Addio a 18app?
La misura così come la consociamo, è stata al centro di forti discussioni durante tutto l’iter parlamentare che ha riguardato l’approvazione della prima Legge di Bilancio del Governo Meloni.
Ma che cos’è il “bonus-cultura”, meglio conosciuto come 18app?
Trattasi di una misura volta ad incentivare il consumo culturale, introdotta dalla Legge di Stabilità del 2016, durante il governo Renzi. Prevede per ciascun diciottenne una carta elettronica da 500 euro annui. I giovani possono spenderlo per cinema, concerti, musei, mostre, eventi, libri, corsi di lingua straniera e molto altro. Fin ora è stato riconosciuto a tutti i neo-diciottenni senza limiti di reddito.
A fare scalpore è stato un emendamento proposto dalla neo maggioranza di centro-destra, rispetto ad una legge di bilancio approvata in maniera frettolosa, in una corsa contro il tempo per evitare l’esercizio provvisorio. Ciò che ne è conseguito è stato un margine di discussione molto breve e notevolmente ridotto su ogni singola voce di bilancio.
L’emendamento in questione, prevedeva la cancellazione della 18 app. Destando importanti reazioni che vanno aldilà di una questione meramente politica.
Si può tranquillamente affermare che ritenere il bonus-cultura un contentino, o addirittura “una mancetta elettorale” è totalmente inappropriato. Sicuramente è una misura che, come in tutte cose, per stare al passo coi tempi, ha bisogno di qualche revisione, ma senza ombra di dubbio rappresenta uno dei pochi veri investimenti capace di coniugare i giovani alla cultura. Sicuramente una valutazione d’impatto che si fa fatica a non definire positiva.
Il senatore Matteo Renzi, padre della misura, ha tuonato contro il governo e la maggioranza, a difesa del provvedimento, minacciando anche “ostruzionismo parlamentare”. L’accusa è quella di aver proposto l’azzeramento del budget per 18app, recuperando circa 230 milioni di euro (destinati al bonus-cultura) per gli aiuti alle società di calcio di Serie A, in difficoltà. In modo tale da incrementare suddetta voce fino ai circa 830 milioni. “Quando si fa una legge di bilancio si guardano le coperture, nel capitolo ‘18app’ del 2022 c’erano 230 milioni di euro, nel 2023 diventano zero, poi nel 2024 saranno 190 milioni.” Queste le parole del senatore leader di Italia Viva.
A onor del vero, va detto che in un qualsiasi altro paese, di norma, il calcio funziona da sé e certamente non ha bisogno di aiuti statali, che andrebbero elargiti per altri motivi. Ben più seri e non per riparare all’incompetenza dei dirigenti di squadre del massimo campionato di calcio.
Effettivamente, così come concepito, l’emendamento in questione, nonostante la smentita del Mef (Ministero dell’Economia e delle Finanze), propone un taglio drastico alla misura che desta non poche preoccupazioni e polemiche tra i giovani ma anche tra gli addetti ai lavori della musica, dei live e non solo.
I quali hanno lanciato un appello a Governo e al Parlamento per scongiurare una cancellazione del bonus-cultura. In quanto, tale misura ha avuto il merito di incentivare i consumi musicali negli ultimi anni portando molti giovanissimi ad avvicinarsi alla musica in tutte le sue diverse forme, alimentando un circuito virtuoso che ha sostenuto la produzione e la creatività italiana. La musica, infatti, è il secondo settore dopo l’editoria libraria ad aver riscontrato grande successo nei consumi dei neo-diciottenni.
Il Nuovo Istituto Mutualistico Artisti Interpreti Esecutori (NuovoImaie), insieme ad altre Associazioni e Fondazioni che rappresentano il mondo musicale italiano, si sono detti disponibili ad affittare con il Governo ad affrontare revisioni e migliorie del bonus, ma ritengono che questo non debba significare la sospensione o cancellazione del provvedimento.
Le parole del Ministro alla Cultura Sangiuliano, di rimettere la decisione alla volontà parlamentare, di certo è stato d’aiuto nel calmare i malumori.
Il suo predecessore, Dario Franceschini, ha criticato fortemente la proposta del governo Meloni di cancellare il bonus. Proposta che però è stata alla fine ritratta. Infatti, l’incentivo 18app, potrà essere ancora utilizzato per i ragazzi che hanno compiuto il diciottesimo anno d’età nel 2022. In questo caso, secondo quanto stabilito dal Decreto 184 del Ministero della Cultura, è possibile presentare la domanda dal 31 gennaio 2023 al 31 ottobre 2023, e spendere il bonus entro il 30 aprile 2024.
Come annunciato in precedenza la proposta di soppressione totale della misura, è stata ritratta dal governo che ha optato per una revisione.
L’esecutivo di Giorgia Meloni ha deciso che fosse sbagliato il criterio di elargire il bonus in questione a tutti i neo-diciottenni, indiscriminatamente.
Cosa accadrà allora nel 2024?
Ebbene, 18app non verrà cancellata ma sarà sostituita da altre due misure, cumulabili: Carta cultura giovani e Carta di merito.
Per la prima, che erogherà 500 euro, è fissato il requisito di un tetto ISEE pari a 35.000 euro; per la seconda, verrano erogati sempre 500 euro, ai giovani “più meritevoli”, che oltre ad avere un ISEE adeguato, devono aver conseguito la maturità col massimo dei voti.
A questo punto si può affermare, che una fetta considerevole di ragazzi viene esclusa, non rispondendo a taluni requisiti. Il che non è proprio il massimo dato che, secondo l’articolo 9 della Costituzione: “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura…”
Sicuramente il bonus cultura ha rappresentato una misura di notevole importanza per i giovani anzitutto, ha poi avuto il merito di “aumentare la spesa” nella cultura. Tale strumento ci è stato copiato da mezza Europa. Una delle rare volte in cui l’Italia risulta essere un modello per Francia, Spagna e Germania.
Ad ogni modo, siamo in attesa di capire se effettivamente il nuovo “bonus” funzionerà, ma sicuramente non si possono cancellare i benefit che ha portato fin ora.
I giovani e la nuova generazione, chiedono solamente di non essere, per l’ennesima volta, i soggetti di gravi ripercussioni per tagli ai fondi dovuto allo sviluppo scientifico e culturale, tagli che senza ombra dubbio impoveriscono l’arricchimento nella formazione di tutti coloro che rappresentano il futuro.
Troppo spesso, ci si riempie la bocca a parlare dei giovani e di come rappresentino il futuro. Forse è arrivato il momento di iniziare concretamente a credere in loro, invece di continuare a strumentalizzarne le richieste e i bisogni per scopi propagandistici.
Articolo a cura di Gerardo Montella!