Bene, Mastermaind! Domanda classica di riscaldamento: hai un nome d’arte molto particolare, da cosa è nato? C’è una storia dietro?
-Tutto risale nei lontani anni 90.. in origine il mio nome era “Acetone” , mi piaceva soprattutto per il lettering, dato che allora mi cimentavo anche nel writing. Più avanti, con il mio primo gruppo che si chiamava “Prestige”, abbiamo pensato che il nome Acetone non matchasse bene col nome del gruppo.. Dato che ero un po’ la mente del progetto e mi occupavo io delle produzioni, delle registrazioni, dei contatti (ecc ecc..) il mio socio di allora Mager mi disse:”perché non ti chiami Mind?” Il nome mi piaceva, il problema è che esisteva già un writer che si taggava mind, e allora potevano succedere veramente delle cose spiacevoli a proporsi con lo stesso nome di un altro.. così decisi di chiamarmi Mastermaind, di aggiungere questa maledetta A Per differenziarmi interiormente. Il problema è che ancora molti scrivono male il mio nome.
Nella tua carriera artistica hai lavorato e stai tutt’ora lavorando con molti nomi illustri di svariate scene musicali italiane; semmai avessi la possibilità di collaborare con un artista estero a tua scelta, con chi collaboreresti?
Sicuramente JUSTIN TIMBERLAKE.. sono un suo fan accanito da quando è uscito col suo primo disco da solista.
Per un cantautore o un rapper, le parole e la voce (la maggior parte delle volte, non sempre ovviamente) mostrano l’umore o lo stato d’animo della persona dietro al nome d’arte. Si può dire che sia lo stesso per un producer con gli strumenti musicali? E tu personalmente trai ispirazione per suonare e/o produrre maggiormente dal tuo stato d’animo o concorrono altri fattori?
Diciamo che quando lavoro su brani di altri artisti, cerco di lasciare da parte il mio stato d’animo e di calarmi in quello del pezzo. Quando produco invece senza linea precisa, sicuramente il mio umore incide, e noi produttori abbiamo la possibilità di giocare con armonie, melodie, ritmo, scelta degli strumenti.. ma non è una cosa a cui penso quando produco,mi viene ormai naturale fare alcune scelte.
Tutti gli artisti affermati sono dovuto passare attraverso periodi di gavetta, per passare da artisti emergenti a emersi. Quale è stato il momento o la situazione in cui hai realizzato di non essere più un emergente, ma di essere effettivamente un artista affermato e stimato?
Questa domanda è particolare: non credo di essermi mai sentito affermato, ma ho sempre raccolto molta stima soprattutto dai miei colleghi e dagli artisti con i quali ho lavorato. Forse oggi che il mondo è cambiato drasticamente dall’inizio, sento di dover in qualche modo rimettermi in gioco e continuare così la mia gavetta che spero non finisca mai, anche se mai come adesso ho sentito di aver seminato bene e di star raccogliendo sempre più consensi.
Riguardo all’ambito emergenti: Semmai se ne presentasse l’occasione, collaboreresti mai con qualche artista emergente? C’è qualche ragazzo che ritieni degno di nota e di cui consiglieresti l’ascolto ai nostri lettori?
In realtà continuo a lavorare con artisti giovani ed emergenti, non ho mai smesso. Sicuramente una ragazza che spacca molto e Claudym, con lei ho già prodotto brano che si intitola “One” e stiamo lavorando a roba nuova!
Abbiamo visto che da poco hai creato una playlist su spotify in cui sono raccolti svariati lavori e collaborazioni in cui hai messo le mani in questi anni di attività, e dentro si possono trovare alcune colonne portanti del rap italiano. Traendo le somme, ti senti soddisfatto di questi anni di lavori musicali? Potendo tornare indietro rifaresti tutto allo stesso modo o cambieresti qualcosa?
Come ti dicevo sono molto felice del mio operato, ho avuto l’esigenza di fare questa raccolta più per me che per gli altri. Tornando indietro, credo che cambierei il modo in cui non ho mai dimostrato quello che facevo.. probabilmente non ero consapevole che mi mancasse un po’ di esperienza dal punto di vista automanageriale. Ho sempre pensato che il mio lavoro parlasse per me, e forse per un periodo è stato anche così. Sono sicuramente stato poco lungimirante e oggi, che il mondo dei social ha cambiato tutte le regole, bisogna armarsi di coltello tra i denti e con molta convinzione portare la propria arte ad essere scoperta.
Dai tuoi profili social si nota che hai sempre un sacco di “carne sotto i denti”, tra live e collaborazioni. Parlaci dei tuoi lavori recentemente usciti (ad esempio quello con Rise) e dei live in cui suonerai o per cui stai lavorando nel breve futuro.
Sì devo dire che la mia vita è bella incasinata.. Nelle mie giornate mi destreggio tra le mie attività di Producer, musicista, speaker, insegnante, sounddesigner.. questo mi permette di lavorare un po’ a 360 nel mondo del suono, anche se in periodi come questi rischio l’esaurimento nervoso. Cose più fresche e golose che ho in ballo ora, sono sicuramente l’uscita del progetto che ho curato a quattro mani con rise, i live di apertura a jax con grido e danti al fabrique e dei lavori di musica e sonorizzazione per Ferragamo ed MTV.. ma se comincio pensarci non finisco più quindi meglio fermarmi qua..
Da piccoli ognuno di noi sogna di fare qualcosa di speciale da grande, chi l’astronauta, chi il cantante, chi il calciatore. Da piccolo sognavi già di fare il musicista o avevi altri obbiettivi? Più o meno a che età hai capito che volevi fare musica per vivere?
Quando smisi di pensare di voler essere un ghost buster o una tartaruga ninja, credo che di aver cominciato a pensare di voler fare musica.. l’idea di farlo diventare un lavoro però non l’ho mai avuta. Diciamo che è successo piano piano senza che neanche me ne rendessi conto. Però più o meno intorno ai vent’anni ho deciso di diventare un fonico, così da poter svolgere comunque un mestiere, anche se pur tecnico, che mi permettesse di lavorare nell’ambito musicale.
Cosa pensi della scena italiana rap/trap attuale? C’è qualcuno in particolare con cui ti piacerebbe collaborare?
Penso che il livello medio si sia alzato molto e che la scena trap italiana sia competitiva con quella mondiale. Detto questo, sebbene la Trap mi piaccia, non è un genere in cui io mi ci ritrovo molto.. purtroppo credo che sia un genere in cui la tua personalità non possa essere espressa pienamente, ci sono degli standard ai quali ti devi attenere se vuoi fare questo genere. Questo purtroppo preclude il fatto di essere più personali e originali, dico sia da Producer sia per quanto riguarda i cantanti. Se vuoi fare questo genere devi avere quei suoni, quelle
Metriche, quegli effetti, se no non è Trap. Io amo molto mescolare, e la Trap proprio come dice nome per me sarebbe un po’ una trappola.. Per quanto riguarda il rap la questione del livello è uguale, è altissimo. Credo che in questo momento l’artista che stimo di più, sia Salmo.
In conclusione di quest’intervista, ti invitiamo a salutare e ringraziare chiunque tu voglia, inoltre ti ringraziamo per il tempo che ci hai dedicato nel rispondere alle nostre domande!
Che dire: ringrazio J-Ax, Tormento, Fish, Bassi Maestro, Esa e tutta la vecchia scuola che mi ha fatto innamorare e sognare di diventare un musicista, ringrazio la mia donna Sewit, grandissima artista e cantante, e tutti i ragazzi che frequentano il Loft107 , lo studio che gestiamo io e Sewit, e ringrazio te per questa bella chiacchierata!