Ciao DADA’, noi di Exclusive ti ringraziamo per l’intervista e per il tempo che ci dedichi.
Vorrei partire da una domanda semplice ma mai banale, come stai?
Bene, grazie! In fase di transizione, dopo questi due anni pandemici era inevitabile per tutti escludere il “cambiamento”. E con la stessa semplice premura con cui l’avete chiesto a me, mi auguro che anche voi stiate bene e tutti i vostri lettori.
Ascoltando le tue canzoni, principalmente “Cavala”, ho notato il tuo sound particolare, una forma di mix di influenze sonore. Potresti raccontarci un po’ di questo?
Ho sempre ascoltato musica di ogni tipo; sono nata in una città, Napoli, crocevia di popoli e culture; di indole sono curiosa e aperta alla diversità… credo semplicemente che tutto questo sia venuto a galla nel tempo nei miei propositi artistici. Mi piacciono i corti circuiti, gli accostamenti improbabili… credo che (in molti ambiti) dall’abbraccio di mondi distanti possano nascere sorprese entusiasmanti.
Ti faccio i complimenti per la scelta, tutt’altro che facile, di unire la cultura napoletana ad un sound urban-elettronico dal respiro internazionale. Come è nata tale idea?
Mmmh. Le idee sono un po’ come le farfalle: arrivano in silenzio e nessuno ti avvisa circa quel momento di poetica bellezza. Potrei dire che è un modo naturale di sintetizzare il mio vissuto artistico e personale… forse ha avuto la sua magia ascoltare Bjork o Tom Waits affacciata al balconcino nel centro storico napoletano ahahah!
Io sono cresciuto credendo che ogni tipo di musica abbia il proprio tempio di culto, quello delle tue canzoni quale è?
Se ti riferisci ai miei punti di riferimento potremmo stare qui ore ed ore e qualcuno ne ho citato prima… cito, però, con orgoglio anche il grande maestro Renato Carosone. Se invece ti riferisci al luogo/dimensione in cui nasce la mia musica, penso sia un dare e avere con la vita, “succede” tutto dentro di me e intorno a me. Sono attimi di verità.
Collegandomi alla domanda di prima, con quale orecchio si devono ascoltare le tue canzoni? Come devo pormi per comprendere al meglio le tue canzoni?
Fluendo. Essendo esattamente chi sei, proveniente dal mondo da cui provieni; credo che la lingua “insolita” sia un arricchimento, una chicca artistica da apprezzare, ma anche in secondo momento. Quante canzoni ci rubano il cuore, il groove e l’anima ancora prima di vivisezionarle?! Secondo me, in generale, non c’è un modo di porsi per comprendere la musica, è un linguaggio veramente potente. Sicuramente, guardando ai miei lavori, traducendo i testi cuciti su quelle melodie e incorniciati in quelle produzioni, si può penetrare meglio nelle mie esigenze comunicative, nei miei feticci, nei miei racconti.
È per questo che su Instagram mi chiamo @dadaracconta: io racconto cose da punti da inquadrature narrative ogni volta diverse e in ogni racconto ognuno ci pesca quello che desidera, sogna, spera, teme in quel momento.
In Italia, purtroppo, nel mondo musicale è difficile emergere. Potresti raccontarci con quale forza di volontà sei riuscita a diventare l’artista che sei oggi?
Io credo che un’artista sia in continua immersione ed emersione. L’artista è un essere umano che sceglie di affinare e ascoltare la propria sensibilità e per farlo, come nella vita di tutti i giorni, c’è bisogno di tuffarsi nel profondo e poi prendere aria. Si può parlare di consapevolezza oggi magari, del fatto che sia importante avere percezione vivida del mondo là fuori, di questo settore e ritagliarsi in merito i propri valori, le proprie volontà e i propri propositi.
Come è nata l’idea del video di “Cavala”?
Chiacchierando con il mio manager, che è una persona molto pratica, ma anche molto artistica, insieme abbiamo cucito quasi per gioco l’idea di un videoclip tanto semplice quando “weird” e grazie alla partecipazione unica delle comparse e del regista, Mattia Incardona, la visione di questa estetica, spezzata, eterea, che confonde, fluida… si è realizzata.
Secondo te, l’uomo sarebbe più felice se seguisse il mantra del “fottere e mangiare” oppure come essere puramente razionale, ma, come piace dire a me, con le “pippe mentali”?
Aaaah bella questa domanda! Mi piace. Allora… a me manca un passetto per laurearmi in psicologia. Si può dire che abbia imparato prima a riflettere e poi ad allacciarmi le scarpe ahahahah. Pensare, ascoltare e consapevolizzarsi è molto bello, importante. Tuttavia riconosco che l’overthinking, il razionalizzare a dismisura sia una roba spaventosa. Mi piace paragonarmi ad un fiorellino, a volte, per ridurmi, per sentirmi elemento naturale, semplice e dunque imperfetto e soggetto a fasi. Fottere e mangiare in senso metaforico fa parte di quel morso vitale che vive un innamorato, un felice o semplicemente un vivo quando non si accorge troppo di esserlo, ma si limita a sentirlo, fiutando il momento. Tutto qua forse…
La vita, secondo te, che cos’è? (Domanda leggera lo riconosco)
Mi piacciono queste domande! Combaciano anche con il periodo personale che sto vivendo, come ho detto all’inizio, secondo me tutti, adesso, abbiamo l’istinto di rimescolare le carte, di capire quali sono gli ingredienti soggettivi di questa salsina particolare detta “vita”. Potrei invocare tutti i filosofi incalliti che abitano il mio cervello e dare una rispostona specializzata, ma ho voglia di essere umana e sospesa… quindi ti dico che io non so cos’è la vita. È troppo strana… sento che la vita è un brivido feroce che si specchia negli occhi dell’infinito. Nel mio ultimo brano l’ho paragonata ad una cavalla, imbizzarrita, indomabile, sensibile e sensuale al contempo; a volte tu schiaffeggi lei e altre lei te e tutto è possibile. La smetto ahahah però bellissime domande, grandi!
Grazie mille DADA’ per il tempo che hai messo a nostra disposizione. Per concludere ti chiedo di salutare chi vuoi ed alla prossima.
Grazie a voi per le vostre domande così intime e umane, questo sguardo al dettaglio del singolo, che si riflette poi nel generale è qualcosa che mi interessa sempre. Beh saluto tutti allora! La formula per una vita perfetta non esiste, però spesso gli ingredienti sono così bizzarri e inattesi che fanno riflettere… però mi piace ricordarmi che “se non mi alzo e non amalgamo bene tutto”, il sapore non sarà mai pieno come lo desidero. Un augurio a tutti di libertà e verità, grazie.
Intervista a cura di Perseo Gatti!