Il tuo ultimo singolo “Amerika” è estremamente diretto e comunicativo, tratti che contraddistinguono la tua espressione artistica. Si comprende quanto sia importante per te “gettare fuori” le parole ed esprimerle in musica, che è chiaramente il tuo canale comunicativo; quando hai avuto questa consapevolezza e quando per te è diventata una necessità piuttosto che un’alternativa?
È come se non potessi fare altrimenti. In “Amerika” ciò è sicuramente più chiaro sia per l’intenzione vocale, sia per la struttura del testo, che è risultato da una progressione personale e artistica, ma il mero comunicare è da sempre il perno centrale del mio progetto. Faccio musica perché ho bisogno di dire alcune cose e, ad oggi, rappresenta il luogo in cui mi sento più al sicuro, quasi per controfobia. Sono passata dall’avere paura delle parole e delle persone, allo scrivere parole per le persone. E sto bene ora; infatti, è stato il momento in cui ho capito che questo mi faceva bene, a farmi comprendere quanto questo sia una necessità piuttosto che un’alternativa.
La melodia e le tua voce sembrano complementari, l’una segue perfettamente l’altra. Le influenze elettroniche caricano la tua rabbia e in altri momenti trasmettono la tua voglia di rivendicare ciò che provi. Quando una base ti ispira e, in riferimento a questo brano, quando hai detto “sì, è quello giusto”? Data l’originalità del prodotto finale, ci saranno altre collaborazioni con Fedele?
La creazione per me è essenziale. Non riesco a ricevere una strumentale e cantarci, ho bisogno di parteciparvi. La complementarità dovrebbe essere presupposto essenziale per la riuscita di un brano. Con Fedele, siamo entrati subito in connessione. Abbiamo lavorato insieme al brano e, dopo aver proposto la mia idea, istintivamente è nata la produzione.
Per me non esiste quello che è giusto, esiste quello che è vero e che si fa strada. Così nascono le mie canzoni o le produzioni che le accompagnano: da un’idea o un pensiero che è sempre accomunato ad una melodia che lo descrive; quando scrivo è come se riuscissi già a sentirla.
Questo brano di forte esigenza di far emergere le proprie emozioni sembra rappresentare una quindi una rinascita, è così anche a livello musicale? Cosa c’è di nuovo di “Vale LP” in questo brano?
Io mi sento sempre nuova. Tutto ciò che vivo mi influenza e mi alimenta. Sicuramente c’è una consapevolezza maggiore sia a livello personale che artistico e una voglia ancora maggiore di aprirmi e lasciarmi andare.
Musicalmente sto sviluppando delle idee e “Amerika” fa parte di un filone di esse.
La mia attenzione alla produzione è data anche da una direzione musicale che ad oggi sento di seguire, sempre senza limitarmi.
Il brano “Amerika” è un un perfetto compromesso fra introspezione e spensieratezza, che rende il brano adatto a diverse situazioni; ciò mostra la tua versatilità sonora. Pensi sia questa la chiave fondamentale della tua sfera artistica? Preferisci continuare a sperimentare o credi di aver trovato la tua “comfort zone”?
Odio le mie “comfort zone”.
Ci ritorno solo quando sono allo stremo, quasi per ritrovarmi, ma per questo mi piace stargli lontana. Mi piace essere vulnerabile, camaleontica, sento dentro di me tante cose e sento di appartenere a luoghi diversi. Sperimentare me stessa e conoscermi, sono le motivazioni primarie del mio fare musica. Stare ferma in un luogo, in un tempo e in un genere, per me sarebbe deleterio.
“Tu mi fai sentire l’America, ma a te non interessa”: esprime con una metafora un sentimento spesso comune e difficile da accettare ed è proprio ciò che ci piace di te: una grande espressione, con facilità nel farlo. Ti riferisci sempre a esperienze vissute o a volte riesci a raccontare di situazioni astratte facendoti guidare dalla musica la musica, magari lasciando solo l’interpretazione al tuo pubblico?
Che sia un immaginario o reale, parlo comunque di cose che ho vissuto e sentito per davvero, sempre per la stessa motivazione; non riuscirei a fare altrimenti. Ciò che vivo e sento, anche se non mi colpisce direttamente, è fuoco vivo per i miei pensieri, così per le mie canzoni. Da qui nasce l’esigenza di scriverle e registrarle, per ascoltarmi e comprendermi. Poi, tutto ciò che gli altri posso percepire dai miei brani, appartiene a loro.
In ogni caso, speriamo di sentirlo presto live ed attendiamo le tue prossime uscite; qualche novità per il futuro?
“Amerika” apre sicuramente il sipario ad un progetto a cui lavoro da un po’ e di cui sono soddisfatta. Sento la voglia di essere me stessa e di dire le mie cose, con il prossimo progetto sento di esserci riuscita. Ciò che vedo davanti a me è una vita piena di musica, che racconti di me e di quello che vivo, degli amici che amo e del paese in cui sono cresciuta e che mi permetta sempre di essere me stessa, accompagnandomi nel viaggio speciale che è per me la vita.
Intervista a cura di Sara De Lucia!