Puoi raccontarci di più su quella serata in cui tutto è iniziato, quando hai improvvisato una canzone con i tuoi amici? Come ti sei sentita in quel momento?
Ero con alcuni amici a casa del mio migliore amico per giocare a what do you meme, all’improvviso ci troviamo nel classico momento morto della serata dove nessuno sapeva che fare. Nella sua stanza ci stava una chitarra, strano perché lui non l’ha mai usata, ma con noi quella sera c’era l’unico del gruppo che la sapeva suonare, così la prende e inizia a fare qualche accordo. Da lì mi aggiungo anch’io buttandoci su un testo abbastanza idiota, ma
carino. Nel mentre ci fanno un video, poi lo pubblico perchè nell’insieme era divertente, come contenuto ci stava. Ho continuato a guardare quel video per una settimana, ricordando la sensazione di leggerezza che avevo provato soltanto nel cantare cinque righe, mi sentivo al settimo cielo, avrei voluto rivivere quel momento in loop. È stata proprio quella sensazione a farmi aprire gli occhi su cosa era la musica per me e quanto fosse importante il suo ruolo nella mia vita.
Hai detto che la musica ti ha fatto sentire “viva e in pace”. Cosa significa per te questa sensazione e come la ritrovi nelle tue creazioni musicali?
Viva e in pace per me vuol dire trovare un equilibrio che ti faccia sentire sempre in cima con tanta euforia ma che allo stesso tempo sia la stessa cosa che placa l’ansia e lo stress che si hanno addosso. È una sensazione che ritrovo in maniera fluida e naturale nelle canzoni che faccio, sia quando le scrivo che quando le canto, proprio per il fatto che la musica è l’unica cosa che mi riesce a liberare da un qualsiasi sfogo in maniera spontanea e immediata.
C’è un artista o un evento che ti ha ispirata particolarmente nel tuo percorso?
Non c’è un artista in particolare come non c’è un evento, l’ispirazione è arrivata pian piano guardando diversi artisti che seguo arrivare a mete importanti. Alcuni di loro sono partiti da Amici per poi arrivare a Sanremo, chi invece dal nulla cosmico è diventato virale di botto e una volta acquisito un suo pubblico poi si è lanciato. Diversi artisti che prima non seguivo ora mi fanno impazzire, soprattutto per l’espressione che hanno nei loro brani, che poi li ascolto tanto anche per questo infatti, mi aiuta a capire come e cosa migliorare.
Scrivi molto delle tue emozioni e riflessioni: da dove parti quando componi una nuova canzone?
Inizio con il dire che quando scrivo non so cosa scrivo. So solo che quando sento che c’ho qualcosa da buttare fuori devo prendere la penna e partire subito, non ho idea di che cosa sia finché non l’appoggio e leggo il tutto. È appena finisco di leggere che capisco cosa avevo in testa. Poi da lì cerco un type beat che si accosti bene al mood, aggiusto un po’ il testo per farlo incastrare bene e quando è tutto fatto corro in studio a registrare e a lavorare
all’arrangiamento insieme al mio produttore.
Raccontaci del tuo diario: come scegli cosa condividere nelle tue canzoni e cosa invece tenere per te?
È molto difficile scegliere perché tutto quello che scrivo poi in un certo modo lo voglio condividere. Essendo un diario ci scrivo davvero di tutto, anche cose intime, che sono spesso quelle che si tendono a tenere private. La mia logica è che l’espressione non ha né censure né blocchi, per questo non mi sento di nascondere neppure il mio lato più vulnerabile, quindi piuttosto che tenere per me certe riflessioni o momenti interni, li confido attraverso la musica cambiando qualcosa del testo che li renda più facili da condividere.
Non hai un genere specifico, vari a seconda dell’umore e del momento. Come scegli la direzione musicale per ogni nuovo pezzo?
La scelgo in base al sentimento che ho provato scrivendo il testo. Lo rileggo anche mille volte fino a quando non ho un’idea ben precisa di cosa sto provando, voglio non solo capirlo io, ma farlo capire chiaramente a tutti quelli che ascoltano il brano in modo che si possano rivedere anche in situazioni diverse ma con lo stesso concetto.
Cosa puoi dirci del tuo primo brano, “Ho un grande cuore”? Come è nato, e cosa rappresenta per te?
È nato da un momento di malinconia mentre ripensavo al passato, una persona a me cara che volevo vicino non mi ha mai dato troppa importanza, questo ha creato i miei traumi più importanti e il ricordo di ciò ogni tanto torna, facendomi stare abbastanza male. Tra l’altro è stato tutto questo caos mentale a farmi iniziare a scrivere, senza sapere che mi aiutasse più della psicologa. Inizialmente doveva essere solo uno sfogo mio da non condividere, solo che un giorno trovai una base pazzesca che era perfetta per un testo del genere e la prima cosa che pensai è “ci faccio una canzone”. Ho scritto a quelli che del mio gruppo ne sapevamo un po’ più di musica, per aiutarmi a fare un lavoro migliore, anche per il tempo soprattutto, che non lo azzeccavo mai. Dopo 3 mesi passati in camera come un eremita, lo masterizzo da un sito con intelligenza artificiale, non avendo alcuna esperienza nella produzione ho fatto come potevo, e alla fine l’ho pubblicato.
Ci sono temi ricorrenti nei tuoi testi? Cosa speri che il pubblico colga delle tue parole?
Cerco di variare sempre, anche se non volendo finisco nel parlare più spesso di traumi, sofferenze o amore. Sono gli argomenti di punta di tante canzoni della nostra generazione ormai. Quello che in effetti voglio fare è differenziarmi, parlando di tante altre cose, tipo situazioni imbarazzanti e divertenti. Penso che alla gente serva distaccarsi ogni tanto da tutta questa routine di amori finiti e passati difficili. Voglio che il pubblico che mi segue non si annoi mai, che dica “le sue canzoni sono sempre una sorpresa”. Non è facile essere originali perché le cose migliori sono già state fatte, per questo si citano molto i versi di altre canzoni o si riarrangiano vecchi successi per fare una sorta di remake, però non bisogna mai smettere di provarci, alla fine i testi puoi copiarli ma lo stile no.
Il tuo stile si caratterizza per un linguaggio “dinamico e chiaro”. Come riesci a mantenere questa spontaneità e chiarezza mentre componi?
Mi viene con naturalezza essendo che caratterialmente tendo a essere sempre diretta in un modo abbastanza energico. Il modo che utilizzo nel parlare con chi mi sta attorno lo tengo saldo anche quando scrivo, sono sempre me stessa sia fuori che dentro le canzoni. Per me è molto importante essere come sono, sia a livello artistico che personale, non mi sforzo per tenere un certo tipo di stile, uso il mio sempre e comunque in ogni situazione.
Com’è stato per te il passaggio dalla cameretta a uno studio professionale? Quali differenze hai notato nel tuo approccio alla registrazione?
Diciamo che non c’è stato un cambiamento enorme, anche perché appena ho capito le intenzioni che avevo nei confronti della musica, mi sono subito messa a cercare uno studio.
Faccio quasi tutto da autodidatta, ma produrre o arrangiare un brano no, non l’ho mai fatto e non suono neanche uno strumento, pur avendo avuto voglia di imparare da sola non avrei saputo dove iniziare. Le differenze ovviamente ci sono, sono due ambienti completamente diversi. Nella mia camera ci sono solo un computer, uno Shure e due casse mentre l’altro è uno studio musicale a tutti gli effetti. Per ora scrivo e canto, poi più avanti mi piacerebbe imparare anche a produrre, poi si vedrà.
Ora lavori anche con arrangiamenti professionali: come ti rapporti a questa fase del
processo creativo?
La qualità, per me, è sempre al primo posto, voglio fare le cose fatte bene nel modo più
professionale possibile, per questo cerco ogni volta di ottenere un lavoro ottimale e
efficiente, altrimenti non mando fuori niente. Sono molto pignola in questo, è una cosa a cui
tengo tanto per cui è ovvio che ci metto il massimo impegno. Appena mi arriva
l’arrangiamento fatto, lo ascolto bene prima di dare l’ok per il master. Alla fine poi sono
sempre soddisfatta del lavoro che viene fuori, ci si mette sempre tanto impegno dietro e alla
fine il risultato è ottimo proprio grazie al livello di professionalità che c’è.
Hai dei collaboratori o dei produttori con cui lavori stabilmente? Che ruolo giocano nella tua musica?
Lavoro con un produttore a Rimini, Simone Sartini, ormai da diversi anni. Mi sono sempre trovata bene e a mio agio sin dall’inizio, lavoriamo molto bene insieme è sempre disponibile a venirmi incontro, in generale una persona molto spontanea con cui sto in tranquillità. È comodo il fatto che anche lui canta, infatti c’è uno scambio di idee abbastanza simile per quello che riguarda un effetto da aggiungere o semplicemente il modo di fare una nota in un certo modo, perchè effettivamente suona meglio fatta in un certo modo. Ha giocato e sta giocando tutt’ora un ruolo importantissimo, dandomi consigli su quello che è il mondo musicale e supportando il mio percorso.
Il tuo primo EP uscirà a febbraio 2025: puoi darci qualche anticipazione su cosa possiamo aspettarci?
L’EP si chiamerà “Io sono io” e uscirà il 14 di febbraio. Racconta come sono fatta e i miei pensieri attraverso diverse sfumature, per diverse sfumature intendo i diversi generi musicali. Sarà infatti un mix di vari stili, dove butto fuori la mia personalità a 360 gradi. Ci saranno all’interno ben 4 generi, dal pop alla trap.
C’è una canzone dell’EP che ti sta particolarmente a cuore o che senti più rappresentativa?
Si, Io sono io, che poi è il brano che dà il nome all’EP.
Dove ti piacerebbe esibirti una volta uscito il tuo EP? Hai qualche progetto per concerti dal vivo?
Concerti dal vivo ancora no, non ho abbastanza brani per fare un concerto mio e devo fare ancora un bel po’ di esperienza. Non ho un posto preferenziale dove volermi esibire, mi basta un palco dove potermi muovere un minimo, giusto per iniziare.
Qual è la tua visione a lungo termine come artista? Dove ti vedi tra qualche anno?
Avrò la tendenza a sognare in grande, ma mi vedo su un palco davanti a tanta gente, con i miei amici, la mia famiglia e la mia ragazza in primafila. Ci credo tanto e so che potrebbe accadere, per il momento continuo così godendomi la spensieratezza che mi da tutto questo.
La musica è diventata più di una passione per te. Come ha influenzato la tua vita e la tua routine quotidiana?
Rispetto a prima ho meno tempo libero, arrivo a casa e mi metto a scrivere anche solo per abitudine. Non mi dispiace, anzi è meglio, almeno ho sempre materiale pronto. Sono più acculturata di musica di quanto lo ero prima, è diventato il mio argomento preferito. Mi interesso in modo spontaneo a tutta la musica e agli artisti che mi capitano sotto tiro, prima stavo molto nella mia comfort zone, non ascoltavo nulla di nuovo, davo per scontato mi
facesse schifo. Personalmente mi ha salvato dalla monotonia di molte giornate noiose, non penso che potrà mai avere un’influenza negativa su di me e ne sono felice.
Cosa significa per te “avere zero filtri” nella tua musica, e come reagisce il pubblico a questa tua caratteristica?
Significa non contenersi, dire le cose come stanno. La musica è un arte e l’arte è espressione, la vera espressione è avere la libertà di dire ciò che si voglia senza aver paura.
Nel momento in cui ci si limita, secondo me, diventano solo parole dette per fare contenuto. Spero che chi mi ascolti non abbia problemi in questo, posso capire che è una cosa che può non piacere ad alcuni, può sembrare troppo per certi versi, è vero. Ma questo è il mio stile e ad altri piace, quindi continuerò ad esprimermi così.
Come vorresti che la tua musica facesse sentire le persone che la ascoltano?
Vorrei che si rivedano in quello che scrivo in modo sano e che si sentano capite. L’unica cosa importante per me è sapere che la mia musica arrivi in qualche modo a far stare a proprio agio la gente e ad aiutarla a superare momenti difficili.
Qual è il miglior complimento che hai ricevuto fino ad oggi per la tua musica?
Mi hanno fatto molti complimenti sulla mia scrittura, dicendomi che ho un’ottima penna.