Ciao Nicola! Innanzitutto volevamo chiederti come stai vivendo questa uscita del nuovo album e come è stato accolto dai tuoi fans?
Una bomba! Sta andando benissimo, sta facendo numeri fortissimi fortunatamente… Dopo un po’ di tempo ci voleva!
Una delle canzoni che ci ha colpito di più è sicuramente “Na cosa a raccuntà”. Come nasce questo tuo personalissimo story telling?
Nasce da una necessità di raccontare ciò che succede nel mio quartiere, che viviamo per strada. Dall’identificarsi in quei ragazzi che devono “per forza” avere un sogno, nello sdoganare quel pensiero di criminalità e di cercare sempre un qualcosa di positivo.
In questo progetto troviamo molti richiami alla tua infanzia e al percorso che ti ha portato fino a qui. Quanto è cambiato quel “piccirillo” che citi spesso e cosa ha mantenuto nell’evoluzione avuta fino a diventare lo “Skugnizzo” di oggi?
Mi porto dietro sempre la costanza e la tenacia che avevo da piccolino annessa alla fame. Questa cosa non è mai cambiata e in questo progetto ho cercato di specificarla in tutti i modi possibili ed è il messaggio principale che ho voluto dare di me stesso.
Un’altra cosa molto particolare del tuo nuovo disco è che non c’è la presenza di alcun featuring come voce aggiuntiva ed è un qualcosa al giorno d’oggi di piuttosto raro. È stata come pensiamo una tua scelta ben precisa dal valore simbolico?
Sì è stata una scelta nostra. Abbiamo deciso di conservarli per la Deluxe. Ho cercato di dare maggior adito a me stesso, di concentrarmi quindi più sulla mia persona e sul mio essere artista, sulla mia spazialità musicale condividendola con altri artisti.
Anche in questo progetto troviamo brani interamente in dialetto napoletano. Cosa pensi che abbia musicalmente in più il vostro slang, visto anche che la vostra musica nonostante tutto viene ascoltata in tutta Italia? E in prospettiva futura c’è qualche possibilità di sentirti cantare anche in italiano non dialettale?
Con il napoletano puoi spaziare quanto vuoi… Puoi tagliare le parole, mutare le vocali e puoi divertirti come vuoi e il senso rimane sempre quello. Con l’italiano ho cercato di lavorarci di meno perché c’è sempre quella cosa un po’ più dritta… Ho voluto continuare a lavorare con il napoletano, anche perché ho capito che non era ancora il momento di iniziare a farlo in italiano. Dall’album con nome “Skugnizzo”, in cui viene messa in risalto la napoletanità antica poi sarebbe stato un po’ “paradossale” farlo in italiano. L’ho voluto fare anche per agevolare l’ascolto ai ragazzi di Napoli e cercare di entrargli più dentro a livello di racconto. Spero comunque che in futuro ci sarà qualcosa in italiano. Ho già scritto diverse cose, ma devo ancora attualizzare il tutto.
Nel disco rivendichi anche il tuo essere real a differenza a detta tua di altri tuoi colleghi. Te sei cresciuto in un quartiere di Napoli abbastanza difficile come Secondigliano. A tal proposito quanto senti di poter essere anche fonte di ispirazione per i ragazzi della tua zona, che magari vogliono emergere attraverso il rap e costruirsi un futuro attraverso la musica?
Io dico sempre che abbiamo una responsabilità noi artisti. Dobbiamo parlare di cose vere e non fomentare la testa ai ragazzi, facendogli capire che oltre le loro trasparenze, i loro limiti ed ostacoli ci possano essere nuovi orizzonti positivi e migliori. Nel nostro quartiere soprattutto sappiamo che siamo una guida e per questo sono a conoscenza del valore che porto musicalmente.
Ci vuoi svelare invece qualche aneddoto sulla creazione della copertina? Ti sei ispirato a qualche immaginario cinematografico?
Ci siamo ispirati all’antica vita napoletana. Il classico pescatore che andava a raccogliere i frutti di mare per poi andarli a tagliare, il bambino che già a 12-13 anni lavorava… Abbiamo fatto tutto un insieme di cultura napoletana antica anni 60-70, l’abbiamo messa insieme ed è uscito questo che io chiamo un quadro.
Ultimamente soprattutto con il grande exploit di Geolier al Festival di Sanremo il rap napoletano è arrivato anche al grande pubblico. Cosa ne pensi del percorso fatto dal tuo collega? E a te piacerebbe un giorno partecipare ad una manifestazione del genere?
Emanuele ha fatto un bel progresso! Siamo molto felici noi della squadra dei ragazzi di giù, perché è riuscito a sdoganare un po’ il napoletano. In futuro sì ho ambizioni di poter partecipare a progetti del genere, ma ci sto pensando più per il futuro. Per adesso mi sto concentrando di più sulle uscite musicali.
Hai in programma un tour o comunque ti piacerebbe portare questo tuo progetto anche in live?
Si stiamo lavorando ad un tour. Il 21 e il 22 abbiamo i nuovi instore, mentre per il tour ci stiamo lavorando per il 2025 e spero di farlo il più presto possibile.
Ti ringraziamo per la disponibilità e ti invitiamo a chiudere salutando chi più ritieni opportuno.
10) Grazie mille a te! Volevo salutare più che altro tutti i fans, invitarli ad ascoltare il disco e li aspetto per gli instore e il tour.
Intervista a cura di Giovanni Paciotta!