Per non soffocare, l’arte.
Jeson, cantautore romano, rivela il suo percorso di crescita ne “Il mio posto”
Esce venerdì 7 aprile “Il mio posto” nuovo brano della giovane promessa della scuderia Sony, il cantautore romano Jeson, classe 1998. Il suo progetto unisce ambiziosamente rap ed rnb per portare una ventata nuova e personale in Italia. “Volutamente un ibrido”, come dice l’autore stesso. Ci siamo fatti raccontare i retroscena di questo pezzo direttamente dall’artista.
“Per la copertina abbiamo cercato un elemento ecclesiastico, e abbiamo fatto, dopo varie difficoltà, alcuni scatti in una chiesa di Cori” evocando un’atmosfera intima e suggestiva tramite un fascio di luce sacrale.
Il brano parla infatti di ricerca del proprio spazio, di intimità, di crescita e superamento di se stessi.
É un progetto che nasce da un vero e proprio lavoro di squadra: “Da anni facciamo tutto insieme, io e il mio team, abbiamo lavorato molto nel periodo del Covid che, nel male, é stato un periodo fruttuoso per questa ricerca. Abbiamo cercato di creare un percorso nostro, originale, che è la cosa più importante. Ci siamo chiusi a fare musica e a fare vari ascolti”. Dopo l’album infatti il cantante si è dato un annetto per ripensare alla sua progettualità, di cui sottolinea l’aspetto condiviso: “Spero che venga capita questa ricerca, che ho condiviso col mio producer, un vero e proprio “mangiatore di dischi” che mi ha consigliato varie reference. Ci siamo sempre confrontati, per me è molto importante avere accanto un produttore che è anche un amico coi miei stessi gusti. Si crea una sintonia molto intima da cui nasce la mia musica”.
Colpisce infatti a livello di produzione la scelta molto minimal degli accordi di piano su cui si staglia la voce molto espressiva di Jeson, che disegna immagini testuali forti e nette, come quella dell’ansia e della terra. “L’ansia è un elemento del mio carattere, come di molti ragazzi, si può imparare a gestirla, soprattutto attraverso l’arte e la musica. Come ogni ostacolo può essere visto come un limite da superare”. Si sente la lotta e la motivazione a crescere ed emergere tra le righe di questo brano, un inno a permettere all’arte “di non soffocare”, come recita. “C’è un legame sincero tra di noi, e una voglia di superarci sempre, quello è l’obiettivo”. In questo senso, dice la canzone, “nessuno di noi è uguale a un attimo fa”, si cresce sempre: “É una crescita personale che permette di essere sicuri di se stessi. La musica e la scrittura mi ha aiutato ad affrontare tutto questo. Prima per me è arrivata la scrittura e poi la musica. “Il mio posto” di cui parla il pezzo non é un luogo fisico, ma è il punto di arrivo di una persona che è cresciuta, affrontando la paura di non farcela e di non essere abbastanza. Mi sono detto ‘Ci sono, lo faccio’”.
Nonostante la giovane età il cantautore ha già fatto notevoli esperienze in ambito musicale, tra cui l’autorato, di cui dice: “É stata un’esperienza che mi è capitata tra le mani e che mi ha dato tanto: mi piace scrivere, sia per me stesso che per altri, mi gratifica; anche se ora avverto l’esigenza di farmi conoscere principalmente come artista per il mio progetto”. Nonostante ciò continua a cercare; infatti come scrive: “Non ho le chiavi di un cazzo”. Ossia “Non hai mai certezze concrete tra le mani, hai solo il coraggio di affrontare la vita fino a trovare la luce dentro di te”.
É solo il primo tassello di un viaggio, un viaggio da far capire nel tempo, fatto di umiltà e senza fretta, senza la voglia di risultati e numeri immediati, senza paura di mettersi a nudo nei lati vulnerabili e nelle criticità della mente. Senza essere schiavi dei giudizi e dei pregiudizi, ma con il gusto di raccogliere risultati sul lungo periodo. In una maratona e non in una staffetta.
Intervista di Marco Conte!