Aveva ragione Drast: Simone Panetti “deve fare musica”. E il suo Profondo Rosa ne è la prova.
Quando sei una persona diventata famosa in un determinato ambito e provi ad avventurarti in un campo che non è avvertito come il tuo, ecco che per molti scatta già in partenza una buona dose di diffidenza. Se poi sei diventato famoso come streamer su Twitch, per giunta in un Paese come l’Italia – dove l’opinione pubblica ancora fatica a fare i conti con la figura mitologica dello youtuber – e decidi di fare musica, te la stai proprio andando a cercare.
È il caso di Simone Panetti, uno dei content creator e streamer più seguiti ed eccentrici d’Italia, che il 14 gennaio ha dato alla luce il suo primo disco, Profondo Rosa. Come per ogni cosa, c’è più di qualcuno che fatica a vedere aldilà del proprio naso e, carico di pregiudizi, ha deciso che semplicemente non meritava di essere ascoltato. C’è poi anche chi l’album l’ha ascoltato – e magari ne ha pure scritto – ma dando per scontato che, essendo Panetti (anche) un intrattenitore, il suo disco non potesse che essere un esperimento, magari anche ben fatto, ma per far divertire l’ascoltatore e nulla di più. Considerazioni che nascono da un filo logico di una superficialità imbarazzante, che si può riassumere così: sei un personaggio notoriamente ironico e irriverente, guadagni da vivere con Twitch e in una canzone per giunta hai osato dire “mi sego su di te”, quindi come facciamo a prenderti sul serio? Il tuo disco sarà sicuramente qualcosa di leggero e poco impegnato, perché secondo noi alla fine dei conti non hai niente di rilevante da dire e con la musica c’azzecchi poco.
Bene, niente di più falso: Simone Panetti ne ha eccome di cose rilevanti da dire e con la musica c’azzecca parecchio. Il suo è un disco estremamente interessante, fortemente sentito e a tratti molto intimo. Sul piano musicale, grazie anche alla sapiente supervisione di Mike Lennon e ai contributi di vari e validi producer, si presenta come un prodotto originale, in cui niente è lasciato al caso e sonorità molto diverse tra loro convivono con naturalezza. Sul piano dei testi, colpisce la capacità di saltare da un registro all’altro mantenendo nel complesso uno stile coerente e riconoscibile. E soprattutto colpisce come quest’abilità di variare registro sia sapientemente utilizzata da Panetti per mostrarsi con onestà nei suoi diversi modi di essere. Dal Simone che un po’ tutti conoscono – quello irriverente e spigliato delle live in giro per l’Italia con Homyatol – al Simone più nascosto al grande pubblico, quello che soffre d’ansia da quando era ragazzino e gira sempre con un portapillole carico di ansiolitici per sentirsi più al sicuro, just in case. Ed è precisamente così che si spiega come riescono a coesistere con armonia nello stesso disco un pezzo più leggero e scanzonato come Su di te ed uno più riflessivo e crudo come Cerotti (intermezzo). È la formula Panetti, un mix che sono convinto farà strada negli anni a venire.
Insomma, se non hai ancora ascoltato Profondo Rosa, ci sono tutti i motivi per recuperarlo subito. Ma se ancora non ti ho convinto o semplicemente vuoi approfondire il mondo di Simone Panetti, di seguito trovi l’interessante chiacchierata che abbiamo fatto per Futura 1993.
Ciao Simone! Di recente in una live hai raccontato di star vivendo un periodo complicato, in cui quell’ansia che negli anni avevi in qualche modo imparato a tenere sotto controllo è tornata con prepotenza. Come ti senti ora? Come sta influendo l’uscita del disco su quei pensieri fastidiosi che ti occupano la testa?
Ciao! Purtroppo devo fare i conti con questo lato di me, al quale nel bene o nel male ho fatto l’abitudine. Ultimamente sto pensando molto a me stesso ed il disco mi ha aiutato molto. Stare in studio mi fa stare bene, per questo sto già esplorando nuova musica.
Profondo Rosa è un gran bel disco, intimo nei testi e coraggioso nelle sonorità. Eppure, c’è chi ha accolto la sua uscita sminuendolo, con articoli che sono arrivati a definirlo “adolescenziale” e nato dalla “volontà di divertirsi e far divertire”. Come se il fatto che sei (anche) uno streamer rendesse tutto quello che fai, anche in altri ambiti, una specie di gioco, un passatempo. Avverti questo pregiudizio? Si tratta di casi isolati o ti sembra che il tuo disco fin qui sia stato poco capito?
Non mi preoccupa molto il pregiudizio: non scrivo canzoni per cercare l’approvazione o la disapprovazione di altre persone, ma la mia. E a me il disco piace molto.
Oltre che influenzare il modo in cui gli altri vedono te, il tuo lavoro di streamer finisce inevitabilmente per influenzare anche come tu stai con te stesso. L’hai raccontato bene nella live citata sopra: ci sono giorni in cui, semplicemente, non stai bene ma in cui ti senti costretto a fingere un sorriso e mostrarti allegro. Quanto pesa questo aspetto sulla tua vita e sul tuo equilibrio mentale?
Moltissimo, ma è un peso che accetto volentieri, perché il compenso emotivo in positivo a volte è così alto da cambiarmi una giornata.
Ma ora basta parlare di Simone streamer, perché se c’è qualcosa che Profondo Rosa ci dimostra è proprio che Simone è molto di più. Ad esempio, Simone fa musica. Ci racconti quando hai iniziato?
Sono sempre stato un super fan della musica in generale, nel mio periodo di adolescenza ero un vero nerd dell’underground romano e non, affascinato dalle rime, dalla metrica e da tutto quello che era il lato tecnico di un brano. Ho iniziato anche io a divertirmi su un microfono a soli 15 anni, prendendolo però molto seriamente, ed oggi lo sono più che mai.
E l’idea di questo disco come e quando nasce?
Non è mai stato un disco, erano semplicemente giornate in studio, che poi mi hanno messo in mano un disco, quasi senza accorgermene.
Ad anticipare Profondo Rosa è stato a giugno il successo di Su di te, un pezzo che è andato fortissimo e che ha fatto finalmente capire al grande pubblico che te la cavi piuttosto bene anche con la musica. Ti aspettavi una risposta così positiva per quel pezzo o sei rimasto stupito?
Assolutamente stupito, ancora oggi è super ascoltata e ne sono stra contento. Quel brano racconta benissimo il divertimento che c’è stato in studio quel giorno, mi fa piacere ricordarlo ogni volta che lo ascolto.
“Ho toccato il fondo e poi di più” e “la mia vita è soltanto una corsa al niente assoluto”, dici nell’outro di Cerotti (intermezzo). “Sono sul fondo”, ripeti ossessivamente in Cara Buongiorno (Extra). Questo è solo qualche esempio della crudezza di alcuni passaggi del disco. La musica in questo senso sembra diventare un modo per sfogarti, per dare un nome ai tuoi mostri e raccontare un mondo interiore che fatichi a raccontare in altri modi. È corretto?
Affronto ed ho dovuto affrontare nella mia vita delle vicende difficili. Per quanto vorrei essere più rilassato sull’argomento, continuo a raccontare con difficoltà alle persone che mi sono vicine da dove vengo, cosa mi succede e cosa mi è successo. Nella musica non ho questo problema, mi sento a mio agio ad esprimermi al 100%.
In Morirei ti fanno compagnia sulla traccia Fares ed Erin del BNKR44. Come hai conosciuto i ragazzi del collettivo e com’è nata l’idea di un featuring? (P.s.: ho scoperto il BNKR44 durante il primo lockdown attraverso di te e ora sono tra i miei artisti preferiti. Quindi: grazie!)
I miei amici di Bomba Dischi mi hanno presentato uno tra i loro primi progetti, che era Erin Demo su SoundCloud. Una serie di 4 tracce, di Erin appunto, che mi hanno fatto innamorare di loro. Ci siamo messi in contatto e li ho raggiunti nel loro ”bunker”, dove abbiamo legato tantissimo. Ancora oggi ci sentiamo molto spesso.
Importante è anche il contributo di Drast, che ha regalato a Dentro di te una strofa adatta e molto sentita. Come si sono incrociate le vostre strade?
Marco l’ho conosciuto due estati fa a Napoli: è stato uno tra i primi ad ascoltare i miei progetti e a credere in me. Dopo il primo ascolto di una demo di Giulia mi disse ”tu hai la musica”, “devi fare musica”. Voglio molto bene a quel ragazzo.
C’è poi Mike Lennon, che è produttore esecutivo del progetto e firma tutte le produzioni di Profondo Rosa. Quanto è stato importante nel dare al disco una forma e una direzione? E che rapporto hai con lui?
Mike Lennon è un amico ed un grande artista in tutto quello che fa. È lui che mi sveglia a calci in culo la mattina per andare in studio quando sono giù di morale. Il disco semplicemente non sarebbe esistito senza di lui.
Oltre alla presenza costante della firma di Mike Lennon e Renzo Stone, hanno messo le mani su alcune delle produzioni anche Greg Willen, Winnie de Puta e Drast. Di Drast hai raccontato, mentre Winnie de Puta, suo fedele compagno di strada, immagino sia una presenza legata a quella di Drast. Per quanto riguarda Greg, invece?
Ho conosciuto Greg agli inizi della sua carriera, non viveva a Milano e non aveva nessuna certezza tra le mani. Si è dimostrato in pochissimo tempo uno dei produttori più riconosciuti in Italia e questo la dice lunga su che persona è: brillante, determinata, che sa quanto tirare la sua corda. Sono molto legato a lui, il pezzo che abbiamo fatto insieme è nato in sole 2 ore di studio.
Quando non sei impegnato a farla, la musica sembri anche ascoltarla parecchio. Almeno a giudicare da quella che passa in sottofondo alle tue live, mai banale e anzi selezionata con un certo gusto, ben al di fuori del mainstream. Ti appassiona andare alla ricerca di musica e artisti sempre nuovi?
Assolutamente sì! Vivo la musica attivamente: non è quasi mai un sottofondo delle mie giornate, ma sono le giornate stesse a essere il sottofondo della musica che ascolto.
Cosa ti ascolti maggiormente in questo periodo? Quali sono le influenze musicali che stanno dietro a Profondo Rosa?
Ascolto così tanta varietà che è impossibile dare una vera reference di influenza al mio disco. Direi, per farla semplice, che è un bel minestrone.
Hai già in programma di portare il disco live con un tour? Pensi sarebbe difficile a livello di ansia o ti senti pronto?
Ho una paura fottuta, ma lo farò.
Certo che quel ragazzino che per l’ansia aveva paura di uscire dal proprio quartiere, ne ha fatta di strada! Si è trasferito da Roma a Milano, è uno degli streamer più seguiti in Italia e ha appena pubblicato il suo primo album. Che dici, glieli facciamo i complimenti?
Quel coglione potrebbe avere il doppio di quello che ha, se solo si desse una svegliata!
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A cura di Pietro Possamai