Negli ultimi anni, il rap italiano ha visto trasformarsi i suoi protagonisti in artisti poliedrici, pronti a sperimentare nuove forme di espressione e media. L’annuncio di Salmo ha spiazzato tutti: il 5 novembre uscirà “Sottopelle”, il suo primo libro, e da subito si è posizionato al vertice delle classifiche Amazon, segno che il pubblico è più che curioso di scoprire una nuova dimensione del rapper sardo. Con un’ironia che non abbandona mai del
tutto, Salmo ha raccontato di voler “spillare soldi alla Mondadori”, ma l’intento è chiaro:
“avevo bisogno di scrivere, comunicare e raccontare una storia, la mia”. E qui il discorso si
fa serio, intimo, andando a toccare la vita di Maurizio Pisciottu prima del successo e degli
schermi di Blocco 181.
Il rap sui libri: una nuova frontiera per la narrativa musicale?
Ma qual è il senso, e soprattutto l’effetto, di trasportare il linguaggio del rap su carta? La
narrativa nel rap non è una novità: da sempre i testi rap raccontano storie di vite vissute,
spesso in contesti difficili, di rabbia, riscatto, e sogni inseguiti. Tuttavia, un libro permette un
ritmo diverso, meno urgente della rima su beat, consentendo al lettore di soffermarsi e
riflettere. Con un libro, Salmo crea un collegamento profondo con chi lo segue, concedendo
uno sguardo intimo e prolungato nella sua realtà, quella che la musica riesce solo a
tratteggiare.
Salmo non è il primo rapper a cimentarsi con la scrittura. In altre parti del mondo,
l’evoluzione naturale di molti artisti hip-hop ha incluso libri che narrano percorsi personali,
successi e debolezze. Negli Stati Uniti, pionieri come Jay-Z e RZA dei Wu-Tang Clan hanno
esplorato la loro vita attraverso le pagine, portando il rap nelle librerie, luoghi dove il genere
non aveva inizialmente trovato terreno fertile. E così, mentre il rap si è imposto come forma
d’arte in tutto il mondo, oggi sembra quasi inevitabile che i suoi rappresentanti amplino il loro
storytelling anche al di fuori della musica.
Scrivere per raccontarsi o per auto-rivelarsi?
Se da un lato “Sottopelle” sembra continuare il filone autobiografico di tanti artisti
contemporanei, dall’altro potrebbe essere un vero esperimento per lo stesso Salmo,
un’occasione per ridefinire il suo rapporto con il passato. In un’epoca in cui tutto appare
costruito per l’immagine, specialmente sui social media, la narrazione intima rappresenta un
atto di trasparenza quasi rivoluzionario. Come suggerisce la sinossi di Mondadori, il libro
invita a non cancellare il passato, a riconoscerlo come una componente essenziale
dell’identità, un concetto forte, che risuona in un’era dove siamo abituati a “performare”
costantemente.
Ma cosa significa realmente per un rapper come Salmo raccontarsi per iscritto? Il rap ha
sempre giocato su un sottile equilibrio tra rappresentazione e realtà. Nel momento in cui un
artista decide di esporsi su carta, rinuncia parzialmente all’“armatura” che la musica gli
consente, mostrando un lato più fragile e riflessivo. La scrittura è una scelta, una sfida. Nel
caso di Salmo, non è solo una nuova esperienza artistica, ma una possibilità di
reinterpretare la sua vita e condividere con il pubblico aspetti di sé che le rime, per loro
natura, non potevano catturare interamente.
Perché la Generazione Z potrebbe essere la più interessata?
In un’epoca in cui la Generazione Z riscopre il valore dell’autenticità e guarda con disincanto
al “mito” della celebrità, libri come “Sottopelle” parlano a una generazione assetata di verità.
Salmo incarna il desiderio di molti giovani di rimanere fedeli a se stessi anche nel successo.
La sua scelta di narrare “il dietro le quinte” della fama, con tutte le sue sfide, porta in sé un
messaggio potente: ciò che si cela “sottopelle” è altrettanto importante, se non più autentico,
della persona che vediamo sui palchi e sugli schermi.
E allora, il rap si può raccontare nei libri? Assolutamente sì. La musica e la letteratura, in
fondo, nascono dallo stesso desiderio di comunicare, esprimere, ricordare. Forse la
domanda non è tanto se il rap possa trovare una sua voce nei libri, quanto se sia davvero la
strada che tanti rapper percorreranno in futuro.
Articolo a cura di Eva Berretta!