Ciao Wayne, come nasce questo nuovo singolo “Veleno di vipera” e perché hai scelto questo titolo così particolare?
È nato durante una sessione con Canova. Ho partecipato a questo Canova Camp in cui c’erano produttori e autori. È stato tutto molto casuale. Riguardo al titolo, mi piaceva il fatto che “Veleno di vipera” potesse rappresentare il riempimento delle labbra. C’è il filler che è come una puntura, o c’è la crema al veleno di vipera che gonfia le labbra. Mi ha dato l’immagine di baci velenosi. Quindi sono partito proprio dal nome e in studio abbiamo costruito il concept della traccia. È diventato un bel banger! Sono davvero contento!
Le sonorità di questo singolo si ispirano molto alla musica elettronica. Ti consideri un grande appassionato di questo genere musicale? Possiamo aspettarci di sentire sprazzi di questo stile anche nei tuoi prossimi brani?
Sì, sto cercando di evolvere il genere wave synth pop e dargli varie sfumature, dalle più dolci alle più cattive, rendendolo sempre mio. Trovo sonorità che mi piacciono e cerco di dargli ognuna una propria sfumatura.
I primi due singoli parlano entrambi di amore. Nel primo parli di un amore probabilmente impossibile, mentre in “Veleno di vipera” possiamo definirlo un amore tossico?
L’amore è sempre un bel messaggio, ma alla fine tutto può trasformarsi in una sorta di dipendenza. Il mio percorso si concentra su questo dualismo, cercando di sfuggirne sempre, ma anche di viverlo. Cerchiamo di dipendere sempre meno da tutto, compreso l’amore, ma alla fine sappiamo che non possiamo farne a meno. C’è questo contrasto tra l’angelo e il diavolo, tra il bene e il male, e cerco di raccontare ciò che ci riporta indietro, anche commettendo errori.
In “Veleno di vipera” affronti anche le tentazioni terrene. Quanto hanno condizionato e distolto la tua attenzione dalla musica durante la tua carriera?
Molto. Non lo considero un rimprovero, sono contento di come ho vissuto e sto vivendo le cose. Il mio percorso è stato abbastanza stravagante e ha iniziato in modo casuale. All’inizio sembrava che la musica non stesse dando tutti questi frutti e non tutto quello che ho oggi. A volte mi sono trovato coinvolto in cose più grandi di me, anche sbagliando, ma oggi posso raccontare storie che altri non hanno vissuto e che possono comunque ritrovarsi in esse.
Con il tuo cambio di etichetta, molti stanno dicendo che sei uscito dalla DPG o addirittura che il gruppo non esiste più. Cosa risponderesti a queste affermazioni? E in generale, come è cambiato il tuo modo di lavorare con il passaggio alla Warner Music?
Non c’è stato un vero e proprio scioglimento, perché non abbiamo mai avuto un contratto che dicesse che facciamo solo musica insieme o da soli. Siamo sempre stati un collettivo che si è unito. Abbiamo pubblicato singoli da solisti, canzoni in coppia e canzoni in tre. Ci siamo presi una pausa per concentrarci sui nostri progetti ed è una cosa naturale che accade dopo un po’. Riguardo al cambio di etichetta, avevo bisogno di qualcuno che credesse molto in me e mi facesse sentire nel modo giusto, soprattutto in un momento più complicato. Quindi non ci ho pensato molto e quando lavori su un progetto da solista, hai bisogno di un team che si dedichi al 100% a te.
Riascoltando i tuoi brani del 2016 e quelli più recenti, si notano grandi cambiamenti e una tua identità sempre più definita. Puoi raccontarci un po’ del tuo percorso artistico?
Anche io uso spesso la parola “cambiamento”, ma è più una questione di evoluzione. La musica è un modo di sentirti. Per fare buona musica, devi essere te stesso e non cercare di arrampicarti sugli alberi o scrivere storie che non ti appartengono o che vanno di moda. La mia è un’evoluzione soprattutto a livello stilistico. All’inizio ero molto acerbo e facevo determinate cose. Man mano che crescevo, cercavo di imparare sempre di più il mestiere e di andare oltre le cose che venivano facilmente. Cerco solo di scrivere cose che mi fanno sentire il meglio possibile. Scrivo per rendermi felice e per dire: “Mi piace questa roba e sono felice di pubblicarla”. Sin dall’inizio non mi sono mai imposto limiti e non lo farò ora.
Recentemente hai realizzato uno dei tuoi sogni da ragazzo, che era salire sul palco del Primo Maggio. Che emozioni hai provato? E riguardo ai live, hai in programma delle date per la prossima estate?
Il Primo Maggio è stato fantastico perché ci andavo da bambino con i miei genitori e poi da solo a 15 anni con i primi amici. È sempre stato un evento e una giornata importante a Roma. Mi chiedevo sempre quando sarebbe arrivata l’opportunità giusta e forse prima non avevamo ancora il messaggio adatto per un palco del genere. Sono contento che con il mio percorso sono riuscito a realizzare questo desiderio personale. Quest’estate farò solo un radio tour promozionale per il singolo. Il nostro obiettivo è creare un catalogo di brani per realizzare un mini show e farmi conoscere anche dal vivo, dato che finora ho fatto più DJ set che performance dal vivo. Come obiettivo, vorrei suonare ai Magazzini Generali in questo momento. Portare brani vecchi con poche novità non avrebbe molto senso ora, quindi abbiamo deciso di fare una pausa. Ci siamo detti: “Aspettiamo, creiamo qualcosa di nuovo”. Mi riferisco anche al modo di suonare e di proporre la mia musica.
Riguardo alle prossime settimane, possiamo aspettarci l’uscita di uno o più nuovi singoli in vista di un tuo nuovo album?
Sul mio profilo ho già dato tre anticipazioni, una delle quali riguarda proprio “Veleno di vipera”. Non conosco ancora le date esatte, ma ho molta musica pronta e non vedo l’ora di farla uscire tutta. Ho tanto materiale… ma non voglio affrettarmi. Voglio costruire un puzzle, in cui alla fine posso dire: “Ora vedo l’immagine completa e tutto ciò che volevo fare”. Quando si riparte, non bisogna farsi troppe domande, ma bisogna solo agire.
Ti ringraziamo per la disponibilità in questa intervista e ti invitiamo a concludere salutando chi preferisci.
Desidero mandare un saluto speciale a mia madre. Ciao mamma! A presto! Ci vediamo a Roma.
Intervista a cura di Giovanni Paciotta!