Come mai hai scelto il nome 3:13 per questo album?
Perché ho iniziato a vedere il numero 3:13 un po’ ovunque, quindi mi sono informata sul significato simbolico/angelico di questo numero e ho scoperto che il numero 3 è spesso associato al diavolo ma è anche sinonimo di rinascita, mentre il numero 13 è un numero femminile.
La scelta di non fare featuring é stata fatta per dare maggior spazio alla tua musica e per parlare prettamente di te stessa?
Si, come primo album ho deciso di non includere feat, nonostante ci fosse la possibilità, per dare spazio solo a me stessa.
Pensi che con questo album tu sia riuscita a sdoganare il fatto che anche una donna possa parlare di determinate tematiche e non soltanto gli uomini?
Penso che sia un bel passo avanti, purtroppo la strada è ancora lunga e complicata per quanto riguarda il rap femminile all’interno del mercato italiano.
Nella canzone “sexy” hai provato a realizzare un manifesto femminista contestualizzato nel 2020?
Si, sexy è per tutte quelle donne che puntualmente subiscono “cat call” per strada perché vestite in maniera appunto sexy e la giustificazione si cat call etc spesso e purtroppo è “te la sei cercata” . È anche dedicato a tutte le donne che sono stufe di dover risultare sempre perfette per sentirsi accettate dalla società.
In questo progetto hai collaborato con Razihel per quanto riguarda l’aspetto della produzione, pensi che sia stato un connubio vincente questo?
Si, razihel è ormai il mio producer da due anni e siamo perfettamente sulla stessa lunghezza d’onda per quanto riguarda le produzioni.
Sfoderare questa ironia all’interno dell’album, che nel rap manca, pensi sia qualcosa di totalmente rivoluzionario?
Non penso sia del tutto rivoluzionario, però penso che spesso chiunque dovrebbe prendersi più alla leggera.
Quali sono gli artisti che ti hanno influenzata musicalmente, fino a farti maturare un progetto del genere?
Young thug sicuramente, ho iniziato a seguire la trap grazie a lui. Anche ASAP Rocky è stato sempre di grande ispirazione per la mia musica.
Nella canzone Loko parli dell’Italia come qualcosa di negativo, ti riferisci sempre alla mentalità di alcune persone?
Purtroppo si, mi riferisco alla mentalità chiusa e retrograda di molti italiani. Molto spesso ci impiegano troppo tempo a “capire le cose” e quando iniziano a capirle, tutto il mondo si è già spostato su un’altra wave.
Quando tutto questo sarà finito, ti piacerebbe portare questo album in live?
Certo che mi piacerebbe, penso che i live siano la cosa che mi manca di più per quanto riguarda la mia carriera musicale
Riassumici in 3 parole i tuoi obiettivi musicali futuri
Fare un disco d’oro, collaborare con un grande artista americano e sopratutto continuare a divertirmi
Articolo a cura di Francesco Amato!