“Come gli americani al ballo di fine anno” è il debut ep di Galea. Giovane e talentuosa cantautrice è una delle nuove promesse in casa Sugar Music.
Un timbro profondissimo e un carisma musicale fortemente riconoscibile.
Galea si muove in un nuovo panorama italiano che è quello del cantautorato giovane, non più adolescenziale ma neanche abbastanza adulto, che prende vita su una linea sottile e spesso sfumata, quella di confine e di passaggio tra le due età.
“Come gli americani al ballo di fine anno è una sorta di dichiarazione di poetica che rimette al centro la sincerità verso se stessi, l’abbandono delle complicazioni inutili e degli intellettualismi spesso autoimposti, il distacco dalla coolness di una vita a tutti costi estetica, a favore di un ritorno a una genuinità che alla base non ha né calcoli né strategie. È in questo senso che la volgarità di una limousine e di un ballo di fine anno negli USA, rappresentano una via d’uscita grazie alla quale ritrovare la propria identità liberamente, in modo indipendente dalle pressioni esterne dei tempi e dei gusti che cambiano e si muovono velocemente, con i quali è sempre più difficile stare al passo, anzi, il rischio è quello di disorientarsi e smarrire se stessi”.
Nell’album prodotto da Antonio Filippelli a fare capolino sono le influenze sonore degli anni ‘90, secondo una tendenza naturale sempre più vivace anche all’estero che è quella del ritorno di un suono caratterizzante delle chitarre (vedi Clairo, Beabadobee, Girl in Red, Olivia Rodrigo), al servizio di una vocalità preziosa, potente, ipnotica.
Un progetto musicale in fioritura che profuma di quelle sonorità indie rock proprie delle voci femminili anglo-americane contemporanee (Phoebe Bridgers, Lana Del Rey).
I suoi brani raccontano attraverso una narrazione acuta e sensibile, lo schianto di avere vent’anni (I nostri 20), l’amore senza contorsioni e l’importanza degli affetti puri che resistano al tempo e alle intemperie (Ragazzo fuori moda), la libertà di una nuova narrazione di genere che permetta alle ragazze oggi di dire ad alta voce: “sei quello che vuoi e quello che scegli di essere ogni giorno” (Femminuccia).
Galea canta l’importanza di “abbandonarsi completamente ai sentimenti abbassando le proprie difese, accettando anche il rischio di rimanerci male, perché soffrire in fondo significa essere vivi” (Soffrire bene che parte da una citazione di Massimo Troisi in “Pensavo fosse amore invece era un calesse”) e chiude questo suo primo ep con un brano manifesto: Voglio solo cose belle, “un invito a mollare la presa e a giudicarsi di meno, ad abbracciare anche la parte meno sofisticata di se stessi a vantaggio della spontaneità, anche nelle relazioni con gli altri”, una canzone emotivamente intensa impreziosita dalla scrittura e dalla voce di Maggio.
La sua è una ricerca di punti saldi, in un mondo che si muove veloce e dove si perde facilmente il senso del vero, Galea naviga sempre verso porti sicuri, le cose importanti che rimangono dopo la tempesta.
GALEA
Classe 2000, pugliese, in arte Galea per l’origine etimologica del suo cognome: Guaglione, che rimanda anticamente ai guaglioni, i garzoni che lavoravano sulle galee, quelle navi da guerra o da commercio che navigavano il Mediterraneo prima, dopo e durante il Medioevo.
Musicista raffinata, Claudia suona la chitarra, l’ukulele e il pianoforte.
Nel 2017 ha partecipato al talent musicale X Factor, classificandosi tra le prime 12 concorrenti “Under Donna”.
E’ stata fra i 20 semifinalisti di AmaSanremo nel 2021 con il brano I nostri 20.