Ciao RICO MENDOSSA , per quelli del nostro pubblico che ancora non ti conoscono, raccontaci il tuo background e cosa ti ha spinto a fare musica!
Ho iniziato a fare musica tardi: rispetto a tanti ragazzi che iniziano il percorso nell’adolescenza, io ho iniziato a 23 anni, volevo raccontare il mio passato mettendo in luce la realtà del quartiere e di conseguenza le mie esperienze. Reputo che siano in pochi a poter raccontare la strada, sia nel bene che nel male.
Come artista solista sei attivo effettivamente dal 2018 dalla pubblicazione di “Ribery”, lavori meglio da solo in come gruppo?
Per tanti anni io e la mia crew, la TDS, abbiamo lottato, facendoci notare a livello regionale e non solo, con progetti come “Combatterò”,”Porta Pila” e “La banda”. Abbiamo avuto alti e bassi, vari fallimenti che ci hanno fatto crescere molto. Continuo a lavorare in team anche quando costruisco la mia squadra da solista, per me è fondamentale il gioco di squadra e presto verrà notato. RICO MENDOSSA
Qual è il tuo processo creativo quando devi produrre nuova musica? RICO MENDOSSA
Quello di raccogliere tutte le mie esperienze, i concetti e se ci sono collaborazioni, immaginare dove li vedrei bene, non necessariamente nella loro zona di comfort.
Penso che ho avuto delle buone intuizioni nel disco, e altre ne arriveranno. Ora sto lavorando al mio secondo progetto, sto raccogliendo i 5 concetti che voglio affrontare.
Chi sono i tuoi punti di riferimento nel panorama musicale italiano?
I miei punti di riferimento non sono quelli che mi hanno ispirato maggiormente, perché la musica che esprimo è solo e soltanto mia. Di ognuno di loro apprezzo la costanza e di conseguenza la loro carriera, e li ho sempre seguiti come fan. Guè, Marra e Jake.
Com’è nata la collaborazione con Guè Pequeno?
Grazie ad un amico in comune, da lì è nato un grande rapporto di amicizia e rispetto, sento Guè spesso.
Sono onorato di questa occasione, mi ha aiutato molto quest opportunità, per crescere e capire meglio come si muove il game.
Ci spieghi la decisione di affidare a Thaurus l’uscita del tuo nuovo lavoro “De Rua”?
La scelta è stata molto semplice, sono i più forti.
Gli artisti che hanno raggiunto i tanti obiettivi che si prefiggono, non ci sono trucchi, ma tanta serietà.
Mi hanno lasciato fare molto quello che avevo in testa, io ho ricambiato con professionalità e stima nei loro confronti.
Dopo tanti anni di lotte trovare qualcuno che ti dia fiducia non è così scontato.
Ringrazio il mio Team.
A Torino da qualche anno la situazione sembra ferma in fatto di nuovi artisti, hai qualche nome che ti piace particolarmente?
Diciamo che ci sono molte meno attenzioni di altre città, però penso che sia molto talento, le cose stanno cambiando. Io ho avuto uno studio per anni e vi posso assicurare che il talento non manca!
Oltre alla mia crew TDS, formata da Poly e Santi, mi piacciono molto ThaiSmoke e Oliver Green, per quanto non ci abbia mai lavorato con quest’ultimo, è uno che come me combatte da tanti anni
Di tre motivazioni per cui un ascoltatore che non ti conosce dovrebbe sentire il tuo ultimo album.
Costanza, perseveranza, coerenza, appartenenza, stessa determinazione: sono valori al momento molto rari.
Tanta, tantissima fotta, o anima, decidete voi come chiamarla.
Intervista a cura di Alessandro Soccini!