Un saluto Stabber! Innanzitutto volevamo chiederti come nasce l’idea di fare un disco tutto tuo da produttore e quanto è stato difficile mettere insieme un numero così importante di artisti di livello così alto?
L’idea nasce dal fatto che mi hanno ripetuto talmente tante volte che lo avrei dovuto fare, che alla fine ho accettato di farlo. Io in verità per anni ho cercato di non fare una roba simile perché sapevo sarebbe stato molto impegnativo, proprio perché come hai detto tu avrei dovuto mettere insieme un sacco di persone importanti. Ad un certo punto ho deciso fosse il momento giusto per farlo ed è stato molto impegnativo, ma anche molto stimolante.
A tal proposito in questo progetto troviamo, il rap, il pop e la musica elettronica. Come mai questa scelta stilistica e quanto pensi sia importante fare musica senza essere etichettato in un unico genere?
In verità questa è stata sempre un po’ la mia cifra stilistica, nel senso che se si va ad ascoltare le cose che ho fatto negli ultimi anni sono sempre state un bel po’ contaminate da tante cose differenti. Io di mio sono così, ascolto tanta musica diversa e quindi questa cosa poi si riversa su quello che vado a fare. Per me l’approccio alla musica moderna è una perpetua contaminazione, quindi per quanto mi riguarda è una cosa naturale e penso sia il modo migliore per approcciare la musica oggi. Bisogna essere liberi di fare ciò che più ci si sente di fare senza per forza dover seguire in maniera proprio esatta i dettami di un genere piuttosto che un altro.
All’interno del disco troviamo anche la vincitrice dell’ultimo festival di Sanremo e parliamo ovviamente di Angelina Mango. Cosa ti ha colpito in particolare nel lavorare con lei e pensi che potrà fare bene al prossimo Eurovision?
La cosa che più mi ha stupito di lei e che è una persona giovanissima, ma ha un livello di professionalità e di know out di come vanno fatte certe cose davvero incredibile. Per me lei è seriamente una fuoriclasse, oltre che essere una persona davvero squisita. Io non vedo l’ora di vederla sul palco dell’Eurovision, perché secondo me ci farà fare una grande figura e farà lei una grande figura, perché comunque è un fenomeno.
Uno dei pezzi che abbiamo apprezzato di più è sicuramente la title track “Trueno”, in cui sei riuscito a creare una combustioni di suoni davvero molto figa. Ti sei ispirato a qualche artista o canzone del passato? E come è stato lavorare di nuovo con Salmo?
Guarda io con Salmo ci lavoro più o meno dal 2011 e quindi siamo amici e ci conosciamo da tanto tempo e sappiamo esattamente cosa piace uno all’altro. Mauri mi ha sempre detto che ogni volta che dobbiamo fare qualcosa noi deve essere una cosa matta se no non ha senso e quindi così è stato. Il brano è pieno di citazioni ed è un po’ lo statement di ciò che definiscono il mio suono oggi. Ci sono dai sintetizzatori dei film delle colonne sonore anni ’80, all’elettrobeat, al rap. Quella è un po’ una collezione di tutte le cose che hanno definito quello che è il mio suono moderno, quindi per quello è la title track. È il manifesto dell’intero prodotto.
Nel progetto troviamo anche artisti di livello internazionale e tra questi c’è anche una leggenda del reggae come Alborosie. Quanto sei appassionato di questo genere e ci puoi svelare qualche aneddoto anche su questa collaborazione in “ Legends Never Die”? Possiamo definirla una canzone di celebrazione anche dello stesso artista, insieme a Johnny Marsiglia e J-Lord?
Io sono sempre stato un grande fan del reggae soprattutto della roba un po’ più old school, ma quello attuale non lo ascolto molto devo essere onesto. Però insomma Alborosie è sempre stato una leggenda e comunque l’ho sempre continuato a seguire. In questa traccia mi piaceva l’idea di fare una cosa con lui, ma purtroppo non ho dei grossi aneddoti perché essendo lui in Giamaica non sono riuscito ad incontrarlo. Però gli ho mandato la traccia e gli è piaciuta e mi ha mandato un primo ritornello fatto anche in fretta ed era già una roba veramente incredibile. Quindi sono contento veramente di avere un peso massimo come lui all’interno del mio progetto.
Nel brano “Salto nel buio” troviamo invece Coez e Annalisa. Un brano dal mood molto introspettivo e in cui vediamo un’Annalisa diversa dal solito e inserita quindi in maniera molto originale e riuscita nel contesto. Come nasce questa traccia e cosa ne pensi dell’evoluzione artistica di Annalisa grazie ad un nuovo sound più accattivante essendo proprio tu un produttore?
Tutta l’evoluzione artistica di Annalisa soprattutto nell’ultimo anno e mezzo a me è piaciuta molto ed il successo che ha avuto ne è la dimostrazione. È anche lei una persona estremamente professionale e un’altra fuoriclasse. Per me è stato da un lato un onore e dall’altro un piacere, perché è veramente una persona squisita e nonostante sia una pop star gigantesca è una persona molto humble (modesta) nel modo di fare. Io sono una grande fan del suo percorso musicale attuale e sono molto contento del fatto che abbia accettato di mettersi in una veste differente nella canzone fatta insieme a Coez e per me con il suo tipo di voce calza benissimo questo stile. Se avesse intenzione di prendere una direzione artistica di quel tipo a me piacerebbe e non dico per forza la debba fare io, ma penso che la potrebbe fare benissimo.
Come mai la scelta di questo concept automobilistico con richiamo alla vecchia Trueno della Toyota e che tipo di metafora hai trovato?
Io avevo pensato al titolo del disco prima del disco proprio pensando a quella automobile, perché sapevo non sarebbe stato il classico producer album ma un classico album. Avevo bisogno di un’idea che giustificasse il fatto di fare un disco mezzo strano che spazia un po’ qua e un po’ la e quindi ho pensato a questa automobile che tra l’altro ha un nome molto figo e che suona bene. Oltretutto sono sempre stato un grande appassionato di automobili giapponesi e quindi mi è venuto in modo naturale utilizzare la metafora dell’automobile per giustificare ciò che c’è nell’album.
Hai mente di portare questo tuo progetto in live? E questo per te può essere un nuovo punto di partenza nella tua carriera da solista?
L’ho fatto anche per riposizionarmi nel panorama musicale italiano. È un disco molto personale dal punto di vista del sound e quindi anche per quanto riguarda eventuale collaborazioni con altri artisti è per dire che è questo quello che io propongo oggi e che mi fa sentire più a mio agio. Mi piacerebbe tantissimo portare questo disco dal vivo, però come potete immaginare sarebbe qualcosa di estremamente complesso, perché funzionerebbe se riuscissi a portare sul palco praticamente tutti gli artisti. Portarlo in giro come struttura live con la presenza di tutti la vedo dura, ma forse potrei riuscire un giorno a fare un evento unico. Però sicuramente dovrò portarlo in una versione soltanto con me un po’ arrangiato in una veste più in grado di essere suonato dal vivo e senza la necessità di altri ospiti. Comunque si l’idea c’è.
Ti ringraziamo per la disponibilità per questa intervista e ti invitiamo a concludere salutando chi più ritieni opportuno.
Voglio salutare tutte le persone che mi hanno aiutato a fare questo disco… proprio tutti tutti. C’è stata una dimostrazione di affetto nei miei confronti durante tutta la fase di lavorazione che non mi sarei aspettato e quindi ringrazio tutti quelli che sanno di aver contribuito anche con poco a questo lavoro. Ringrazio anche voi che lo state ascoltando visto che non è mai una cosa ovvia!
Intervista a cura di Giovanni Paciotta!