Negli ultimi giorni, o anche ore, vi sarete sicuramente imbattuti nell’impossibilità di poter apporre un brano musicale ad una stories, come da prassi consolidata.
I famosi “reel” improvvisamente non emettono alcun suono. Se provate ad alzare il volume, apparirà inesorabilmente la dicitura: << Questa canzone non è al momento disponibile>>.
Tranquilli il vostro smartphone non ha nulla che non va. La ragione di tutto ciò, infatti, non sta in un “bug” del telefonino o della piattaforma social, ma bensì risiede in un quadro di interessi più ampio risultante dal mancato accordo tra la SIAE (Società Italiana Autori ed Editori) e META (impresa statunitense che controlla si servizi di rete social e di messaggistica istantanea).
La rottura ha generato un “take down” della musica e dei brani tutelati dai diritti, sui social di Mark Zuckerberg. Generando così, una scomparsa sui social, non solo di tutta la musica italiana ma anche di quella straniera gestita dalla SIAE. Caso unico in Europa.
Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, a monte di tutto ciò, più che una questione economica (sicuramente un aspetto tutt’altro che secondario) si sarebbe trattato di “una differenza d’approccio tra le due parti in causa.”
La SIAE ritiene che, non vi sia stata sufficiente trasparenza nella trattava da parte del colosso di Mark Zuckerberg. La Società Italiana Autori ed Editori, avrebbe chiesto a META di quantificare i ricavi provenienti dai contenuti con <<colonna sonora>> tutelata da SIAE, per meglio stabilire la somma necessaria a compensare autori ed editori italiani. Ma META non fornisce verticalizzazioni nazionali sul proprio giro d’affari, un po’ come tutte le Big Tech. Da qui nasce uno scontro che ha portato la multinazionale alla clamorosa decisone di far saltare il banco.
La holding di Zuckerberg, dunque non rinnova l’intesa.
La SIAE in una nota ha mostrato tutto il suo rammarico e sconforto per una decisone definita come “unilaterale” da parte di META. Forte cè la preoccupazione di Confindustria Cultura la quale in una nota, evidenzia il forte rischio di eventuali danni ingenti per l’intera filiera musicale consequenziali a questo mancato accordo.
Mogol si espone a difesa degli autori, i quali vivono sostanzialmente grazie agli introiti dei diritti d’autore e accusa le piattaforme di essere restie a pagare nonostante guadagnino miliardi.
Scende i campo anche il Governo italiano, nella persona del Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano secondo il quale questo mancato accordo va a ledere anche le regole su cui si basa la convivenza pacifica e produttiva dei vari soggetti. Per il Ministro i colossi transnazionali devono rispettare l’identità e la sovranità legislativa degli Stati, ma soprattutto l’ingegno delle persone, che è espressione della cultura di una nazione.
Nei confronti del colosso statunitense forti accuse anche da parte del Presidente della commissione Cultura, il deputato Federico Mollicone (di Fratelli d’Italia), il quale riporta, nei confronti dei META, l’apertura di un fascicolo giudiziario a Milano per omesso versamento dell’Iva, ed inoltre l’impresa statunitense è accusata di voler imporre le proprie condizioni, sfruttando sua posizione dominate.
Paolo Franchini, presidente della Federazione editori musicali (Fem), ha definito la decisione di Meta «un atto inaccettabile di discriminazione verso tutti gli autori e artisti italiani» e ha chiesto di riaprire le negoziazioni. «I contenuti creativi rappresentano la ricchezza culturale di un Paese, ma anche la ricchezza di tutte le piattaforme digitali – ha insistito il presidente di Fem -. Neanche la più difficile e aspra trattativa deve arrivare al punto di impedire alle persone di accedere ai contenuti e ai creatori di essere correttamente remunerati».
La SIAE per ora fa sapere che non accetterà imposizioni da un soggetto che sfrutta la sua posizione di forza per ottenere risparmi a danno dell’industria creativa italiana.
La situazione è sempre in divenire, soprattutto valutando le conseguenze che potrebbero derivare sotto l’aspetto giuridico. Si può però affermare, che almeno per il momento, non potremmo ascoltare musica sulle piattaforme social.
Articolo a cura di Gerardo Montella!