Ciao Mayomi! Noi di Exclusive Magazine ti ringraziamo tantissimo per l’opportunità. Prima di iniziare ti faccio una domanda proprio semplice: come stai?
Bene! Benissimo, grazie tantissimo di questa cosa e tu come stai?
Grazie! Io tutto bene grazie!
Come prima domanda, ti volevo chiedere il perché della scelta del titolo “Maradona”. Che significato ha per te?
Nel profondo del cuore, quando ero piccolina, mentre mia mamma mi cantava come ninna nanna “Come saprei”, mio nonno che mi cantava “Ehi, mammà, innamorato so’”. Quindi, in realtà, è stato un po’ un rievocare la mia infanzia. Allo stesso tempo, mi sembrava un titolo forte perché Maradona per Napoli è, insomma, un Dio. Quindi la canzone non gira intorno solo a Maradona, gira intorno alla mia città; volevo dare un nome che potesse far venire a tutti in mente Napoli, anche perché questa canzone è un omaggio a questa città meravigliosa che è la mia, e a me che sono nata e cresciuta lì. Quindi mi sembrava un bell’esordio.
Segui il calcio? Dato che hai chiamato il tuo nuovo singolo “Maradona”.
Allora in realtà tutti noi napoletani siamo estremamente tifosi, vuoi o non vuoi lo diventi, perché a casa sono tutti tifosi. È una cosa, secondo me, quasi automatica per tutti. Io sono sempre stata tifosa del Napoli, ma per un periodo, devo dire la verità, sono stata anche simpatizzante dell’Inter. Forse sarà perché mi ha accudito e accolto anche Milano, però se c’è una partita tra Inter e Napoli, sto dalla parte del Napoli
Tra le due sceglieresti il Napoli quindi.
Sempre, proprio senza nessun indugio!
Nella canzone si sentono riferimenti musicali napoletani, soprattutto a Pino Daniele. Che importanza ha? Cosa ti ha sempre trasmesso?
Mia mamma era una grandissima fan di Pino, quindi mi sono fatta veramente tantissimi concerti di Pino. Quando ero bambina mi ricordo che ad un concerto addirittura talmente ero stanca mi ero addormentata, ma anche se ero piccolina mia mamma mi portava. Mia mamma è una fan sfegatatissima e molti dei musicisti che aveva Pino erano degli amici d’infanzia di mia madre. Io sono cresciuta un po’ con l’ombra di Pino, sia nelle orecchie sia vicino a me. La verità è che Pino è anche molto vicino alla mia musica di riferimento, che è il Blues e il R&B; in questo pezzo si sente poco ma in realtà Pino era uno dei più forti a fare Blues in Italia. La mia canzone poi parte con “Napoli di mille colori” un pezzo importantissimo di Pino e volevo riprendere appunto questa citazione; lui l’aveva fatta in napoletano, io l’ho fatta in italiano per differenziarmi un po’ ma è la sua, anche questo è un omaggio a Pino. Anche le sue chitarre per farmi addormentare: dai 12 mesi, per farmi addormentare, gli artisti erano quelli, Giorgia e Pino Daniele. Quindi ce li ho fissi nelle orecchie
Quindi sei sempre stata circondata da elementi di Napoli?
Sì. Poi chiaramente fino ai 18 anni sono stata a Napoli. Non me ne sarei mai andata da Napoli, ma mamma ha lottato per farmene andare ma solo per farmi studiare fuori. Mi hanno strappata dalla mia città del cuore, quindi non vedo l’ora di ritornarci a vivere; essendo cresciuta lì, la mente è quella.
Andartene via dalla tua terra come ti ha fatta sentire?
È stata difficile, all’inizio soprattutto ho cercato in tutti i modi di tornare. Chiamavo le mie amiche dicendo “Fammi dormire a casa tua, voglio restare qua”, stavo a Napoli 20 giorni, con una valigetta, 3 vestiti dentro perché io dovevo restare a Napoli. È stato difficile ambientarmi qua a Milano, devo dire la verità, volevo restare a Napoli; avevo le mie cose, i miei amici, la mia città, i miei luoghi. È stato doloroso per me lasciare Napoli; ma mia mamma si stava insediando nel lavoro qui a Milano, io come punto di riferimento familiare ho solo mamma, quindi dovevo seguirla per forza in quel caso.
Ad un giovane che si trova costretto a lasciare la sua terra, cosa gli consiglieresti? Di lasciarla oppure di cercare di rimanere?
Io credo che dipenda un pochino dalle possibilità. Se sei obbligato ad andare vai, non dimenticare mai le radici. Una cosa positiva però c’è, devo dire la verità: quando oggi torno a Napoli, ora spesso, prima non tornavo perchè mi faceva male lasciarla, cercavo di tornare meno perché se stavo lì 1 settimana poi facevo veramente tanta fatica a risalire, poi mi sono detta che mi devo stabilizzare a Milano. Quindi, viviti quello che puoi perché là fuori è sempre un’esperienza, però torna; io non vedo l’ora di ritornare. Goditi tutte le esperienze che si possono fare all’estero ma rimani sempre attaccato alle radici.
Quindi pensi che ci si può anche allontanare, in qualsiasi parte del mondo, ma le nostre radici rimangono sempre con noi?
Io credo che dobbiamo rimanere attaccati a quelle che sono le nostre radici. Secondo me sono molto importanti e ci trasmettono dei valori che poi ci portiamo dietro per tutta la vita; di base le radici sono fondamentali, ecco perché poi le riprendo nella mia musica. Tutta la programmazione delle mie tracce è sempre un mix tra l’italiano e il napoletano, perché il napoletano è una lingua bellissima e anche molto più facile da musicare rispetto all’italiano. l’italiano è più dura come lingua, invece con il napoletano si riescono a trovare le melodie del Blues e R&B che riescono a suonare meglio, sono più tonde.
Riguardo quello che mi stavi dicendo della tua famiglia, è stata tua madre ad appassionarti alla musica oppure è stata una cosa che è nata da te?
Come ti dicevo mia mamma mi addormentava con le canzoni di Giorgia, non ho mai avuto una ninna nanna normale; quindi mia mamma è una grandissima appassionata di musica, sentiva qualsiasi cosa: in macchina, in radio. Mio padre se ne è andato quando io ero veramente piccola, quindi sono sempre stata a strettissimo contatto con mia madre. Secondo me sì, un po’ lo devo a lei perché ovviamente mi ha fatta appassionare, poi quando io ho scoperto di avere una bella voce, quando ho visto “La Sirenetta” e ho iniziato a cantare la sua canzoncina, ho detto “Però dai, sono brava, è bello sentirmi!” . Un po’, quindi, lo devo al fatto che ascoltando veramente tanta musica, ho iniziato a cantare da piccolissima, alle elementari ero già solista nel coro!
Quindi pensi che la famiglia non sia un valore da sgretolare?
Assolutamente. Non è facile, soprattutto quando ci sono dei contesti un po’ complicati tipo il mio e tantissimi altri ormai, oggi è difficile trovare una famiglia unita come potevano essere prima, però la famiglia è importantissima, è quella che alla fine ti supporta di più e che ti tramanda dei valori che devono essere quelli importanti. La famiglia è fondamentale.
Riguardo la questione dell’essere legati al territorio, pensi che la musica sia il modo migliore per poter rappresentare la propria terra oppure ce ne possono essere anche altri?
Io penso che l’arte sia un bel modo, per rappresentare non mi permetterei perché abbiamo avuto talmente tanti di quei miti, soprattutto nella mia città; però far parte e voler dare una propria idea di quello che si può rappresentare sì. L’arte s’intende l’arte in tutti i sensi quindi che possa essere il disegno piuttosto che la recitazione, la danza. Io sono pro arte perché ovviamente faccio parte di quella cerchia, quindi penso che la musica sia il miglior modo per poter rappresentare quella piccolissima parte della città.
Secondo te riesci a rappresentare gli aspetti positivi di Napoli come ha fatto Pino Daniele, oppure in un modo tutto tuo, arrivando ai suoi livelli?
Sarebbe un sogno, devo arrivarci, devo arrivarci. È ovvio che per arrivare a determinati livelli ci vogliono tutt’altra serie di cose che si conoscono nel tempo, per cui c’è da lavorare moltissimo, però sarebbe assolutamente meraviglioso. Ovviamente a mio modo, ognuno ha il suo modo di fare arte, di mostrarla agli altri e di mostrare una porzione di sé stessi agli altri. Bisogna avere cose da dire e io credo di averle sinceramente.
Riguardo invece le sonorità, unisci sia elementi tipici della tradizione napoletana, sia elementi moderni come suoni R&B. Pensi che questo riesca a collegare le vecchie generazioni con quelle nuove?
Io spero di sì, mi piaceva l’idea di utilizzare dei suoni che possono essere più contemporanei che fanno parte di me, di una parte del mio percorso artistico, ma rievocare quella parte di infanzia che ha fatto parte di me. Quindi spero che possa essere una chiave anche per i ragazzi più piccolini di rientrare in quella sonorità napoletana tradizionale molto bella, che io apprezzo moltissimo, e ovviamente di stare “al passo” con quello che piace oggi e anche a me. Quindi, secondo me, potrebbe essere interessante fare un mash up del vecchio e del nuovo, anche perché altrimenti non l’avrei fatto!
Può essere anche un modo affinché le nuove generazioni conoscano la tradizione musicale napoletana?
Esatto, magari a qualcuno piace più di qualcun altro e vai a ripescare tutti quelli che sono i Carosone della situazione, Mario Abbate, che utilizzavano moltissimo il mandolino, un classico a Napoli. Una volta che entra il mandolino nel mio pezzo, secondo me, la location diventa Napoli ufficialmente. Poi vedo che ultimamente si stanno riutilizzando suoni di tracce abbastanza vecchie; io non ho usato una traccia vecchia, mi sono fatta fare un mandolino apposta a mano da una persona che stimo moltissimo a livello musicale ma, soprattutto, fa parte di quel mondo musicale lì. Ho provato a far fare il mandolino, che è la parte del ritornello, a un po’ di persone; quando lo ha preso lui in mano, che è lui che faceva quella roba, faceva parte di quel mondo musicale dove si utilizzavano veramente questi strumenti. Quando lo facevano gli altri, non riuscivo a vedere Napoli; appena l’ha fatto lui ho visto Napoli e ho detto “Bene, è questo, era esattamente così che lo volevo”.
Pensi quindi che ascoltando questa canzone, anche solo chiudendo gli occhi, si possa vedere Napoli?
Sì, nel momento in cui entra quel suono sono assolutamente sicura, poi me lo dirai! Secondo me lo vedi, se chiudi gli occhi la vedi.
Nella canzone descrivi la quotidianità che c’è nella città, ad esempio, la signora che ti chiama “piccerè” la signora che ti chiama “piccerè”. Parlarne adesso, visto che ti sei dovuta staccare da Napoli, come ti fa sentire?
Quando dico quella frase io esattamente dico “a nonna cca te cchiama ‘piccerè'”. La nonna è ovviamente lei, la classica nonna di Napoli, come le nonne di tutto il mondo, che cucina, che ti chiede “a nonna hai mangiato?” “ma ti sei lavata i denti?” o ti dice “‘a nonna come ti vedo secca”. Quindi la nonna è un po’ la mamma eterna del nipotino e mia nonna, come credo molte delle nonne napoletane, mi chiamava “piccerè”, che vuol dire “piccolina”, perché sei sempre la piccolina della nonna. Lì mi stavo riferendo a quanti giovani si stanno allontanando da Napoli in quel caso. Però la nonna ti dice “nun te scurdare e me” e ovviamente tu provi a spiegare alla nonna “nonna non ti preoccupare, ti faccio le videochiamate e se non mi rispondi, lo sai, ti vengo a prendere”. In quel piccolo frangente di canzone volevo rievocare il momento in cui me ne sono andata e distaccarmi dalla nonna, soprattutto nei suoi ultimi periodi di vita, è stato difficile vederla meno; sono stata solo con mia mamma, mia nonna mi ha cresciuto, però credo questo sia una situazione in cui possono rivedersi molti ragazzi di Napoli che si allontanano. “A nonna te manca sempr” ti manca quando ti cucina, ti canta, ti insegna, si arrabbia; le nonne sono molto importanti nella vita dei nipotini e te ne accorgi quando se ne vanno. Loro te lo dicono.
Purtroppo le nuove generazioni si trovano costrette a dover lasciare la propria terra per molte questioni. Secondo te questo quanto può affliggere le persone delle vecchie generazioni, gli anziani che vedono i propri paesi svuotarsi?
Moltissimo, difficilmente secondo me un parente vuole che il nipotino vada via. Allo stesso tempo, sono molto contenti del fatto che facciano queste esperienze. Però, specialmente al sud, dove magari la situazione è un po’ più complicata del nord, si soffre un po’ di più, sebbene la situazione sia complicata in tutta Italia. Come ti ho detto prima, io voglio tornare a Napoli; mi è servito stare fuori per fare nuove esperienze, ma dobbiamo rimanere giù, nella nostra terra. Dobbiamo tornare e regalare a questa città tutto quello che abbiamo imparato all’estero. Se ci allomtaniamo, più indeboliamo queste città; quindi dobbiamo tornare a risalire e secondo me Napoli sta vivendo un momento molto importante, sono felicissima di questa cosa perché lo abbiamo aspettato tutti quanti e ce lo meritiamo. Mi auguro che questa cosa possa durare il più a lungo possibile, senza togliere nulla al resto, ma sono napoletana e sono di parte.
Pensi quindi che si possa risalire da queste situazioni?
Assolutamente. Certo, dobbiamo impegnarci tutti quanti però credo assolutamente di sì.
Riguardo a “Maradona”, si può rivivere quello che ha lasciato Maradona come figura?
È immortale a Napoli, non solo per il calcio. Maradona sicuramente fa parte del Napoli calcio, ma non solo; lui amava Napoli, ci è stato in un momento meraviglioso ed è entrato a far parte della comunità napoletana, non c’è n’è per nessuno e sicuramente rimarrà nei grandi come Troisi, Pino. Maradona è Maradona, non ce n’è.
Ci potrà essere qualcun altro come lui?
Me lo auguro, senza mai eliminare quelli che sono i grandi. Mi auguro che ci possa essere un’altra immortalità di questo genere, sarebbe meravigliosa un’altra leggenda, così diventiamo ancora più forti. Mi auguro ci possa essere un’altra figura della stessa valenza.
Pensi che Napoli, nel mondo musicale, sia agli stessi livelli delle grandi città come Roma e Milano?
Assolutamente sì, trovo che Napoli stia vivendo un momento artistico molto importante. Secondo me siamo forti abbastanza, se non di più. Un milanese piuttosto che un romano parlano la lingua di tutti, se parlano comprendi effettivamente tutto. La difficoltà nel dialetto è che se tiesce ad arrivare in tutta Italia, vuol dire che qualcosa la sai fare bene. Oggi possiamo essere ai livelli delle grandi città del nord, senza ombra di dubbio. Sono super contenta e super fiera degli artisti che ci sono in città.
Ti ringraziamo moltissimo per la chiacchierata e per ultima cosa ti chiedo di salutare chi vuoi o chi ti ha aiutato per questo nuovo singolo.
Yess! Saluto la mamma, il mio producer che è stato a fianco a me 2 anni, anche perché questo pezzo è stato scritto 2 anni e mezzo fa. Saluto la mia direttrice creativa, Annachiara Buono,che mi ha aiutato moltissimo in questa fase progettuale. Assolutamente grazie a loro 3, e grazie a te e a Exclusive Magazine!
Intervista a cura di Francesca Nicoletti!