Ciao Vale è un piacere averti qui con noi, come stai?
Sto pazza, come sempre. Altalena di emozioni. Ma mi sto anche concentrando a direzionare tutte le mie energie in un percorso di crescita, con la musica e non.
Il 14 ottobre è uscito il tuo singolo “Porcella” ti va di raccontarcelo?
Porcella è un brano libero, scollegato, provocatorio, senza un fine. Amo che non parli di una storia ben precisa ma sia tela per schizzi scollegati di pensiero. Per me è importante perché da quando è stata creata mi ha dato l’opportunità di vedere oltre la forma, soprattutto della musica che producevo in quel periodo.
Quando e come hai capito che era arrivato il momento giusta per pubblicare questa canzone?
In realtà inizialmente io volevo solo far passare quel hype dopo il programma. Mi interessava proteggere, in maniere egoistica, “Porcella” e la mia musica da alcune dinamiche e dato che sono ancora un progetto emergente, se proprio dobbiamo definire un percorso discografico, volevo costruire su mattoni durevoli la mia casa, non su false aspettative e risultati alterati dalla partecipazione al programma. Mi sono convinta fosse il “momento giusto” quando quest’anno a luglio ho avuto l’opportunità di aprire il concerto di Carl Brave al Rock in Roma. Un palco importante, pieno zeppo di gente, come mai l’avevo visto prima. Sentire tutte quelle persone, le stesse che hanno spinto per un anno chiedendomi quando uscisse, cantare il brano e divertirsi con me mi ha fatto capire che dovevo regalarla e lasciarla andare.
Nel tuo testo dici:” faccio una terapia, dirò le cose mie” quanto è importante secondo te la terapia per i giovani e quanto è importante normalizzarla?
Tanto. “Porcella” in modo leggero e anche non troppo approfondito (per dare la possibilità a più spunti di venire fuori), tenta di ironizzare su vari concetti, accostando temi sociali quali per esempio in questo caso la terapia a un concetto sdrammatizzante, parafrasando con la metafora delle prostitute. Attraverso ingenuità e sfacciataggine, tipica dei bambini, cerca di affrontare lo sguardo sociale spesso condannante, e che fa l’errore di giudicare provocatorio qualcosa che ha l’obiettivo di esserlo, proprio per scardinare la provocazione stessa. Quindi secondo me è un luogo di lavoro su sé stessi la terapia, molto importante, per me lo è stata. Presupponendo ovviamente la voglia di fare un percorso e l’incontro con una persona professionista adatta a te, si aprono mille strade di conoscenza, mille modi diversi di parlarti e semplicemente comprendi che è giusto affacciarti su tutte. Darti libero accesso a tutte le parti di te stesso. Di lasciare andare la convinzione di dover scegliere un solo e unico vestito per tutta la vita e la paura di modellarti per gli altri. Ti insegna ad esporti sottraendoti alla rigidità del giudizio, che esiste e non può essere evitato, ma dove siamo noi a venire meno a quell’aspetto “condannante”.
Tu sei una cantautrice, a chi scriveresti una canzone e da chi te la faresti scrivere?
Bhoooooooooooo, non saprei.
Come è cambiata la tua vita dopo X-Factor?
Come ti cambia la vita dopo un’esperienza. Ti senti cresciuto, maturato, hai fatto un viaggio che inevitabilmente ti ha cambiato. Ho sicuramente preservato le motivazioni, le mie voglie. Per il resto mi faccio mangiare, in modo positivo, dalle occasioni, mi tengo aggrappata a poche cose. Gli amici, gli affetti, me stessa. Il resto cambia ogni giorno televisione e non. Radicale è stato il mio trasferimento a Milano e delle scelte di vita che ho fatto, ma niente che si possa ricondurre ad un cambiamento nello “stile di vita”. La gente ha una concezione strana. Aspettative fasulle. Nessuna Porsche e nessuno stadio dopo il programma, solo ancora più voglia e consapevolezza. La musica è e resterà la mia più grande ossessione a dispetto di tutte le cornici che vivo.
Sei giovanissima, ma comunque voglio chiederti, la Valentina di oggi è ciò che Valentina bambina sognava di essere?
Si. Senza ombra di dubbio e senza sentirsi in diritto di spiegarsi troppo. Un bel SI secco secco.
Ti sei mai sentita inadeguata o comunque incompresa? Come l’hai superata? E se non si supera come si convive con queste sensazioni?
Credo che capiti a tutti noi. Prima ne facevo una questione universale dato che a comprendermi non ero in primis io. Soprattutto dopo la terapia il desiderio di sentirmi costantemente accettata e capita dagli altri ha assunto nuove sembianze. Non più essenziali al mio funzionamento. Oggi mi sento slegata da alcune dinamiche sociali ma comunque vivo quelle emozioni. Le elaboro in maniera diversa.
Quali sono gli artisti che ti hanno ispirato e con chi ti piacerebbe collaborare in futuro?
I miei amici.
Cosa ti auguri per il futuro?
Di non vivere mai in un unico luogo geografico ed emotivo. Voglio essere materiale malleabile alla vita. Assaporare e gustare quante più versioni di me e di ciò che mi circonda.
Ti ringrazio nuovamente per il tempo che ci hai dedicato, ti salutiamo e ti invitiamo a salutare a tua volta chi vuoi.
Grazie a voi è sempre un onore avere uno spazio per comunicare. Quindi il mio saluto lo regalo a voi. Un abbraccio !!!
Intervista a cura di Rosanna Buonauro