Fede, ultimamente sono usciti diversi tuoi nuovi progetti e in particolare abbiamo avuto modo di ascoltare l’EP “Dirty Routine” con Poppa Gee. Come nasce questa collaborazione e che riscontro state ottenendo da parte del pubblico?
DJ Fede: Ciao, sì, è uscito il mio album Still From The 90’s, il 45 giri con il Danno e Claver Gold, il 12″ Con DJ Double S e vari rapper americani, ed ora, prima del nuovo album, ho lavorato e fatto uscire questo EP.
La collaborazione con Poppa nasce dal suo coinvolgimento nel mio prossimo album previsto in uscita per la fine di quest’anno. Ho sentito le sue cose e mi ha subito colpito,
così, oltre al progetto iniziale di lavorare insieme sul mio nuovo album, nel frattempo abbiamo trovato il tempo di lavorare insieme anche a questo EP.
Con Dirty Routine siamo fuori da sole due settimane e i feedback sono positivi, con il tempo e i nuovi riscontri capiremo ancora meglio.
In questo progetto possiamo notare delle sonorità molto anni ’90. Cosa vi manca in tal senso di quell’hip hop lì e che cosa ne pensate dell’evoluzione avuta dal genere in Italia?
DJ Fede: A me quelle sonorità sono rimaste dentro, sono quelle con cui sono cresciuto e mi sono formato musicalmente; fanno sempre parte del mio background e continueranno sempre ad influenzare i miei lavori. Ogni 5 anni circa, il suono del “real rap” vive una nuova tendenza, sicuramente le sonorità degli ultimi anni sono state molto lontane dal mio gusto personale, ma nell’ultimo periodo ci sono tanti artisti che hanno ricominciato ad utilizzare i sample e beat molto più lenti, questo “mood” mi piace, infatti il prossimo album sarà la dimostrazione pratica di questo ritorno che sto osservando nel genere.
La trap ha portato le argomentazioni affrontate dal rap verso una deriva che non mi piace, forse quella italiana è stata addirittura peggio di quella americana; penso comunque che sia un ciclo che si sta concludendo, vedremo cosa succederà in futuro…
All’interno di “Dirty Routine” possiamo notare anche sonorità funky. Raccontaci Fede a tal proposito della tua passione per questo genere.
DJ Fede: Amo tutto ciò che suona black, dal funky, al soul, passando per il jazz e la disco… Del resto sono un collezionista: ho selezionato una decina di compilation tra funk, deep funk e jazz. Questi suoni non mi stancano mai e sono sempre stati fonte di ispirazione per produrre beatz, da questo gusto nasce il sound di Dirty Routine.
Com’è nata invece l’idea di coinvolgere nell’EP Dope One? E che idea vi siete fatti dell’attuale scena napoletana?
Poppa Gee: Ho sempre apprezzato il rap napoletano. Il dialetto partenopeo sembra fatto apposta per il rap. Sono stato un fan della Famiglia, dei Co’ Sang, mi piace molto Giorno Giovanna. Dope One è uno dei più forti nella scena, non solo napoletana. Possiede tutto quello che secondo me serve: tecnica, stile e knowledge.
Volevamo chiedervi per quanto riguarda il passato invece, come nasce la vostra passione per la musica hip hop?
Poppa Gee: Il mio primo contatto con l’Hip Hop è avvenuto grazie al writing. Il rap è arrivato subito dopo. Nel ’94 un compagno di scuola mi regalò Tribe, una delle storiche riviste sul mondo del writing, da allora, anche se con ritmi diversi durante gli anni, dipingo. Se parliamo di musica, invece, ho iniziato a registrare tre anni fa, prima di allora mi divertivo solo a fare freestyle con gli amici. Ho sempre ascoltato solo rap americano e italiano, ma da qualche anno ho iniziato ad apprezzare anche la scena francese e quella inglese.
Fede, te quand’è che hai iniziato a fare pratica con le console ed hai capito di poter fare il DJ?
Ho iniziato a casa nell’88, frequentavo già il mondo della radio e questo mi ha aiutato molto, la prima volta ho suonato nel dicembre del 1989 al Rock City di Torino. Ho capito subito che era ciò che avrei voluto fare ma non avevo una prospettiva precisa, non conoscevo ancora così bene la musica, era tutto abbastanza confuso, un’unica cosa era chiara: il mondo dei club mi aveva completamente rapito e suonare mi dava una carica pazzesca.
Da quel momento in poi non ho mai smesso, sono passati 32 anni.
Ci puoi parlare anche un po’ del tuo percorso da beatmaker e delle tue prime collaborazioni nel mondo del rap? (DJ Fede)
Ho iniziato a produrre dalla seconda metà degli anni ‘90, la prime uscite risalgono al ‘97, ovviamente ho iniziato tra amici, ma già due anni dopo, nel ‘99, sono arrivate le prime collaborazioni serie con: Lord Bean, Kaso, Didez, DJ Vigor e DJ Double S, progetti che poi hanno visto la luce all’inizio degli anni 2000.
Da lì è partito il mio percorso, certo a livello produttivo ho affinato alcune cose, ma il modo di produrre non è mai cambiato, sono rimasto “fedele alla linea“, come i CCCP.
A quali dei tuoi dischi sei maggiormente legato e in generale cosa intendi trasmettere con la tua musica? (DJ Fede)
The Beatmaker è stato il primo e quindi lo adoro, Rock The Beatz è stato quello che è andato meglio insieme ad Original Flavour, credo che forse questi tre siano i più rappresentativi. Poi gli ultimi due, Product Of The 90s e Still From The 90s, mi hanno dato grandissime soddisfazioni che mi mancavano da un po’ di tempo; il riscontro e le vendite sono andate oltre le aspettative e artisticamente, riascoltandoli, mi soddisfano al 100%. Voglio che la mia musica suoni black a 360 gradi, l’uso del sample è fondamentale per me e voglio che i rapper che performano sui miei beatz portino o un vero messaggio o davvero un super stile; questo è ciò che spero arrivi al pubblico.
Poppa, in “8,5” troviamo una sorta di storytelling relativo al tuo passato e in tal senso volevamo chiederti cosa hanno rappresentato per te a livello personale queste esperienze che racconti?
Poppa Gee: Sono nato in una casa di ringhiera, di quelle tipo “vecchia Milano”, in un contesto molto popolare. Eravamo tutti immigrati e con lavori umili. Ci conoscevamo tutti e ci si aiutava l’un l’altro. Lasciavamo le porte aperte e si viveva quasi in una sorta di famiglia allargata. Non c’erano differenze di colore, religione, provenienza. Ciò ha influito sulla mia personalità, sulla mia mentalità e, in un certo senso, anche sul mio impegno politico nei centri sociali e nella sinistra estrema. Quando, crescendo, dal cortile sono passato al quartiere, un quartiere difficile lo definirebbero oggi, sono entrato in contatto con i fenomeni tipici delle periferie: la microcriminalità, la violenza, il razzismo, le dipendenze, la povertà. La piazza, prima e più che università, è stata una vera e propria scuola di vita: mi ha insegnato il bene e il male, l’odio e la solidarietà, la bellezza, il suo contrario e il rispetto. Da lì viene il mio rap ed è a coloro che hanno vissuto o vivono queste esperienze che mi rivolgo principalmente. Non canto per tutti perché non desidero piacere a tutti: sono un prodotto delle periferie disagiate dei primi anni ’90, ancora oggi la strada è la mia principale fonte di ispirazione.
Poppa, nei tuoi testi troviamo anche delle critiche ai rapper di oggi e quindi volevamo chiederti cosa ne pensi dei social e dei messaggi che questi artisti mandano attraverso di essi?
Poppa Gee: Premesso, ovviamente, che ognuno di noi è libero di fare quel che vuole, le mie critiche non sono mai rivolte a questo o a quell’altro artista, ma piuttosto ad un certo tipo di attitudine, o meglio, di mentalità. La scena italiana come tutte le altre è molto varia ed è giusto che sia così. Musicalmente parlando ascolto di tutto senza pregiudizi: sia il rap old school che quello odierno. Sono però molto selettivo, diffido da chi considera questa musica la nuova gallina dalle uova d’oro e si improvvisa rapper, così come ieri si sarebbe spacciato per un rocker, ignorando la storia e i valori che la cultura Hip Hop promuove nelle sue varie discipline. Allo stesso modo mi urtano quei cantanti che magari hanno fatto un disco rap dieci anni fa e poi si sono dati al pop o all’indie e che, spinti dalle major e dai vari magazine di settore, continuano ad occupare, nei live e nei festival, gli spazi che potrebbero essere utilizzati da chi, da sempre o emergendo ora, fa “rap di qualità”. I social, a mio avviso, hanno influenzato negativamente la musica rap e non solo, spostano l’obiettivo sullo show business più che sull’arte e spesso esasperano l’egocentrismo e l’esibizionismo gratuito di alcuni soggetti.
Quando un artista passa più tempo sui social piuttosto che in studio, difficilmente produrrà buona musica. Per farla breve: una cosa è promuovere il proprio lavoro utilizzando tutte le possibilità che danno i media di cui disponiamo oggi, un altro è vendere dei “pacchi” vuoti: magari ben confezionati ma pur sempre involucri privi di contenuto.
L’Hip Hop è innanzitutto condivisione di esperienze, non di post e stories.
Poppa, una delle tue caratteristiche è sicuramente la misteriosità e quindi volevamo chiederti se un giorno mostrerai mai il tuo volto e se sì quale potrebbe essere l’occasione giusta?
Poppa Gee: La scelta dell’anonimato non ha come obiettivo quello di creare un’aura di mistero attorno alla mia persona, ha diverse ragioni di fondo: se da una parte, in contrasto con ciò a cui assistiamo quotidianamente, c’è la volontà di portare in primo piano l’aspetto musicale rispetto a quello dell’immagine/icona, dall’altra ci sono le esigenze più strettamente materiali di chi non vive di musica, lavora fuori dal settore e quindi non sempre può permettersi di usare liberamente la propria immagine.
Comunque quando mi esibisco live non ho il volto coperto e in molti a Milano sanno chi sono.
Avete in programma nuovi progetti musicali e nuovi live in vista nei prossimi mesi? E se sì cosa ci dobbiamo aspettare?
DJ Fede: Poppa, come ti accennavo all’inizio della nostra chiacchierata, sarà presente nel mio prossimo album. Per quanto riguarda i concerti, in questo momento è difficile dire quando se ne potranno fare. Ora sono molto concentrato sui dj set e sulla lavorazione del mio prossimo album, inoltre, sto chiudendo un disco in coppia con Dafa, sotto lo pseudonimo Young Veterans, la ristampa di The Beatmaker, un 45 giri con Ghali da inizio 2021 ed il mese prossimo uscirà anche #undergroundbeatz, un vinile dei miei beatz migliori…Come produttore lavoro molto più in studio e in performance con i DJ set, per i concerti lascio spazio ai rapper. Portare in giro i miei album è davvero impossibile cercando di fare combaciare le disponibilità e gli impegni di tutti.
Poppa Gee: Sui live per il momento preferisco non dire nulla perché la situazione è molto critica e incerta. Intanto continuo a scrivere e registrare,
ho 3 nuovi ep in lavorazione che usciranno entro la fine dell’anno, più diverse collaborazioni in dischi di amici.
Dopo più di una trentina di ep mi in futuro mi piacerebbe realizzare un disco vero e proprio: vedremo…
Vi ringraziamo per la disponibilità per questa intervista e vi invitiamo a concludere salutando chi più ritenete opportuno.
DJ Fede: Più che salutare, voglio ringraziare Poppa Gee per aver realizzato con me questo progetto, Angelo, padre di ‘Za Musica” che mi ha dato la direzione artistica dell’etichetta New Rapform, con cui abbiamo in cantiere una ventina di ristampe, in vinile, di classici del rap italiano ed infine voi di Exclusive Magazine per questa intervista.
Poppa Gee: Grazie a voi per lo spazio dedicatoci. Il mio ringraziamento va innanzitutto a DJ Fede per la musica che abbiamo fatto insieme, ma soprattutto, per tutta la musica di qualità che ha sempre fatto in questi anni con una costanza ed un impegno davvero rari. Saluto e ringrazio Jangy Leeon e Dope One per avere potenziato il nostro progetto e tutti coloro con cui ho lavorato e con i quali mi sono divertito in questi anni.
Intervista a cura di Giovanni Paciotta!