Il boss Francesco Schiavone, detto “Sandokan”, ha deciso di collaborare con la giustizia.
Uno degli ultimi irriducibili, dopo 26 anni di carcere, di cui la maggior parte trascorsi in regime di 41bis, il capo indiscusso del clan dei Casalesi ha detto che comincerà a collaborare con la giustizia.
L’inizio di questo percorso di collaborazione è stato confermato dalla Direzione nazionale Antimafia.
Sandokan venne arrestato l’11 luglio 1998, dopo anni di latitanza, in un bunker a Casal di Principe, praticamente a casa sua.
Fu uno dei principali imputati del “processo Spartacus”, dove un pool di magistrati tra cui Lucio Di Pietro e Cafiero De Raho ricostruiscono le vicende del clan dei casalesi, da quando era guidato dal boss Antonio Bardellino, scomparso misteriosamente in Brasile nel 1988.
Spartacus durò dal 1998 al 2010, anno in cui Sandokan ebbe la prima condanna definitiva all’ergastolo.
Sandokan oggi ha 70 anni è tra i fondatori del clan dei casalesi.
Per conto del clan gestì importanti affari illegali tra armi e droga, ma sopratutto il traffico illecito di rifiuti. Il cugino di Sandokan, Carmine Schiavone (deceduto nel 2015), fu uno dei primi a ribellarsi a quel sistema, ciò lo portò a collaborare portando alla ribalta nazionale, e non solo, la Terra dei Fuochi. Lo stesso Carmine, ha più volte dichiarato, anche pubblicamente di aver quasi convinto Sandokan a cambiare idea sul traffico dei rifiuti, in quanto anche quest’ultimo consapevole delle nefaste conseguenze dello sversamento di fusti tossici e atomici sotto terreni agricoli, non solo.
Per alcuni il pentimento di Sandokan rappresenta un colpo durissimo inflitto alla criminalità organizzata, c’è chi la pensa diversamente.
In molti si fa spazio l’idea per cui: il pentimento viene visto come una sorta di “convenienza”. Pertanto è lecito chiedersi Schiavone vuole realmente collaborare? O vuole semplicemente evitare l’ergastolo? E soprattutto fin quanto è disposto a collaborare.
Le incognite sono tante, per un uomo ha ricoperto un ruolo di rilievo non solo nel traffico di rifiuti, ma anche nel riciclaggio a Tenerife e nell’appoggio a Totò Reina durante gli attentati.
Lui sa tutto del traffico di rifiuti che ha portato all’inquinamento ambientale provocato da fusti tossici seppelliti nelle campagne della Terra dei Fuochi. Sa tutto degli appalti e delle grandi opere pubbliche che i casalesi si aggiudicavano tramite “prestanome”.
Sopratutto potrebbe conoscere importanti segreti che appartengono alla mafia siciliana, da sempre alleata col clan dei casalesi. Sandokan e suo cugino Carmen, infatti hanno sempre rivendicato l’appartenenza alla cosiddetta “Cosa Nostra Campana.”
A tremare dunque non è solo la malavita organizzata. Un pentimento che porta con sé luci e ombre non solo di un sistema criminale, va oltre.
Probabilmente Schiavone non dirà tutto, o forse si, ancora non è possibile dirlo.
Il dato di fatto è che con questo pentimento si apre una fase nuove che può portare alla risoluzione di misteri irrisolti e sopratutto ulteriori rivelazioni sugli intrecci tra la stessa Mafia e una parte deviata dello Stato.
Se la collaborazione sarà rispettosa della verità, verrà scritta una pagina di storia.
Articolo a cura di Gerardo Montella!