Chi è Mario?
Per rispondere a questa domanda potrebbe bastare quanto postato da Mandzukic sui propri account social proprio al termine della partita contro la Roma. “L’attitudine è una piccola cosa che fa una grande differenza“. Poco prima aveva pubblicato una foto della squadra puntando su concetti come coraggio, passione, orgoglio, voglia di lottare e vincere. Parole, poche, che però tracciano un profilo reale di un calciatore anche introverso, che non ama particolarmente il contatto con la stampa, ma che di sicuro non vuole essere secondo a nessuno. Mai. La sua storia professionale lo spiega bene.
Il Wolfsburg– Nato il 21 maggio del 1986 a Slavonski Brod – 60mila abitanti nella regione della Slavonia – Mandzukic dal 2004 al 2010 ha giocato con Marsonia (giovanili della sua città), NK Zagabria e Dinamo Zagabria (3 stagioni, 51 gol). Poi la stagione successiva la chiamata don destinazione Bundesliga da parte del Wolfsburg. Qui trova Edin Dzeko come compagno di reparto. Nella prima parte di stagione fa la riserva del bosniaco. Ma ceduto l’attuale romanista, Mario comincia a dettare legge anche in Germania: si sblocca a marzo e fino al termine della stagione realizza 8 reti nelle ultime 8 giornate di campionato.
Il Bayern Monaco, da Gomez a Lewandowski – L’anno successivo i gol diventano 12 e, dopo un ottimo Europeo (3 gol nella fase a gironi) passa al Bayern Monaco per 13 milioni. Cifra non esorbitante, un vero affare per i bavaresi. Il nuovo rivale stavolta è un altro Mario, Gomez, che nelle precedenti due stagioni aveva segnato 80 gol considerando tutte le competizioni affrontate dal club. Mandzukic riserva? Sono in molti a pensare che sia questo il suo destino, ma poi la sua straordinaria capacità di adattamento convince Jupp Heynckes a credere in lui. Per il croato, però, le difficoltà non sono finite: sulla panchina del Bayern nel 2013 c’è Pep Guardiola e il nuovo sistema di gioco (senza prima punta) dell’ex Barcellona sembra incompatibile con le caratteristiche di Mandzukic. Sembra, perché le parole dell’attaccante sull’allenatore rilasciate tempo dopo – “E’ una persona da evitare” – fanno “intuire” che tra i due i motivi della rottura siano andati oltre moduli e decisioni tattiche. Poi Robert Lewandowski: l’acquisto del polacco per Mario equivale a una porta sbattuta in faccia. E’ tempo di cambiare aria, va all’Atletico Madrid.