Come un’aliena, Annalisa entra in scena sospesa nell’aria sul palco del Forum di Assago, per poi scendere gradualmente a terra con pose marziali. Schiera subito il suo abbondante corpo di ballo per intonare “Euforia”, istituendo immediatamente un’atmosfera danzereccia che contraddistingue le esibizioni dell’ultimo periodo. Annalisa canta e si muove perfettamente, come se fosse una macchina progettata per questo, mentre è proprio sull’estetica robotica mischiata a quella interstellare che si basa lo stile e la scenografia. Indossa stivali neri che si collocano a metà tra il militare e l’astronauta, e delle giacche strutturate, talvolta abbinate a gonnelline che assomigliano più a armature che a leggeri indumenti da donna. Avanza così un successo dopo l’altro, scortata dal suo esercito di ballerini che talvolta la accompagnano e talvolta la sostituiscono durante i cambi di abito. Abbandonando per un momento il ritmo dance a favore di un clima più intimo, Annalisa ripropone alcuni dei suoi primi brani, da “Diamante Lei e Luce Lui” a “Una finestra tra le stelle”, ripercorrendo gli anni che, partendo da Amici, l’hanno portata a essere una delle popstar di maggiore rilievo sul mercato discografico italiano. Poi, come in tutte le date del tour, arriva il momento dell’ospite, stavolta davvero inaspettato, che sigilla il coronamento di un sogno per Annalisa, come dichiara al termine dell’esibizione. Canta insieme a Nada “Amore disperato” in un duetto che unisce non solo generazioni diverse ma anche mondi sonori e stili distanti. Tra gli altri omaggi ci sono anche le cover di “Walking on the moon” dei Police, cantata su uno sfondo lunare, e “Sweet dreams” degli Eurythmics, già proposta quest’anno sul palco dell’Ariston. Questi omaggi sono l’ulteriore conferma della passione che Annalisa nutre per gli anni ’80, che si riflette non solo nelle ritmiche, ma anche nel canto, che è allo stesso tempo virtuosistico e affilato. I pezzi forti del repertorio, però, Annalisa li ha lasciati per il finale: la doppietta “Bellissima” – “Sinceramente” fa esplodere il pubblico, che viene inondato da una nuvola di coriandoli colorati sparati a pioggia dal palco; poi, sulle note di “Indaco Violento”, attorniata dai ballerini che per l’ultimo atto si erano coperti il volto con dei caschi glitterati, come se i Daft Punk si fossero moltiplicati, saluta la platea scomparendo dal pavimento lungo la stessa traiettoria verticale dell’inizio.
Articolo a cura di Giuditta Cignitti!