É come al fantacalcio: fortuna o bravura?
Spesso chi fa musica, ci pensa. Spesso chi fa rap, ci convive o deve imparare a farlo. Già, perché la differenza è tanto sottile quanto
fatale, tanto allettante quanto terrificante. Un pensiero in cui spesso finiscono intrappolate anche le migliaia di persone che ogni anno
giocano a quel gioco dove il dualismo fortuna-merito esiste dai tempi in cui i Two Fingerz avrebbero meritato di più, ma forse, più
semplicemente, non hanno avuto fortuna. Stiamo parlando del fantacalcio, stiamo parlando della via di Carlito o almeno così avrebbe
detto Marracash: stiamo parlando di speranza e sconforto allo stesso tempo. È stato fortunato chi ha deciso di puntare su Higuain
nell’anno storico del record o è stato bravo Young Signorino a catturare l’attenzione di milioni di persone? È stato fortunato Ghali a trovare il successo dopo il baratro o è stato bravo chi quest’anno ha deciso di puntare sul classe ’96 dell’Atalanta, Gianluca
Mancini, già a quota 5 reti in campionato? Forse la fortuna sta nell’essere bravi. Forse vince chi non si arrende, chi, nonostante quel
pallone non entri, continua ad inseguire il suo sogno, facendo musica, in attesa di tempi migliori (vedasi Nayt). O forse, più
semplicemente, essere bravi è facile quando in crew ci si ritrova Tiche, la dea della fortuna nella mitologia greca. Dipende dai punti
di vista, forse dipende se sei un sostenitore accanito dell’Old School dei primi volumi di QVC o uno di quei fortunati a cui è
riuscita a piacere la versione Trap degli ultimi anni. Diciamocelo: forse una verità certa non esiste. Forse, il vostro amico che ogni
anno vince, continuerà a farlo nonostante i vostri sforzi vani, così come continuerà a fare più «Tran Tran» l’ennesima canzone di
Sfera Ebbasta piuttosto che la denuncia sociale del vostro rapper troppo underground. Una cosa però è certa: chi gioca al
fantacalcio pensa di essere anche fortunato, chi gioca al gioco del rap pensa di essere solo bravo. Per fortuna, per ora.