“Siamo tutti invisibili”.
Esce il 15 settembre il nuovo album de “Il Tre”. Ecco perché parla di tutti noi.
Guido Senia, in arte “Il Tre”, è sicuramente uno dei rapper più amati e discussi, dai giovani e dai meno giovani. Fin da “Ali”, ha voluto farsi voce di chi si sente solo ed escluso, rappresentando emozioni negative che sono spesso un taboo per i social e per la nostra società.
Dopo quattro dischi di platino e due d’oro, arriva un album che compendia due anni e mezzo di vita, di riflessione, di viaggi e di scrittura, in cui l’artista conferma il suo amore per le parole, per il mondo rap,
l’estro tecnico e il concetto profondo.
Noi di Exclusive Magazine, come sempre, l’abbiamo incontrato e intervistato per darvi dei retroscena esclusivi.
Ciao Guido, come sono le vibes in merito all’uscita del disco?
C’è tanta voglia che l’album esca, più che ansia per l’uscita, anche se un po’ di ansia a ridosso dell’uscita ci sta.
Com’è nata la scelta e la selezione dei dodici brani dell’album?
La selezione dei pezzi è stata molto naturale, ti rendi conto quali di essi hanno più potenziale e quali invece sono “più indietro” e possono avere meno presa nel pubblico. La selezione dei brani secondo me dovrebbe sempre essere una cosa naturale e semplice.
Com’è andata la fase di creazione e di songwriting?
Ci sono state varie sessioni, tanti produttori hanno partecipato al disco. Abbiamo fatto anche delle sessioni con la mia band, con cui andremo live, è stato molto vario il processo di creazione delle canzoni.
Ami scrivere da solo?
Solitamente prima in studio mettiamo giù una base di musica, per capire in che direzione portare la canzone.
Poi per quanto riguarda la scrittura sono sempre io da solo che ci lavoro su, dopo una stesura di una base, di direzione musicale.
Hai la fama del rapper tecnico, però nell’album porti anche contenuti esistenziali molto densi e profondi.
È vero, spesso una mia canzone nasce come esercizio di stile, che poi viene sicuramente valorizzato perché aggiungi del contenuto, anche quella sicuramente è una parte importante della canzone, rende tutto più di valore, dá un valore aggiunto perché non sono “parole a caso”.
In questo disco, in generale e soprattutto in pezzi come “Coolin Break”, in feat con Nitro ed Enzo Dong, riaffermi tutto il tuo amore per il rap.
Sí, ho voglia di far capire che vengo dal rap, che quelle sono le mie radici e non abbandonerò mai questa strada.
In “Techno freestyle” parli di una societá di “parla parla” e alludi al facile successo dei tik tokers, però è anche vero che tanti si affezionano a te tramite i social.
Tik tok essendo un portale con così grande importanza e potere sociale ha dei pro e dei contro. Pensare di badare la propria vita, di strutturare il proprio futuro in base a questo mi fa paura.
Penso che il futuro di una persona andrebbe costruito a prescindere dal lato social, con un progetto concreto.
È perché siamo nell’epoca dei social che siamo “invisibili” come dici nella title track del disco?
Ci sono tanti fattori, sicuramente i social giocano il loro ruolo. Questo rende tutto più difficile per i ragazzi che vedono le piattaforme social che apparentemente ti cambiano la vita dall’oggi al domani. Diventa difficile per i ragazzi scegliere una strada reale.
Alla musica questa dimensione social fa bene o male secondo te?
Per quanto riguarda il lato artistico, è bello pubblicare cose su tik tok e Instagram. Il problema è che non ne usufruiscono solo persone che non hanno un dono, un talento artistico dalla nascita, ma anche persone che non hanno un talento particolare e magari vengono anche ripagate in visibilità.
Tornando alle canzoni, da cosa nasce “Lettera al padre “?
Ci tenevo che lui avesse una dedica da parte mia sul mio album, perciò mi fa piacere che il disco si chiuda proprio con questa canzone. Più che una dedica è proprio un dialogo con lui, perché a dettare il ritmo del pezzo sono i suoi vocali, le sue parole a cui io vado a rispondere. Sarà bello portarla live.
Ne “Il coraggio della paura”, a differenza del solito, non parli di te, ma vesti i panni di una donna che ha sofferto, toccando un tema molto caldo e discusso…
“Il coraggio della paura” è una delle poche tracce dove non sono protagonista, ma una storia a cui ho assistito da persona esterna e che ho voluto trasportare in canzone. Un brano pesante, racchiude una storia di sofferenza. Secondo me è arrivato il momento di mettermi in delle vesti che nessuno ha visto, cioè raccontare vite di altri; fino ad adesso non avevo fatto un brano del genere e non escludo che sia una direzione che voglio intraprendere di nuovo in futuro.
Anche “Chaos” parla di sentimenti “scomodi”
Questo brano affronta l’argomento della depressione.
Non è detto che se una persona sorride non è depressa. In un certo modo siamo tutti “depressi”, anche se non lo sappiamo. In modo più o lieve o più grave abbiamo dentro questo tipo di sentimenti che dobbiamo contro bilanciare con una giusta dose di felicità.
Uno dei temi centrali del disco, ad esempio in “A volte”, è la solitudine. Che significato ha per te?
Come dico nel pezzo, non è che le persone muoiono di solitudine; ma è una cosa che fa soffrire: perché se hai qualche notizia o obiettivo che vuoi condividere con qualcuno e quel qualcuno non c’è ci soffri, perché puoi condividere le cose con chi ti vuole bene.
Come mai secondo te il tuo pubblico é così affezionato, e spazia su una grande differenza di età?
Perché il mio modo di comunicare può arrivare ad una persona di 15 anni come ad una di 30; è un modo semplice, parla di argomenti che ci riguardano tutti: tutti vivono cose che ti fanno stare male e bene, e parlare di questo con un linguaggio universale ti fa arrivare a tutti.
Ed ecco la track list di “INVISIBILI”:
- Amen
- Invisibili
- A volte
- Big Show feat. Nicola Siciliano
- Cracovia, Pt. 4
- Caos
- Blackout
- Coolin Break feat. Nitro, Enzo Dong
- Techno Freestyle
- Il coraggio della Paura
- Roma
- Lettera al padre
Intervista a cura di Marco Conte!