Le elezioni europee sono un momento importante in cui i cittadini dell’Unione Europea sono chiamati a scegliere i propri rappresentanti all’interno del Parlamento europeo, che svolge un ruolo fondamentale nel processo decisionale dell’Unione.
Le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo si svolgono ogni 5 anni.
La sua attività più importante è quella legislativa, che esercita insieme al Consiglio dell’Unione Europea, ovvero l’organo che rappresenta la volontà degli Stati membri. Il Consiglio non viene eletto dai cittadini, ma include i Capi di Stato o di governo degli Stati membri dell’UE e definisce le linee guida politiche generali comunitarie e le priorità dell’Unione.
I parlamentari europei sono 705. L’Italia è il terzo Paese per numero di eurodeputati (76).
Così come avviene nei parlamenti nazionali, i deputati eletti si dividono per gruppo politico, non per nazionalità. Anche se quest’operazione non è scontata, dal momento che in Europa possono presentarsi schemi politici diversi rispetto a quelli nazionali.
L’esempio classico è proprio la coalizione di centro-destra, attualmente al governo in Italia, ma divisa in sede comunitaria: il partito della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, rientra nel gruppo dei “Conservatori e Riformisti europei”; la Lega di Matteo Salvini fa parte del gruppo “Identità e Democrazia”; e Forza Italia è da sempre legata alla grande famiglia del “Partito Popolare Europeo” (PPE).
Attualmente il gruppo più consistente è proprio il PPE con 177 eurodeputati, seguito dal gruppo “Socialisti e Democratici”, in cui rientra il Partito Democratico, con 140 membri, subito dopo il gruppo di Emmanuel Macron “Renew Europe” (che comprende Italia Viva e Azione) con 101 membri.
Insomma, le dinamiche politiche comunitarie sono del tutto diverse da quelle nazionali.
Nel 2019 la Lega ottenne una vittoria schiacciante in Italia, con oltre il 34%. Tuttavia, il partito di Matteo Salvini fa parte del gruppo europeo “Identità e Democrazia” che ad oggi conta solo 58 membri e lo sforzo della Lega di creare un super gruppo sovranista si è infranto più volte nel corso dell’ultima legislatura.
Pertanto, anche se un partito ottiene un consenso importante e significativo nel proprio paese, ciò non garantisce una vittoria a livello europeo.
Questo appuntamento elettorale viene visto più come un indice di gradimento o meno, in cui i partiti si misurano con l’andamento del consenso popolare rispetto al lavoro svolto e alla linea politica-programmatica.
Quasi tutti i leader scendono in campo, candidandosi in prima persona per trascinare quanto più possibile il partito, raccogliendo il consenso costruito sulla propria persona. Ad oggi, Meloni, Tajani, Renzi, Calenda ed Elly Schlein sono candidati in più circoscrizioni. Solo Matteo Renzi ha annunciato di voler sedere tra i banchi del Parlamento europeo, se eletto.
Conte e Salvini hanno scelto di non scendere in campo in prima persona.
Le elezioni europee, se da un lato rappresentano un criterio di valutazione rispetto al lavoro portato avanti dai partiti, dall’altra parte dell’elettorato passivo rappresentano sicuramente un momento molto importante.
Gli eurodeputati, infatti, non si limitano solo a definire le nuove normative comunitarie, ma votano anche su nuovi accordi commerciali e verificano se il denaro dei fondi europei venga speso correttamente ed efficientemente.
Ciò che passa al vaglio del Parlamento europeo riguarda tutti noi cittadini comunitari: dal giovane lavoratore/studente all’operaio, dalle società potenti e multinazionali alle giovani start-up, dagli interessi globali a quelli locali.
Articolo a cura di Gerardo Montella!