Intervista a Veronica Simioli, cantautrice che debutta da solista con il singolo “’Ncroce”, di cui è disponibile l’omonimo videoclip su YouTube.
Benvenuti a una nuova intervista targata Exclusive Magazine e un benvenuto a Veronica Simioli. Per iniziare questa nostra chiacchierata insieme ci farebbe piacere sapere come stai e come è andata questa ultima estate dal punto di vista artistico.
Sto bene! Ma lo dico in punta di piedi e a cuore aperto, poiché tutta questa mia nuova fase artistica è un costante crescendo. Ho iniziato a realizzare il mio processo di scrittura da meno di un anno (sicuramente delle cose maturano una vita intera per poi trovare compimento nel momento giusto) ma è al contempo emozionante e spaventoso! Sono sulle montagne russe, dai.
Veronica Simioli è il tuo vero nome o un aka ? In ogni caso, quale è la storia dietro la scelta del nome?
Io ho debuttato a teatro all’età di 18 anni cantando nel musical “C’era una volta … Scugnizzi” di Claudio Mattone. All’epoca ero troppo acerba per maturare la ricerca di un nome d’arte e, in seguito, troppo proiettata nella visione d’insieme che i lavori di gruppo ti portano ad avere. Quindi ho deciso adesso di portare avanti semplicemente il nome Veronica, la mia identità. Come quando avevo 18 anni. Senza maschere dietro l’artista.
Il tuo ultimo brano prodotto da Big Fish si intitola “’Ncroce”: come mai questo titolo?
Il titolo prende forma dal ritornello che, appunto, viene ripetuto in un moto ipnotico più e più volte. Volevo realizzare – attraverso il suono e la ripetitività del verso – l’immagine dell’insofferenza inflitta da alcune incomprensioni che finiscono per vederci crocifissi, come se venissimo puniti per la nostra verità. Spesso quest’ultima diventa più una condanna che un atto liberatorio, quando incontrano il pregiudizio degli altri.
Prendendo spunto dal titolo, ti è mai capitato di sentirti “’Ncroce” in relazione alla tua scelta di seguire il tuo sogno musicale?
Credo che ogni artista si sia trovato nella condizione di sentirsi in croce: tra essere o avere. Essere figlia, fidanzata e amica o avere una carriera artistica che ti porta troppo spesso via dai legami, finendo per invalidarli. Essere chi la tua musica vuole che tu sia o avere la fama che tutti si aspettano e che in fondo desideri. Sono tantissime le croci che ti costruisci o su cui ti invitano a salire. A volte sta in una rapida scelta e a volte ci metti una vita ma per chi ha coraggio non ci sono croci che tengano!
Avere affianco una figura come Big Fish quanto ha aiutato ad avere la certezza che il brano stava andando verso la strada giusta per riuscire come una HIT?
La cosa che mi preme più di tutto, e sono felice di avere dietro persone che mi sostengono non solo nelle scelte artistiche ma anche nell’ideologia che muove il mio progetto, è la volontà di cercare di fare bella musica e non rincorrere un successo inconsistente nel mare immenso dello show business. Fish è obiettivo e motivante, pensiamo a fare cose che ci piacciono, che ci facciano stare bene mentre le realizziamo. Il resto diventa una naturale conseguenza del mood con cui affrontiamo il tutto.
Nel brano dici che odi l’ipocrisia e chi non ci mette mai la faccia. C’è anche altro che non riesci minimamente a sopportare se si parla delle persone che si possono incontrare nel corso della vita?
Ad oggi ho paura delle personalità liquide. Affidare anche solo la lista della spesa a chi cambia in base al vento o ai suoi interessi e insoddisfazioni personali può lasciarti senza cena.
Quale è la scelta che si cela dietro la volontà di cantare i propri brani in dialetto?
Più che volontà direi che è un istinto. Sto lasciando che questo flusso d’ispirazione venga fuori come vuole e come può. Mi sto conoscendo e scoprendo continuamente in questo linguaggio.
Puoi farci qualche spoiler su ciò che dobbiamo aspettarci per la stagione invernale da te e dalla tua musica?
Sono solo all’inizio di questo bellissimo percorso. È molto emozionante e stimolante lavorare con personaggi come Big Fish e con tutto lo staff della Tempo Records. Hype a parte, aspettatevi qualcosa che ha l’ambizione di voler andare oltre.
Domanda extramusicale: quando la censura diventa peggiore di ciò che vuole censurare?
Alla base delle interazioni che regolano il mondo c’è la sacra libertà di espressione. L’unica censura che dovrebbe essere appoggiata e pure incoraggiata è quella contro ogni atto di violenza. Ma molto spesso, di fatto, in special modo sui social, questa censura trova sfogo in ulteriore divulgazione di violenza ed odio, in un ciclico moto senza fine.
Ringraziandoti per il tempo che ci hai dedicato, come conclusione di questa nostra chiacchierata insieme ti invitiamo a salutare e ringraziare chi vuoi. Alla prossima.
Ringrazio in primis voi per il tempo passato insieme. E tutte quelle persone, partendo dai produttori per finire al pubblico a casa, a cui è destinata la nostra creazione artistica, che sostengono i nostri sogni e li tramutano in reale magia.
Intervista a cura di JdOnTheBeat!