Non è trascorso nemmeno un anno da “Flop”, decimo disco di Salmo, e Lebowski è già pronto a farci ascoltare un nuovo album. Questa però non è una monografia, ma un progetto corale, che coinvolge oltre venti nomi fra musicisti, produttori e rapper scelti per raccontare altrettanti volti, quelli della complessa identità di Milano. L’album infatti, dal titolo “Blocco 181”, fa da colonna sonora all’omonima serie tv Sky, esordio di Salmo alla produzione e direzione artistica. Il brano “Loco”, con Guè è presente nella prima puntata, “M.S.O.M.” feat Jake La Furia e Rose Villain e “Sottovoce” con Noyz Narcos, accompagnano i titoli di coda di quattro degli episodi della fiction, e tutti sono introdotti dalla title track “Blocco 181”.
Eravamo sicuri che si sarebbe trattato di un disco con strumentali eterogenee e potenti, visti i progetti precedenti, le incursioni morbide di pezzi come “Kumite” di “Flop”, certe tracce che hanno ospitato sonorità indie, e considerato, soprattutto, il background di Salmo, fatto di punk rock, di chitarre e di batterie, prima ancora che di hip hop. L’ascolto dell’album ha confermato questa aspettativa, buone produzioni ma liriche scarse.
Questo progetto stenta a raggiungere la sufficienza, perché mette insieme pochissimi brani eccellenti con pezzi inascoltabili. Si comincia benissimo con “181”, di Salmo sulla strumentale di Verano e Drillionaire. Si procede in salita con la seconda traccia, “Loco”, in cui Guè offre l’ennesima proiezione del suo cinema di strada, una voce che non poteva mancare nel racconto identitario di Milano. Proseguendo “Blocco 181” non offrirà, purtroppo, altre particolari gioie. Il primo scivolone arriva al terzo brano, in cui troviamo un testo ridondante interpretato da Baby Gang, Lucienne e Bobo. Per fortuna il quarto brano, “M.S.O.M.”brano salva questa prima parte del disco e si rivela una delle tracce più potenti. Poi troviamo al microfoni Ensi, il maestro torinese del flow che rappa in “EZ”. Questa traccia è seguita da “Mi Anthem” dove, per fortuna, incontriamo una buona interpretazione di Lazza. Qui la base di Verano dà vita a un interessante cambio di sonorità che, rende il pezzo lontano dalla monotonia di altri canzoni del disco. Ernia riconferma l’ottima scrittura fatta di rime serrate, che avevamo trovato in Lewandowski nel brano “Apri”, un modo di rappare che molti vorrebbero trovare anche nei suoi dischi personali, dove invece di solito abbraccia derive più pop. Nessuno dei tre brani però, eccelle.
A queste segue la terribile battuta d’arresto di “Prendelo”, un esempio del peggiore reggaeton. Da skippare prima possibile. Infine, chiudono il progetto le tracce di Nerone e di Noyz Narcos, che raggiungono il sei.
Il miglior pezzo lo abbiamo citato, non a caso, all’inizio. E non perché sia il primo. “181”, l’intro è l’unica canzone di “Blocco 181” in Salmo mette la sua voce, come a voler presentare il progetto. È lo showman che appare appena si alza il sipario e che introduce, con le sue barre il racconto. Il sound di Verano e Drillionaire, potente, è la miglior produzione del disco, e fa da tappeto sonoro al testo, in cui la firma di Salmo non delude.
“Blocco 181” è un racconto in cui la storia di strada e di violenza fa dell’urban music, la sua voce naturale. A livello sonoro le voci e le strumentali coinvolte in questo racconto poliedrico suonano tutte affini a quella milanese, e non ci sono timbri vocali del Sud Italia, come a voler offrire un racconto di appartenenza, aderente più possibile al carattere del tessuto sociale messo in scena dal disco e dalla serie tv Sky.
Ci aspettiamo che i brani migliori diventino popolari quanto il racconto per immagini, come è stato per “Gomorra” e per “Suburra”.
A livello narrativo “Blocco 181” sembra il coerente sequel di “Flop”. Se nel progetto precedente Salmo si è “vestito” da “The fallen Angel” di Cabanel, e ha tirato fuori il suo lato più dissacrante e più esoterico, qui sembra pronto a continuare. La copertina è una madonna dorata, che subito ci da una collocazione geografica specifica, simbolo storico di Milano e del suo monumento architettonico più importante. Ma è una madonna armata.
– “M.S.O.M.” è il miglior featuring. Sarà senza dubbio un successo radiokiller, con l’interpretazione morbida e di carattere di Rose Villain, unica voce femminile del disco, che canta un ritornello di facile memorabilità. A lei si accompagnano le strofe e la forza di un big, Jake la Furia, che sta per regalarci il suo nuovo album.
– Le migliori barre le troviamo nella prima strofa di “M.S.O.M.”, rappata da Jake La Furia su un testo in rime baciate.È il miglior testo anche per la capacità di riassumere l’intento narrativo dell’album: il racconto di Milano, del crimine e dell’amore.
“Milano ha delle sbarre fatte d’oro per due milioni di poveri. Finiti gli anni Ottanta dell’eroina e di Coveri Iene mangiacadaveri, Giuda tipo Discovery”
Recensione a cura di Daniela De Pisapia!