Partiamo prima di tutto chiedendoti come nasce Oceani e come hai scelto questo nome d’arte?
Grazie a Voi. Oceani nasce nel 2021 a casa mia a Roma, semplicemente perché avevo scritto tantissimo materiale e sentivo la necessità di chiudere il cerchio. Sono fatto così, è molto comune penso: non riesco a passare a un capitolo successivo se prima non ho messo un punto a ciò che è stato. Oceani è questo: un modo per far uscire materiale che riflette ciò che penso e che sento in un dato momento. Il nome è stato scelto perché, in un modo o nell’altro, ogni canzone parla di evasione, di fuga, di viaggio. Quindi volevo un nome esotico, che richiamasse questo concetto.
“Un Romanzo di Stephen King” è il tuo EP di debutto, disponibile su tutte le piattaforme da venerdì 8 Aprile. Quando e come prende vita questo progetto?
Il progetto, operativamente, prende vita con l’incontro con Ferdinando Montone di Himalaya Dischi, siamo stati un po’ di mesi a registrare. Le sue sonorità sono fondamentalmente diverse dalle mie, perciò l’EP è pieno di queste contaminazioni musicali.
Qual è la traccia a cui sei più legato e perché?
Probabilmente “Ghepardi.” Non voglio lodarmi, ma devo farlo per spiegare: nello scrivere un pezzo cerco sempre di trovare quella che chiamo “la voce giusta”, ossia provare a mettersi a nudo, mostrarsi davvero. A volte mi riesce, il più delle volte no. In questo caso penso mi sia riuscito. Ho anche notato che, quando riascolto le mie canzoni, spesso penso che avrei potuto cantare meglio qui, oppure usare altre parole qua… insomma avete capito. Per Ghepardi non mi è accaduto ancora. Penso sia un buon segno.
Chi ha curato il sound e le produzioni del progetto?
Ferdinando Montone, il che come dicevo ha contribuito ad arrangiamenti più stratificati, con percussioni, diversi layer di synth. In alcuni casi, le canzoni sono uscite -felicemente – opposte a come le avevo scritte all’inizio. È il caso di “I ragazzi si tuffano dagli scogli più alti”.
Parlando dell’aspetto grafico, chi ha realizzato e cosa rappresenta la copertina dell’EP?
La copertina l’ho scelta e realizzata io, spulciando per ore diversi siti di immagini liberamente disponibili. Mi è piaciuta subito, ma poiché non c’erano didascalie, potrebbe essere il Nilo come il Rio delle Amazzoni. Mi piaceva prevalentemente dal punto di vista cromatico, ma anche perché ci sono 2 corsi d’acqua che si mescolano diventando qualcosa di nuovo. Aggiungici l’immaginario esotico di cui prima, e il gioco è fatto.
Il primo brano di questo progetto si intitola “I ragazzi si tuffano dagli scogli più alti” quindi volevamo chiederti: credi che questo valga anche nella musica? Nel senso, più si è giovani più ci si “butta” oppure se c’è la passione per l’arte e per la condivisione di quest’ultima, l’età è una cosa che “passa in secondo piano”?
Da ragazzo, e ancora più da bambino, hai un coraggio incredibile, incredibile. Il difficile è mantenere quella forma di coraggio da grandi, magari ingabbiati in strutture mentali difficili da scardinare. Nella musica non penso sia determinante l’età ma piuttosto come avete detto voi la passione e soprattutto avere qualcosa da dire che ti faccia spiccare rispetto alla massa di troppe, troppe persone che non creano qualcosa di originale ma si limitano a copiare quello che già c’è. Ecco, per me questo è davvero “buttarsi.”
In “Cantautore” racconti di un ragazzo, presumibilmente un artista, che dopo essersi sentito male fuori da un locale va via in taxi circondato da tante persone, ma tu dici “era solo come un cane”. Credi che al giorno d’oggi si sia perso, quindi, il valore della vera amicizia e che le persone a volte calcolino questa anche in base ad un tornaconto personale?
Beh, un mio tema ricorrente è che l’empatia, il conoscere davvero una persona, è cosa rara oggi. Aggiungici che l’essere famosi e le relazioni diciamo “superficiali” sono 2 cose che spesso vanno insieme. A essere sincero per me il problema non è neanche questo, quanto piuttosto la perdita di contatto con la realtà che può derivarne. Voglio dire: se io fossi stra-famoso e avessi intorno quasi totalmente persone che mi dicono quanto sono bravo, sarebbe difficile restare lucidi. Io perlomeno so che non ci riuscirei. L’episodio raccontato nel brano è assolutamente reale.
“Il Futuro” è un brano che parla di storie d’amore problematiche e incerte, del vivere anche se con paura quello che la vita ci riserva per più avanti. In relazione a questo tu dove e come ti immagini sia nella vita che musicalmente tra 5 anni?
A questo punto spero di essere circondato da persone che mi dicano quanto sono bravo! Scherzi a parte, mi immagino con la mia famiglia e le persone care accanto, inevitabilmente diverso da oggi. Quando stai così, il dove non è importante.
Ci sono artisti, italiani e non, a cui ti ispiri e con cui magari ti piacerebbe anche collaborare?
Un sacco: mi piacciono molto Giorgio Poi, Andrea Laszlo De Simone, Motta, Calcutta e sicuramente molti altri che ora non mi vengono.
Hai in programma di portare “Un Romanzo di Stephen King” in live?
Certamente. Con Himalaya Dischi stiamo vedendo di organizzare date in questo periodo particolare di riapertura. Qualsiasi news verrà inserita seduta stante sui canali social che, ricordo, sono: Oceani, sia su Facebook che Instagram.
Terminiamo qui la nostra chiacchierata. Ti ringraziamo nuovamente, ti salutiamo e ti invitiamo a salutare a tua volta chi vuoi!
Grazie a voi. Saluto Carlotta, Tutù, Quentin e Nola.
Intervista a cura di Noemi Lorenzini!