- Se hai arrivato dal nulla e ti ritrovi in semifinale a Sanremo Giovani; ti sei sentito un po’ stravolto all’interno della tua vita, nel tuo piccolo, tanto da pensare che nulla sarà come prima oppure stai vivendo la situazione come un’esperienza una tantum?
- Allora guarda, nell’ultimo periodo mi sono ritrovato a fare il maestro di scuola tutti i giorni quindi a fare Peter Parker di giorno e Spiderman di notte, quindi insomma mi sono ritrovato in questa doppia vita. Sicuramente ciò che all’inizio è scioccante è la preparazione e tutto il lavoro che c’è per portare il brano sul palco nel miglior modo possibile, più che altro perché non ti aspetti che dietro ci sia così tanto lavoro per quanto riguarda il personaggio pubblico, a prescindere proprio dall’artista. E’ sicuramente vero che poi comunque Sanremo Giovani ti da un boost di accelerazione incredibile, però io non credo che questa cosa cambierà per sempre la mia vita e la mia carriera, pensoche sia una cosa con la quale dovrò imparare a farci i conti, più che altro se voglio continuare a fare questo mestiere. Sento che questa cosa non mi ha snaturato in realtà, ma mi ha semplicemente dato la possibilità di schedulare meglio le mie giornate il giornale, essendo io anche una persona a volte poco costante.
- Possiamo dire che il fatto che tu sia qui a condividere il palco con artisti che magari hanno già dei contratti firmati con le major sia un po’ la rivincita degli indipendenti o comunque dell’etichetta, Aurora Dischi, che nonostante il percorso sia molto più tortuoso e lungo, alla fine arrivano comunque a occupare quelle posizioni?
- Io penso che comunque sia un fatto di periodo storico particolare, dove credo che la questione della major sia che l’artista in questo momento è la maglietta, l’etichetta è colei che produce la maglietta e la major è colei che mette in vendita la maglietta in più negozi possibili nella miglior maniera possibile. Sicuramente può essere vista come una rivincita, ma più che altro può essere vista anche come una conferma di come sta cambiando il panorama discografico in questi anni, anche perché molto più frequentemente le major si rivolgono alle etichette per cercare progetti e successivamente lavorarli.
- Com’è stato per la tua famiglia vederti in tv su un palco prestigioso come quello di Sanremo?
- Allora, non è la prima mia comparsa in Tv, qualche anno fa avevo partecipato ad un programma con Teo Mammuccari su Italia 1, cantavo qualche brano, anche se comunque era un contesto un po’ più trash rispetto a Sanremo. Alla fine sono sempre stato una persona che ha fatto spettacoli, che ha fatto teatro, ho fatto tantissimo teatro in vita mia, quindi in realtà sono abituati a vedermi esposto, anche perché quando ero ragazzino a Napoli già giravo, facevo live, avevo diciamo una certa notorietà come rapper bambino, tra i piccoli.
- Stai già pensando i prossimi step del tuo percorso assieme all’etichetta oppure avete messo tutto in standby tendendo conto che questa tua partecipazione a Sanremo Giovani possa profondamente cambiare le carte in tavola per la tua carriera?
- Io in realtà più sono cresciuto col tempo e più ho pensato che non volessi stare lì perché probabilmente mi sono appassionato ad altre cose, però poi nel momento in cui è arrivata questa opportunità sicuramente fa un certo effetto. Oggettivamente questa cosa potrebbe cambiare un po’ con le carte in tavola, ma ci siamo accortati già dal principio che questo fa parte di un percorso che abbiamo iniziato in precedenza, ovvero di un progetto che mischia rap, pop con sonorità elettroniche, quindi c’è un piano che prescinde da tale cosa. Ovviamente questa partecipazione è stato quel boost in più, secondo me, che può essere funzionale al progetto che già avevamo intravisto insieme. Poi non sappiamo come vanno le cose, io spero che avere questo tipo di esposizione porterà a fare molti più live, io voglio suonare, voglio ballare, voglio divertirmi.
- L’ultima domanda che volevo farti è la seguente: vista la tua età, ovvero 26 anni, in un mercato discografico che fa velocissimo e che cerca sempre il talento più giovane possibile, hai avuto momenti in cui hai pensato di lasciare perdere il percorso, intraprendere un altro tipo di vita? Quando ti capitava, avevi poi modo di riacquisire fiducia nei tuoi mezzi e immaginarti su un palco del genere?
- Allora, io innanzitutto penso questo, che ovviamente siamo i protagonisti della società della performance, è la gara a chi arriva prima a qualsiasi cosa. Pochi invece capiscono di come faccia tutto a parte di un percorso. Cioè, nessuno è veramente un artista arrivato, perché non stiamo più negli anni 70, negli anni 80, dove c’è il super talento, che viene scoperto e viene fatto emergere da un giorno all’altro. Puoi avere tutto il talento del mondo, alla fine quello che conta è il percorso che stai facendo, come lo stai facendo. E’ ovvio che poi c’è quello che viene preso, lavorato bene ed è immediatamente riconosciuto e famoso, ma sono tre persone ogni cinque anni che ci stanno in giro, non sono il naturale sviluppo di un percorso artistico. La vita stessa è un percorso, quello che sei a 40 anni non lo sapevi a 20, quello che sei a 26 anni a 15 non lo sapevi. Io ti dico questo, nel mio percorso principalmente non mi sono mai abbattuto per il semplice fatto che all’inizio fare musica era arrivare al successo, perché è la prima cosa che vedi, alla quale puoi ambire. Poi ti devi riappropriare del motivo per cui hai iniziato a fare musica. Quando avevo 11-12 anni che scrivevo i pezzi, non li registravo, non pensavo a diventare famoso, pensavo a farlo perché mi andava. Ovviamente poi se arriva più persone sicuramente rifletti anche più sul messaggio che vuoi mandare, no? Perché sai di avere un certo tipo di influenza. Se non arriva più persone, va bene comunque una cosa che ti fa stare bene è fare musica e deve rimanere quello. Penso che la vera svolta sia derivata da questo cambio di approccio, ovvero il fatto di pensare “okay, lo sto facendo per divertirmi”ni e pensavo, wow, a 25 anni all’epoca, no, a 26 anni mi devo riscrivere all’università e comincerò a lavorare a 30 anni, però nel mio percorso questa cosa è arrivata dopo. Io adesso sono proprio fiero e consapevole della persona che sono e questa esperienza, in qualsiasi caso vada, è qualcosa che mi ha arricchito tantissimo in questi tre mesi.
- Grazie mille per aver risposto alle nostre domande e per il tuo tempo, ti vediamo martedì in semifinale a Sanremo!
- Grazie a voi, un abbraccio.
Intervista a cura di Samuele Meante!