- Anzitutto grazie da parte di tutti i tuoi fan e dei lettori di Exclusive Magazine per concederci un po’ del tuo tempo. Come ti fa sentire l’uscita del tuo primo Ep, “Immigrato”?
Devo ammettere che sento un po’ di ansia, è il mio primo Ep rilasciato, quindi c’è quel brivido di novità e di attesa di vedere come sarà recepito… però soprattutto sono molto contento e soddisfatto del risultato, che è la cosa importante; c’è giusto un pochino di ansia per l’uscita, ma è normale in queste situazioni.
- “Immigrato” è un titolo davvero forte per un ep, una parola impegnativa e quasi “scomoda”, che va fin da subito a toccare un tema attuale e scottante. Dove è nata questa idea?
Guarda, ti dico sinceramente che è stata una scelta spontanea e genuina: l’estate scorsa ho fatto una vacanza in Marocco e mi sono accorto di come veramente vive la mia gente, della situazione difficile del paese, delle difficoltà e dei problemi che affrontano le persone. Appena tornato il pezzo e il titolo sono nati naturalmente, da sé, non sono stato a pensare o a ragionarci: ho rielaborato l’esperienza che ho vissuto e, come una cosa naturale, ho scritto.
- Si sente che questo è un Ep di concetto, che contiene un messaggio che rivolgi ai cittadini e soprattutto ai giovani…
Esattamente, e io spero che questo messaggio arrivi a tutti. È normale affrontare delle difficoltà, le viviamo tutti! Tutti noi affrontiamo le stesse difficoltà. Ci sono alcuni che come me hanno la fortuna di poterle esternare tramite il loro ruolo, possono comunicarle a tutti affinchè tutti si rispecchino e ci riflettano sopra e trovino un aiuto per affrontarle e superarle.
- Sei un artista che vive la propria arte e professione come una missione, come un ruolo verso gli altri, una vocazione comunicativa, questo ti fa molto onore:
Io ho la fortuna con queste canzoni di poter condividere le difficoltà attuali mie e di tutti. Dio mi ha dato il dono della musica per poterne parlare a tutti. Ognuno di noi vive le stesse realtà giorno per giorno, c’è chi è più fortunato perchè può condividerle con gli altri, e gli altri si possono rispecchiare e immedesimare con quello che lui va a raccontare nei testi.
- Passando all’aspetto tecnico, il tuo Ep è targato da un producer d’eccezione…Big Fish: com’è stato lavorare con lui?
Fish per me è veramente un fratello, uno zio, un padre, io lo vedo anzitutto così, prima della musica e dell’aspetto professionale. Per me è fondamentale il punto di vista umano nelle collaborazioni musicali: lui ha questa qualità rara, e cioè cerca di insegnarmi, di trasmettermi la sua esperienza e farmi crescere, musicalmente e non, non c’è solo il fatto di produrre e registrare, io imparo tanto da lui. Lavorare con lui è un’esperienza davvero istruttiva, e lui cerca sempre di riportarmi coi piedi per terra, il che è fondamentale in questo mondo e in questo lavoro.
- Hai alle spalle dei featuring incredibili, ma in questo Ep non compariranno altri nomi oltre al tuo…come mai?
È vero, ho fatto delle collaborazioni importanti e sono molto contento di questo. Io sono estremamente grato a Rhove, Jake la Furia e Paky per avermi invitato a condividere delle canzoni insieme, gli sono riconoscente. Ora però dovendo pubblicare il mio primo Ep ho deciso di farmi conoscere per quello che sono, io al 100%, di concentrarmi su di me. I featuring sicuramente verranno, sono in programma perciò arriveranno, però ora è “il mio momento”.
- Mi ero preparato altre domande, domande sul successo, sulla tua posizione nella discografia e sul contratto con una major, ma vedo un artista che è rimasto sè stesso, umile e, come dici tu, “coi piedi per terra”…
Infatti! Fama, successo…non conta nulla, non cambia nulla: “successo” è una parola che non è nel mio vocabolario. Io penso soltanto a fare il mio, a farlo bene, non sei mai arrivato una volta e per sempre. Io mi concentro solamente sul fare musica e punto a farla bene, al meglio delle mie possibilità.
- Parlavi di una parte di ansia nei confronti dell’uscita dell’Ep, c’è anche in questo senso una dose di timore e di senso di responsabilità di quello che fai e dici in musica?
So che la gente si aspetta molto da me, dalle mie canzoni; questo è il mio compito: fare musica. E allora devo farlo al meglio delle mie forze, perchè so che il mio pubblico si aspetta che io la faccia bene, con la massima qualità, e non posso deludere chi mi segue e mi ascolta.
- Com’è allora questa Italia per un immigrato? Piena di svantaggi, difficoltà e insidie? O offre delle opportunità?
Sei tu che ti crei le opportunità, ovunque tu sia. Io credo che tu puoi vivere in Italia, in Marocco, in un buco…in qualsiasi paese o nazione o parte del mondo: sta a te crearti il tuo destino. Se hai voglia di realizzare qualcosa, se hai la volontà di costruire qualcosa, allora ci riesci, e nessuno ti può fermare. Ma per fare ciò servono ambizione e sacrifici. Ambizione, avere degli obiettivi ed essere focalizzati sul realizzarli. E poi i sacrifici, perché in questo mondo nessuno ti regala nulla, niente è gratis. L’italia ha dei problemi, è vero, il Marocco ha problemi: come tutti i paesi del mondo! Nessun paese è perfetto. Mi chiedi dell’Italia…a me l’Italia non dà nulla e non mi toglie nulla. Capisci cosa intendo? Io sono io, mi costruisco passo dopo passo, sacrificio dopo sacrificio i miei obiettivi. Non dipendo da nessun altro, nessuna società o nessun paese fuori di me.
- Chi deve ascoltare allora “immigrato”?
Immigrato è un concept, immigrato siamo tutti quanti. Ognuno di noi nella vita è stato almeno una volta immigrato, per modo di dire, ma anche nella realtà: gli italiani in passato sono emigrati in America, o nelle miniere Svizzere, o in altri luoghi del mondo. I cittadini del Sud si spostano al Nord per lavoro ecc. Almeno una volta noi siamo stati immigrati, e possiamo rispecchiarci in questo concept. Siamo tutti diversi, strani, emarginati, con problemi di integrazione sociale o lavorativa. Spero che questo messaggio arrivi a tutti.
Intervista a cura di Marco Conte!