Qual è stato un momento durante il quale hai avuto la consapevolezza di lasciare il segno?
Quando Fabri Fibra mi ha invitato a un suo live per fare la nostra prima collaborazione che si chiama “Felice per me” e io avevo una strofa in extrabeat, ero molto teso, poi durante tutta la strofa c’era un casino della gente così tanto forte che non sentivo nemmeno la mia voce, lì ho capito che qualcosa stava cambiando. Poi mi capita di trovare persone che mi dicono che la mia musica ha cambiato la loro vita, è veramente bello ma non voglio pensarci troppo.
Hai chiuso il disco con “Death Note” che è un brano dove riaffiora il tuo alter ego, Phil De Payne, ed insieme a lui c’è anche la dismorfofobia che ti fa sentire smarrito. C’è una causa che ha risvegliato Phil De Payne?
Prima di fare il disco ho avuto un piccolo revival di tutto il new metal e ho sempre voluto fare progetti paralleli. Avere un alter ego mi permette di avere un parco giochi musicale e lì mi diverto, probabilmente potrei collaborare con alcuni artisti con questo nome. E’ come un’arma segreta per non rimanere fossilizzato nella figura di Nitro.
Spesso fai riferimenti al mondo cinematografico nei tuoi pezzi, nel tuo ultimo disco citi tra i tanti Lara Croft, Fight Club e Hellraiser. Nel tuo tour ci sarà un richiamo a livello estetico a quel mondo lì?
Diciamo che verrà ambientato in quel periodo che è stato fondamentale per la mia formazione artistica e ci sarà molto dell’immaginario tipico degli anni 2000, sembrerà un concerto dei Korn e dei Limp Bizkit messi insieme a livello visivo.
In diverse occasioni hai affermato di essere seguito da un terapeuta e “Too Late” parla di salute mentale. Recentemente Fedez ha chiesto pubblicamente al Ministro della Salute un aumento dei fondi per il bonus psicologi, qual è il tuo pensiero a riguardo?
In un tipo di società che riceve tante informazioni ogni giorno è normale che se la vita delle persone diventa più mentale che fisica ci siano più problemi legati alla mente. Di conseguenza uno Stato sociale dovrebbe provvedere affinché la salute mentale dei cittadini sia preservata gratuitamente e non dovrebbe sembrare un privilegio andare dallo psicologo. Sono assolutamente d’accordo con l’iniziativa ma forse è difficile far passare questo messaggio quando si è famosi.
Il tuo rapporto con la politica e la società emerge in tutta la tua discografia, mentre in “Outsider” c’è molta critica sociale che si interseca con l’analisi introspettiva. Per te l’introspezione è più importante della questione socio-politica?
Di base io scrivo per sfogarmi, capita che passi da un pezzo più introspettivo ad un pezzo più leggero. Ho la sindrome dell’ingiustizia che fa sì che quando vedo qualcosa che non trovo giusto sento il bisogno di cambiarla. E sinceramente ho intenzione di sfogarmi ancora per un bel po’.
Sei uno dei più forti a fare live in Italia, cosa ne pensi del trend tipico di alcuni rapper giovani di fare live dove cantano solo le doppie o le sporche?
Sono molto d’accordo col pensiero di Tyler,The Creator: non è che se canti tutte le parole di tutte le tue canzoni meriti di essere al primo posto in classifica. Il live è un momento di intrattenimento, devi capire quando far cantare il pubblico e quando farlo ballare, però di base sei un cantante e quindi dovresti cantare, mi sembra paradossale dirlo. Le persone che diffendono chi non canta realmente ai proprio non le capisco proprio ma ognuno può decidere di buttare i propri soldi come vuole. Ma comunque è un problema che c’è anche in America dove rapper famosi cancellano il tour perché la gente, dopo averli visti fare finta di cantare, ha deciso di non andare più ad un loro live.
Intervista a cura di Gabriele Dimarco!