stato io a imporlo come singolo. La rima sulla figlia così cagna che andrebbe bene per un cieco in origine era ancora peggio, tipo troppo volgare e politically uncorrect anche per Ozzy Osbourne.
Tra le tue qualità più importanti c’è senza ombra di dubbio la scrittura. Raccontaci quindi come nasce un brano di Lowlow.
Un brano di lowlow nasce da un’idea. Voglio fare uno storytelling sulla Yakuza, voglio scrivere qualcosa di personale e intimo come il film di Haneke che ho visto ieri sera. Una volta che c’è la storia o l’atmosfera caratterizzante allora le rime si scrivono da sole.
L’anno scorso è uscito il tuo album “Dogma 93”. Ti ritieni soddisfatto di questo tuo progetto oppure ti aspettavi qualcosa in più in termini di vendite?
Abbiamo deciso di uscire nonostante il periodo proibitivo per una mia esigenza narrativa, senza guardare dinamiche di mercato ma cercando di dare al mio pubblico una cronaca di quei tempi per sancire l’inizio una nuova fase sia internamente per me che esternamente per il progetto.
C’è un rapper o un’artista in particolare con cui sogni di collaborare?
Tanti! Sono competitivo nel senso buono del termine e ci sono tante cose in giro più o meno vicino a me che apprezzo e con cui mi piacerebbe confrontarmi. Per dire qualche nome: Blanco, Mara Sattei, Margherita Vicario, Tedua e tanti altri.
Quanto manca invece per l’uscita del tuo nuovo disco? Ci puoi spoilerare anche qualche featuring al suo interno?
Manca poco al nuovo progetto, molto poco bahuabahuabahauah (sul serio manca poco quella è la mia risata malefica). Come spoiler featuring vi dico solo che anche il prossimo singolo sarà una collaborazione
Ti ringraziamo Lowlow per la disponibilità per questa intervista e ti invitiamo a concludere salutando chi più ritieni opportuno.
Grazie a voi per lo spazio, un saluto al mio team e a tutti i ragazzi che mi supportano, ci sentiamo molto molto presto.
Intervista a cura di Giovanni Paciotta!