Ciao, partiamo dal semplice, quando però in realtà poi non è mai semplice rispondere, è chiederti come stai, ma non solamente dal punto di vista fisico, ma anche dal punto di vista emotivo, barra musicale, in questo esatto momento anche pensando al prossimo esordio a Sanremo Giovani.
Io personalmente benino, mi sto riprendendo da un torcicollo allucinante che ho avuto in questa settimana, mai avuto una roba simile in vita mia.
Però, al di là di quello, artisticamente sono molto contento, perché tante cose stanno succedendo e sono fiducioso. Sono felice delle canzoni uscite e mi sto godendo il momento.
Però sicuramente in passato, nel passato molto vicino, hai sperato in qualcosa, magari proprio alla chiamata di Sanremo Giovani. A tal proposito è uscito da poco il brano che poi andrai a fare su quel palco nonché “Rockstar”, ci racconti come è nato il brano?
Rockstar è il momento che sto vivendo, va un po’ a toccare quelle Rockstar di un tempo che magari oggi si stanno un po’ perdendo. Non è soltanto inerente alle Rockstar stesse, ma anche al modo in cui si vivono determinate cose. Probabilmente oggi inseguiamo un obiettivo di normalità, senza mai lasciarci andare veramente. E Rockstar è un po’ quello, il cercare di andare al di là degli schemi. Abbiamo paura di sentirci giudicati e per questo abbiamo la tendenza di etichettare qualsiasi cosa perdendo un po’ quel senso di libertà di essere chi siamo davvero. Sentivo il bisogno di urlare queste cose ed è uscita così Rockstar.
Mi viene da chiederti quindi da cosa sono state sostituite, o meglio più che altro cosa ha preso il posto delle Rockstar. Esplicito meglio: se la Rockstar un po’ di tempo fa aveva proprio quella valenza di andare contro, in un certo senso, al sistema, alla società eccetera eccetera. Tu mi dici che ora non ci sono più, io ti sto chiedendo allora da cosa sono state sostituite.
Nel concetto non voglio intendere che proprio siano sparite del tutto, però magari sono molto più nascoste. Oggi penso che ci siano persone che un po’ si nascondono per non sentirsi giudicate perché soprattutto a livello social appena fai qualcosa viene subito giudicato, per i leoni da tastiera è molto facile offendere e questo purtroppo spinge molte persone a non esporsi. Rockstar è un invito a non giudicare gli altri dalla prima impressione e ad essere il più liberi possibili: dal vestiario, ai pensieri personali, alla voglia di fare cose un po’ più diverse da quello che siamo abituati a vedere. È un invito a essere se stessi.
Prendo la palla al balzo su questo invito ad essere noi stessi perché sicuramente quando siamo più piccoli questa cosa ci viene più facile. E in un certo senso io penso che la frase dove dici “solo quando cresciamo diventiamo piccoli potrebbe riprendere la mia interpretazione” era quello che intendevi o è stata una mia interpretazione soggettiva fallace?
Sono felice che ognuno rielabori la canzone a modo suo. Io penso di aver capito che si ritorna piccoli solo quando non hai paura di andare controcorrente, di essere più leggero. Arrivi a un punto in cui vuoi vivere tutto con più spontaneità, prendendo il rischio di pensare fuori dagli schemi. Credo che avere un po’ di intelligenza emotiva sia fondamentale per vivere in una società più sana che permetta a tutti di sentirsi liberi senza sentirsi giudicati. È solo così che si può riscoprire la propria essenza tornando ad essere bambini.
Torniamo un attimo ancora più indietro fermandoci sempre su questo discorso del bambino che hai appena fatto : parla un attimo col te stesso piccolo e gli dici “guarda adesso siamo arrivati” lui cosa ti direbbe?
Sarebbe sicuramente sorpreso e felice però d’altra parte sarebbe molto cosciente di dove siamo arrivati. Questo lo dico perché ho passato una vita a dedicarmi a quello che mi è sempre piaciuto fare con moltissimo impegno e dedizione. Penso che il me bambino sarebbe fiero che il mio approccio alla musica sia sempre rimasto lo stesso, perché nel bene o nel male faccio ancora le cose con la mia testa, senza farmi condizionare troppo da quello che fanno o dicono gli altri.
Arriva il momento della domanda un pochino scomoda: andando a vedere Sanremo giovani che sia amici è un dato fattuale che bene o male per arrivarci bisogna comunque avere un’etichetta dietro. Secondo te è un bene un male o bisogna prenderlo semplicemente come un dato di fatto che sia più difficile arrivarci come indipendente?
Penso che l’indipendenza, nella mia filosofia, vada oltre qualsiasi etichetta, perché alla fine quello che conta è l’artista. Ho sempre fatto le cose a modo mio, sia prima di fare amici, sia ora e per fortuna la mia etichetta, Artist First, mi supporta molto in questo. Secondo me, però, molto dipende anche dal tipo di artista che sei e da come comunichi la tua musica. In realtà, non saprei rispondere con certezza alla tua domanda. In generale, un artista indipendente tende a fare molte più cose da solo e probabilmente ha meno supporto a livello artistico, ma non credo ci sia una differenza così marcata. Sono ancora dell’idea che se il progetto vale e credi moltissimo in quello che fai, troverai la tua strada, o meglio, voglio sperare e credere che sia così.
Hai parlato del pubblico e di riflesso hai parlato degli ascoltatori. Come ci si sente a sapere che 50-60 milioni di volte un tuo brano è stato ascoltato ? In seconda battuta: il primo milioni di ascolti ha lo stesso valore emotivo del 50esimo?
Sicuramente la sensazione di stupore è sempre molto simile, a prescindere dai numeri. È bello sentirsi ascoltati e capiti e accorgerti che quello che scrivi possa effettivamente riviverlo chi ascolta i miei brani. Magari anche dando un’interpretazione diversa rispetto a quello che hai scritto. Sapere che qualcuno possa prendere forza dal mio vissuto è una sensazione molto bella che ti appaga. In generale oggi sento che le persone abbiano bisogno di essere ascoltate e sentirsi accettate per ciò che sono.
Ti offrono una carriera al pari dei grandi della musica ma da qui in poi non puoi più fare live, accetteresti?
No no assolutamente no! soprattutto perché i live come ho sempre detto sono la parte più bella di quello che faccio. Io sono in questo corpo purtroppo o per fortuna e vivrò fino alla fine in questo corpo e da qui non mi muovo.
Saluta chi vuoi!
Ciao amici di Exclusive Magazine, grazie per questa bellissima intervista. Ci sentiamo presto
Intervista a cura di Jean Denis Marchiori!