Benvenuto a questa nostra chiacchierata insieme ti ringraziamo fin da ora per il tempo che ci dedicherai per rispondere alle nostre domande. Pain, come mai un nome con un richiamo così forte al dolore?
Ciao ragazzi! Grazie per darmi questo spazio!
Il nome d’arte Pain sta a ricordare che è solo l’esistenza del dolore e dei momenti più difficili che che ci permette di apprezzare tutto il suo opposto come la gioia, l’amore e la serenità.
Senza la sua presenza non esisterebbe tutto ciò a cui l’essere umano ambisce.
“Blockchain” ep è uscito da poco, ma da quanto ci stavi lavorando e cosa rappresenta a oggi per te?
Il lavoro dietro “blockchain” ha occupato qualcosa come due anni. È stato l’arco di tempo più esteso che abbia mai dedicato ad un progetto. È passato così tanto per vari motivi in realtà. Inannzitutto perché inizialmente sarebbe dovuto essere un album di circa 10 brani. Oltre a ciò è stato un momento di vita in cui sono successi decine di avvenimenti che mi hanno sconvolto la quotidianità, partendo dal covid fino a eventi personali. Ad oggi “blockchain” è per me la prova che una passione nata 15 anni fa non si affatto estinta. A livello lavorativo è anche un EP di cui vado fiero per i mix e i master che ho cercato di curare nel modo migliore possibile.
Parlaci del legame che hai con Torino inserendo nella tua risposta i titoli di questo ep.
Questa è più difficile!
Torino è una città che ti entra nella pelle. Chi ci vive sa che dopo un po’, spostarsi per i suoi quartieri è come cambiare le stanze di un’abitazione che per quanto grande è comunque casa.
Sono sempre stato attratto dai palazzi alti di parco Dora da qui spesso la mia immaginazione ha fatto skydive.
Lanciandosi da lì arrivava fino al mercato di Porta Palazzo o alle vie del Quadrilatero. E ogni volta che sento parlare qualcuno di Torino in un modo che non la rispecchia o non la rispecchia più mi dico “cosa ne sai frate”?
Torino è questo. Amo camminarla scattando foto con la mia Sony in cerca di dettagli così come sentitmela attorno quando mi rifugio nel mio monolocale.
Torino è questa, una bella ragazza, di grande fascino che non chiameresti mai tipa, che non definiresti mai bitch, ma al massimo mami, per quanto è bella e misteriosa.
Come sono stato scelti i feat di questo progetto?
I feat di questo progetto hanno una storia particolare. Per quanto riguarda il brano con Axell, ci conosciamo da molti anni io e lui e ho apprezzato che nonostante avesse firmato da poco con Sto Records e fosse pieno di impegni, abbia trovato il tempo di partecipare a questo lavoro. È stato davvero bello. Il feat con Mitra Toma e Yung Pips invece è nato in studio. Ho avuto il piacere di registrare entrambi e credo siano tra le penne più promettenti a Torino. Una volta che il ritornello di Mami era pronto è bastato mandargli il provino e tutto è nato spontaneamente
In skydive dici testualmente “un cuore generoso so non sai quanto amore spende” , tu quanto amore hai speso in questi anni?
Ne ho speso tanto.
Fino ad aver paura di averne speso troppo.
Ho capito però che a differenza del denaro, non finisce. Si rigenera e lo puoi far aumentare semplicemente coltivandolo, attorniandoti delle persone giuste e seguendo i tuoi obiettivi ogni giorno.
In monolocale in maniera quasi ironica ci racconti che “non era un granché” fare tante cose che forse invece lo erano, ecco nella musica a cosa ti viene da dire “non era un granché” ma forse si.
Bhe…lavorare nella musica è un po’ orbitare in un mondo parallelo. Tante volte ho odiato questo lavoro. E avrei detto non è un gran che registrare artisti fino alle prime luci del mattino per poi dormire (di nuovo) su uno dei divani in studio. Non era un gran che non sentirsi all’altezza di gestire così tanti brani e progetti.
Non era un gran che alzarsi con l’ansia di riuscire a pagare tutto a colpi di rec.
E altre centinaia di cose che in realtà non scambierei con nient’altro.
Cosa dobbiamo aspettarci nel futuro prossimo?
Ci sono tante cose in realtà che voglio fare. Ma la maggior parte delle mie energie andrà nel curare la neonata label XFCT Music. Dopo questi anni in studio temevo che sarebbe rimasto un sogno nel cassetto ma grazie all’ingresso dei ragazzi in studio, tutto si è tramutato in realtà. Ora c’è un team di persone che ci crede tanto quanto me e so che possiamo andare lontano.
Hai mai pensato di lasciare perdere tutto e tutti e pensare a altro che non avesse la musica come contenuto e contenitore?
Si centinaia di volte.
Ma poi torno sempre qui….
Domanda extra musicale : ti danno la regia di un film che non tratta di musica, per cosa ti chiamerebbero secondo te?
Probabilmente mi potrebbero chiamare a curare la regia di qualcosa stile Woody Allen. Spesso nei suoi film ci sono persone completamente lontane dai canoni sociali ma che proprio grazie a ciò vivono esperienze straordinarie!
Per concludere questa nostra chiacchierata insieme ti invitiamo a salutare e ringraziare tutti coloro che vuoi!
La lista delle persone da ringraziare è veramente lunga. Diciamo che senza i ragazzi in studio (Manu, Cri, Gigi, Chie, Matteo e Giuse) non ci sarebbe tutto questo. Loro sono la nuova anima dello studio e hanno seguito questo progetto meglio di come avrei fatto io stesso. Ringrazio Vulpo e Bozzo per le produzioni super e la giovane agenzia XFCT agency che si sta occupando di far conoscere il nostro lavoro a tutti. E ringrazio le persone che fanno parte della mia vita, la mia ragazza Valentina e mio fratello Ilias. E ringrazio voi ragazzi per il lavoro che svolgete. Grazie mille per aver ascoltato “blockchain” e per lo spazio che mi avete dato!
Intervista a cura di Jean Denis Marchiori!